Prove di smart working nella sanità pubblica a Padova

Entro fine anno amministrativi e tecnici dell’Ulss 6 Euganea potranno lavorare anche fuori dall’ufficio

Il settore sanitario pubblico a Padova apre a una nuova filosofia manageriale che investe nel rapporto fiduciario con i dipendenti, con l’obiettivo di dare loro flessibilità, autonomia e maggiore responsabilizzazione; anche in visione di un incremento della produttività, che si tradurrebbe nell’offerta di un servizio migliore all’utente finale.

IL TEST DI LAVORO ‘AGILE’

Entro la fine del 2019 all’Ulss 6 Euganea partirà la prima sperimentazione di smart working nella sanità pubblica, che coinvolgerà 5 impiegati amministrativi e tecnici, i quali potranno svolgere le loro mansioni in parte nei locali aziendali e in parte all’esterno, per un periodo di 6 mesi (prorogabile), coniugando al meglio i propri tempi di vita e lavoro.
Il servizio verrà considerato alla pari di quello svolto in ufficio e lo stipendio non subirà tagli.
«È prevista un’alternanza tra lavoro a distanza e lavoro in ufficio – si legge in un comunicato dell’Ulss – per le verifiche e i contatti necessari al corretto svolgimento delle mansioni, in modo variabile a seconda del tipo di attività e per non perdere i rapporti sociali».

Il progetto è frutto di un regolamento sottoscritto tra la Direzione dell’Ulss 6 Euganea e le sigle sindacali Cgil Fp, Cisl Fps, Uil Fpl, Nursing Up, Nursing e Rsu e prevede che siano forniti ai lavoratori “smart” tutti gli strumenti necessari allo svolgimento delle mansioni quotidiane, ovvero PC portatile con gli applicativi e connessione alla rete.

UN NUOVO MODELLO CULTURALE

I vertici dell’azienda parlano di «rivoluzione culturale», che approccerà la pianificazione del lavoro in modo contemporaneo, andando incontro ai dipendenti e alla loro necessità di conciliare occupazione e famiglia, incrementando il benessere e migliorando il clima aziendale.

«Lo smart working è un’evoluzione dei tradizionali modelli organizzativi aziendali – spiega il direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta – e prevede un cambio del modello culturale: così facendo ottimizziamo le risorse, ovvero quelle mansioni che non richiedono una presenza fisica in ufficio e possono essere svolte da remoto, a distanza».

Secondo Paola Bardasi, direttore amministrativo di Ulss 6 Euganea, «in un’ottica di modernizzazione del sistema amministrativo, anche con riferimento agli aspetti gestionali ed organizzativi, le pubbliche amministrazioni sono chiamate all’introduzione di nuove modalità di organizzazione del lavoro basate sull’utilizzo della flessibilità lavorativa, sulla valutazione per obiettivi e la rivalutazione dei bisogni dei dipendenti. Recenti indagini, effettuate nel privato dove il lavoro flessibile è molto diffuso, hanno dimostrato che lo smart working aumenta la produttività».

COME FUNZIONA

I direttori o responsabili di struttura, dopo aver verificato la compatibilità dell’attività proposta con lo smart working, potranno proporre un progetto indicando finalità, tempi e modalità. Il direttore di area competente, in accordo con le HR, procederà all’assegnazione dei posti di lavoro agile.
In caso di esubero di domande
rispetto ai posti disponibili, verrà data la priorità alle lavoratrici madri nei tre anni successivi alla conclusione del periodo del congedo di maternità, ai lavoratori con disabilità psico-fisiche che rendono disagevole il raggiungimento del posto di lavoro e ai dipendenti con figli bisognosi di cura o assistenza.
Oltre a questo, verranno considerate singole competenze, affidabilità e capacità organizzative e decisionali.

Dal programma sono escluse le attività socio-assistenziali e di cura che richiedono un rapporto diretto con i pazienti, quelle da prestare su turni o per le quali è necessario l’utilizzo costante di strumentazioni non fruibili da remoto.

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