Arriva un anello che aiuta i piloti di Formula 1 a dormire meglio. L’importanza della qualità del sonno nelle performance
La qualità del sonno influenza le performance nel lavoro e nello sport. Gli studi condotti da scienziati affermano che ciascuno di noi ha un cronotipo ben definito, e se questo non viene rispettato, si hanno conseguenze nella resa quotidiana delle nostre attività. Se dormire bene fa la differenza per un manager che gestisce un ambito aziendale, pensate quanto possa contare un sonno di qualità per un pilota di Formula 1.
Realizzato in titanio, pesa 5 grammi, ha sensori a infrarossi che registrano battito cardiaco, frequenza respiratoria, attività, calorie bruciate, saturazione di ossigeno nel sangue, temperatura giorno e notte: è l’anello che aiuta le persone a dormire bene, ora utilizzato da star del mondo del cinema e dello sport, in particolare dai piloti di Formula 1.
Se dormire bene fa la differenza per un manager che gestisce un ambito aziendale, si pensi quanto possa contare un sonno di qualità per un pilota di Formula 1.
Un esempio di innovazione tecnologica a servizio della salute: riesce persino a prevedere il ciclo mestruale con 30 giorni di anticipo. Soprattutto, misura il tempo trascorso a letto, le diverse fasi del sonno, da quello leggero a quello REM, indicando anche le conseguenze che ha la qualità della notte nella giornata successiva.
L’anello ha un’autonomia che va dalle 4 ore a una settimana, si ricarica in 20-80 minuti, può essere immerso sott’acqua fino a 100 metri. Costa da 314 a 419 euro a seconda delle colorazioni. I dati raccolti sono consultabili su una app che dà anche suggerimenti su come comportarsi per migliorare i parametri. Tra gli altri, lo indossano Leclerc della Ferrari, Lando Norris della McLaren e il suo boss, Zak Brown, Sebastian Vettel dell’Aston Martin e Pierre Gasly dell’Alpha Tauri.
Non conta solo la quantità, ma anche la qualità del riposo notturno, ovvero quanto il sonno è stato efficace in relazione alle ore dormite: si stima che per un riposo ottimale, il rapporto tra le due variabili dovrebbe superare l’85%. È anche vero, però, che ognuno di noi ha un cronotipo specifico: c’è chi ha necessità di dormire più ore, chi svolge meglio le attività nella seconda parte della giornata e nelle ore serali e chi, al contrario, rende molto di più al mattino presto.
Il termine “cronotipo”, caratteristica degli esseri umani che indica se siano maggiormente attivi in un particolare periodo della giornata, tende appunto a dividere le persone a seconda del momento della giornata in cui sono più performanti nello svolgimento delle proprie attività (lavoro, sport, ecc.) e di quelli in cui traggono maggiori benefici dal riposo: c’è chi infatti è più energico al mattino presto, chi durante le ore notturne, spostando di conseguenza le ore destinate al sonno.
Rispettare il cronotipo equivale a migliorare la performance di ognuno. Più ore si lavora, meno si dorme, ma meno si dorme, peggiore è la performance lavorativa. Chi dorme poco, aumenta la possibilità di commettere errori nel proprio lavoro, e nello sport.
Tra il 70 e l’80% dei manager delle aziende occidentali dichiarano di dormire male e avere risvegli notturni, con un calo inevitabile della qualità del sonno. Hanno livelli di affaticamento mentale diurno dettati dalla restrizione di sonno: si osserva soprattutto nei senior manager e CEO, e meno nei junior e nelle figure non apicali.
In Giappone si è calcolato che scarsi livelli in termini di qualità e quantità del sonno hanno portato a un calo della produttività che costa al Paese 2.000 dollari l’anno per ogni dipendente.
Sempre nell’ambito delle ricerche svolte su sonno e performance, uno studio ha preso in esame i giocatori di basket dell’NBA, li ha fatti dormire meno di 5 ore, per poi sottoporli all’allenamento il giorno dopo. Su un totale di 60 tiri liberi, in condizioni di restrizione di sonno, lo studio ha evidenziato un calo del 7% nella realizzazione del tiro libero. Dormire poco, anche solo per una notte, può voler dire sconfitta per l’intera squadra. Immaginiamoci le conseguenze per un pilota di Formula 1.
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