Lavorare volentieri, gestendo il tempo con libertà. Il benessere delle persone secondo Wear Me
Realizzarsi nel lavoro senza dover rinunciare alla propria vita privata, all’essere genitori, o a poter coltivare le proprie passioni: è possibile nei luoghi di lavoro in cui viene valorizzato il work life balance, attraverso un utilizzo intelligente dello smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More e dei tools che vengono messi a disposizione dalla tecnologia. L’idea alla base è che una persona che lavora con la libertà di gestire il proprio tempo, nella responsabilità e nell’autonomia, raggiunge risultati importanti e lavora con motivazione.
La storia di Virginia Scirè, Founder e Ceo di Wear Me, è un esempio perfetto di come l’intraprendenza e la voglia di fare possano trasformare una situazione complessa in un’opportunità di successo.
Laureata in Economia all’Università di Ferrara, Virginia Scirè inizia a lavorare a ritmi molto intensi per una società finanziaria. In seguito ad alcune complicazioni riscontrate nell’ambito della sua prima gravidanza, a distanza di alcuni mesi dalla nascita del figlio, decide di lasciare il suo lavoro. «Stando a casa, e pur desiderando di prendermi cura di mio figlio, sentivo una parte di me, forte, che voleva realizzarsi ed essere valorizzata attraverso il lavoro – racconta Virginia Scirè – . Il pensiero di trascorrere altri due anni a fare solo la mamma mi metteva in crisi. E così decisi di trovare un modo per poter lavorare da casa e seguire mio figlio».
Nel 2018, dopo la seconda gravidanza, e in seguito a un’attenta analisi di mercato, inizia l’avventura che ha portato Virginia Scirè a dar vita all’azienda Wear Me, startup innovativa che vende babywearing, dai marsupi ergonomici alle fasce porta bebè, a misura di mamma e di papà, ad abbigliamento e accessori per i nuovi nati e per i loro genitori.
Elevata qualità dei materiali utilizzati, originalità dei prodotti, e lo spirito di condivisione fanno di Wear Me una realtà conosciuta e amata: oggi la community su Facebook dedicata alle mamme, che fa capo a Wear Me, conta 7.500 iscritte, 34.000 followers su Instagram, e 12.000 iscritti alla newsletter dell’azienda.
«Desideravo fortemente creare una realtà aziendale che fosse sostenibile per me e per le altre persone –, prosegue Virginia Scirè – . Considerando che le prime persone che lavoravano con me erano mamme, e vivevano le mie stesse difficoltà, presi la prima decisione importante, ovvero quella di chiudere le attività alle 16.
Con questa scelta temevo di poter perdere parte del fatturato, ma decisi comunque di rischiare, sicura che le persone, una volta comprese le motivazioni di questa decisione, si sarebbero adeguate e non avremmo perso clienti. E così accadde».
La seconda scelta riguarda la flessibilità: «In Wear Me non si timbra il cartellino, le persone hanno un contratto che prevede delle ore, ma quelle ore non devono essere fatte necessariamente qui in ufficio. C’è la motivazione e il senso di responsabilità – conclude Virginia Scirè –.
Durante la pandemia non è stato facile, ci siamo date i turni, e spesso ci siamo trovate in ufficio con i bambini in Dad. Chiaramente, quelle ore trascorse in ufficio con i nostri figli sono meno efficaci lavorativamente, ma il desiderio di raggiungere i nostri obiettivi ha fatto sì che questo tempo venisse recuperato successivamente».
In Wear Me non è la quantità di ore che si trascorrono in ufficio a fare la differenza, ma la capacità di autonomia, il senso di responsabilità, la motivazione, la voglia di raggiungere i risultati che le persone si prefiggono.
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