L’azienda ha sede principale a Napoli, dove offre asilo aziendale, palestra, sarto e lavanderia in azienda. La nuova sfida? L’impatto sociale sul territorio
In Kineton, giovane azienda di ingegneria del software, non si timbra il cartellino e chi vuole può usufruire liberamente dello smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More. Ma più del lavoro a casa, suscita attenzione il lavoro in ufficio: la sede principale, a Napoli, ha un asilo aziendale, mentre nelle altre sedi i neogenitori ricevono un corredino di benvenuto, una dotazione di pannolini che copre i primi mesi di vita del bambino.
In pausa pranzo si può mangiare in azienda, dove non c’è una mensa ma una cucina, con uno chef che prepara pasti equilibrati, buoni e sani. E in più, sempre all’interno della sede napoletana, c’è il “bazar”: un luogo che raccoglie numerosi servizi, tra cui la lavanderia e la sartoria su misura a prezzi “calmierati”.
Il fondatore, Gian Piero Fiengo, è uno studioso rubato all’accademia: dopo la laurea cum laude in Ingegneria e un dottorato negli Stati Uniti, è entrato di ruolo a soli 29 anni all’Università del Sannio (Benevento). Ma i suoi progetti erano altri, così Fiengo abbandona rapidamente la carriera accademica per cimentarsi con l’impresa.
Nel 2007 lancia il primo esperimento – uno spin off universitario – a cui si susseguono altri progetti imprenditoriali, finché nel 2017 nasce Kineton, società di ingegneria del software che inizialmente lavora soprattutto con media e l’automotive, poi più recentemente si è aggiunto il settore aerospace.
Nel 2021 Kineton ha superato i 20 milioni di fatturato e i 400 dipendenti. “E nel 2022” racconta Fiengo “ci siamo trovati di fronte a un bivio: o continuiamo a crescere o cerchiamo partner più grandi e vendiamo. Abbiamo scelto di continuare a crescere, per costruire qualcosa di importante sul nostro territorio”.
Così nel 2022 l’azienda ha inserito diversi nuovi manager di lunga e comprovata esperienza, nell’ottica di compiere un salto di qualità.
Fiengo è padre di cinque figli e la conciliazione casa-lavoro è per lui pane quotidiano. “Per me il lavoro è lavoro e per avere successo bisogna spingere tanto, non ci sono alternative” chiarisce “ma si possono adottare una serie di iniziative che per ciò che riguarda tutto il resto semplificano la vita.
La nostra sede napoletana, che chiamiamo “La Piazza”, ha ad esempio l’asilo nido gratuito per tutti i figli dei dipendenti. Nelle altre sedi, che sono a Torino, Milano, Reggio Emilia e, dal 2022, anche in Inghilterra e in Albania, offriamo invece una fornitura di pannolini”.
E non è tutto. “In azienda” continua Fiengo “abbiamo anche l’area ricreativa, la palestra. E poi c’è il bazar: un’area che raccoglie numerosi servizi. Uno di questi è la lavanderia aziendale: portiamo soprattutto camicie e le riportano lavate e stirate. E poi c’è la sartoria, che permette di avere camicie su misura a prezzi molto contenuti, grazie al contributo del 20% sul prezzo finale da parte dell’azienda”.
“Per quanto riguarda la pausa pranzo” aggiunge Fiengo “non ho voluto appaltare il servizio ristorazione a una ditta esterna: abbiamo uno chef che viene in azienda e prepara piatti sani e bilanciati”.
Kineton ha sempre avuto a cuore l’impatto sociale sul territorio e da qualche anno ha deciso di sposare la causa con passione ed entusiasmo. “Nessuna delle nostre sedi è di proprietà” spiega il CEO “solo a Milano abbiamo acquistato l’edificio, ma lo abbiamo fatto con un crowdfunding aziendale: i dipendenti che lo desideravano hanno partecipato all’acquisto, diventando soci, e ora la sede è in affitto all’azienda.
A Napoli vorremmo fare la stessa cosa: abbiamo già puntato un edificio che si trova in un quartiere difficile, San Giovanni a Teduccio.
La scelta del quartiere non è casuale: “lì abbiamo un progetto bellissimo” racconta ancora il CEO di Kineton, “si chiama “Oltre la meta”.
Attraverso un’associazione andiamo a prendere a casa dei ragazzi che si trovano in situazioni di fragilità sociale e li portiamo a giocare a rugby, in modo che possano sfogare nello sport la loro rabbia, canalizzandola in modo positivo. Il coinvolgimento è grande e i risultati che stiamo avendo sono bellissimi”:
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