Le persone cercano il lavoro giusto, che rispetti i tempi di vita e dia soddisfazione. La retribuzione passa in secondo piano
Nel 2021 si sono dimessi un quarto dei lavoratori americani, un numero che non ha riscontri nella storia passata, e che la dice lunga su quanto il fenomeno stia acquisendo dimensioni significative.
Ma perché le persone si dimettono? La risposta è semplice: la pandemia ha letteralmente cambiato le priorità della popolazione mondiale, e molte persone stanno scegliendo di vivere in modo diverso. Come farlo, se non partendo dal lavoro, quell’attività che occupa la maggior parte delle ore delle nostre giornate, e che non sempre ci soddisfa come dovrebbe?
Così retribuzione e carriera perdono importanza, a fronte di benessere personale, felicità e anche rispetto ambientale. Si, perché oggi le persone guardano e osservano attentamente le aziende, dato che preferiscono impegnarsi per realtà imprenditoriali virtuose, in grado di generare valore non solo in termini di profitto, ma anche di sviluppo sociale ed economico del territorio in cui sono inserite.
Un numero record di persone ha lasciato il proprio lavoro, tutti i settori dell’economia faticano a riempire i posti vacanti e, per riportare le persone al lavoro, le organizzazioni stanno modificando politiche consolidate e stanno offrendo incentivi senza precedenti.
Ma questi tentativi ignorano il problema principale: il lavoro non ci corrisponde. Secondo l’ADP Research Institute, prima della pandemia solo il 18% degli intervistati era pienamente coinvolto nel proprio lavoro; il 17% si sentiva altamente resiliente e il 14% si fidava dei senior leader e del proprio capo diretto.
Nel 2018, il Center for Desease Control riferiva che il 71% degli adulti presentava almeno un sintomo di stress lavorativo, come mal di testa, ansia o senso di oppressione.
I risultati della ricerca evidenziano chiaramente che l’azienda otterrà una performance più elevata, più coinvolgimento, più resilienza e un turnover più basso solo quando sarà capace di legare in modo intelligente ciò che appassiona le persone alle loro attività effettive.
Per arrestare la marea montante di dimissioni, e attrarre i collaboratori più validi, è necessario riprogettare le mansioni considerando l’amore per il contenuto del lavoro.
Ogni dipendente è una persona a sé, con le sue passioni, i suoi interessi e le sue competenze. Per fare in modo che i dipendenti scoprano e mettano a frutto le loro passioni sul lavoro, i leader devono mettere esplicitamente la fiducia al centro di tutte le politiche e di tutte le pratiche.
Quando si ama qualcuno la chimica del cervello si modifica. Non si conoscono ancora le vere cause biochimiche dell’amore, che sembrano essere una combinazione di ossitocina, dopamina, norepinefrina e vasopressina. Ma le ricerche dimostrano che quando siamo impegnati in un’attività che ci appassiona, lo stesso cocktail chimico è presente nel nostro cervello, rendendoci felici e gioiosi.
Le ricerche dei neurobiologi indicano che questi ingredienti chimici riducono la funzione regolatoria della neocorteccia, allargando la prospettiva che abbiamo su noi stessi, e lasciando la mente libera di accettare nuovi pensieri e nuovi sentimenti.
Perciò, se facciamo ciò che amiamo fare, il lavoro non è più un fattore di stress ma può diventare una fonte di energia e di resilienza. Trovare amore nel lavoro non è una forma di auto indulgenza o di narcisismo, ma una condizione che favorisce e amplifica la performance.
E non si tratta di farsi piacere tutto ciò che si svolge nell’ambito lavorativo, ma di portare a termine il maggior numero di attività, appunto, con amore e passione: esistono ricerche pluridecennali su tutti i tipi di lavoro, che dimostrano come le persone possano appassionarsi a cose sorprendenti.
La differenza tra far bene o male qualcosa, portare avanti un’attività con impegno piuttosto che con noia, è che a fine giornata si è più soddisfatti del lavoro svolto, e meno stressati.
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