Contratto di espansione: tutto quello che c’è da sapere

Contratto di espansione 2023
(foto Shutterstock)

Il contratto di espansione era una modalità contrattuale che aveva l’obiettivo di favorire il ricambio generazionale nelle aziende

Cos’è il contratto di espansione 

Il cosiddetto “contratto di espansione” era uno strumento pensato per favorire il ricambio generazionale e la formazione professionale all’interno delle aziende di medie e grandi dimensioni. Tra le misure previste, c’era anche la possibilità di accedere a uno “scivolo” pensionistico fino a 5 anni prima rispetto ai requisiti ordinari.

Questo tipo di contratto era stato introdotto con il decreto legislativo 148 del 2015, cioè la legge che regola gli ammortizzatori sociali. Il motivo per cui era stato inserito in questa normativa è semplice: il contratto di espansione prevedeva l’uscita anticipata dal lavoro per alcune categorie di dipendenti, offrendo condizioni agevolate e incentivi economici.

Come funziona il contratto di espansione?

Il contratto di espansione era pensato per le aziende che decidevano di intraprendere un processo di riorganizzazione o reindustrializzazione, con modifiche strutturali ai processi interni. Questo tipo di trasformazione richiedeva anche un aggiornamento delle competenze del personale e la previsione di nuove assunzioni, così da garantire un efficace ricambio generazionale.

In questo modo si può agevolare l’uscita anticipata verso la pensione per i lavoratori vicini ai requisiti previdenziali, grazie anche a un sostegno economico parziale da parte dello Stato. Allo stesso tempo, il contratto prevedeva un piano di formazione e riqualificazione per i dipendenti in forza, così da affrontare al meglio i cambiamenti organizzativi o tecnologici.

Contratto di espansione: a chi conviene? 

In generale, questo tipo di contratto rappresentava una scelta vantaggiosa per entrambe le parti.

Se eri un lavoratore coinvolto, avevi la possibilità di andare in pensione con un anticipo fino a 5 anni. Durante questo periodo potevi percepire la NASpI e, grazie al contratto di espansione, ricevere anche un’indennità mensile a carico dell’azienda che copriva la differenza tra l’importo della NASpI e quello dell’assegno pensionistico.

Per l’azienda, si trattava invece di un’occasione per avviare un processo di ammodernamento interno, assumere nuove risorse e attivare percorsi formativi per il personale, garantendo al contempo una transizione graduale e indolore verso la pensione per i lavoratori in uscita, senza comprometterne la situazione economica.

Contratto di espansione requisiti 

Nel testo di legge originario, il contratto di espansione era riservato solo alle aziende con più di 1.000 dipendenti. Con gli ultimi interventi normativi, però, questa soglia è stata abbassata: oggi puoi attivarlo anche se la tua azienda ha più di 50 lavoratori.

I requisiti per accedere al contratto di espansione sono chiari e specifici. In particolare, l’azienda deve:

  • avere un organico superiore a 50 dipendenti;
  • aver avviato processi di reindustrializzazione o riorganizzazione;
  • prevedere una modifica strutturale dei processi aziendali, finalizzata allo sviluppo tecnologico e all’innovazione;
  • avere l’esigenza di aggiornare o riorganizzare le competenze professionali già presenti;
  • includere nel piano anche nuove assunzioni.

Contratto di espansione 2025: cosa cambia 

Dal 2025 il contratto di espansione non è più disponibile per le imprese, poiché non è stato prorogato dalla Legge di Bilancio. Introdotto inizialmente come misura sperimentale per il biennio 2019-2020, il contratto è stato successivamente prorogato fino al 2024. 

Tuttavia, nessuna estensione è stata prevista per il 2025, rendendo la misura non più attivabile a partire da quest’anno.

La procedura da seguire

Prima di poter attivare un contratto di espansione, l’azienda avrebbe dovuto avviare una consultazione formale presso il Ministero del Lavoro, coinvolgendo obbligatoriamente le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale oppure, se presenti, le RSA o RSU.

Questa fase di confronto serviva a garantire che il progetto sia fondato su basi solide e condivise, e che le scelte aziendali avessero rispettato i diritti dei lavoratori e le finalità del contratto stesso.

Cosa indicare in un contratto di espansione

Secondo quanto previsto dalla legge, il contratto di espansione doveva indicare con precisione:

  • il numero dei lavoratori da assumere e i relativi profili professionali, in linea con gli obiettivi di reindustrializzazione o riorganizzazione aziendale;
  • l’arco temporale previsto per le nuove assunzioni;
  • la riduzione complessiva dell’orario di lavoro riferita al personale già assunto, specificando il numero dei lavoratori coinvolti;

  • il numero di dipendenti che avrebbero potuto beneficiare dello scivolo pensionistico;
  • per i lavoratori esclusi dallo scivolo, doveva essere previsto un piano formativo personalizzato, volto a favorirne la riqualificazione professionale.

Scivolo pensionistico: di cosa si tratta?

Lo scivolo pensionistico, probabilmente uno degli aspetti più vantaggiosi del contratto di espansione, era una procedura che consentiva ai lavoratori di accedere alla pensione fino a cinque anni prima rispetto alla scadenza ordinaria prevista per legge.

Potevano beneficiarne i lavoratori che si trovavano a non più di 60 mesi dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia, a condizione che avessero maturato il requisito minimo contributivo.

L’attivazione dello scivolo richiedeva il consenso del lavoratore (o almeno la sua mancata opposizione) e l’accordo con il datore di lavoro.

Infine, la mancata proroga del contratto di espansione nel 2025 non ha effetti sui prepensionamenti già concordati entro il 2024.

 

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