Come cambiano le soft skills ai tempi dello smart working

img 1: “Video conference call”
(foto Shutterstock)

Il valore delle soft skills in un mondo del lavoro dove è sempre più diffuso l'uso di strumenti tecnologici: gestire la leadership e favorire l’engagement

Per il mondo delle aziende, le soft skills sono ormai ampiamente riconosciute come il valore aggiunto che fa la differenza nella qualità delle performance: a parità di competenze tecniche (c.d. “hard skills”), sono le competenze relazionali e attitudinali che contribuiscono a migliorare ulteriormente il risultato di un progetto.

Ma che impatto sta avendo lo smart working sulle performance, e che valore ha la soft skill nel mondo del lavoro post-pandemia? A spiegarlo è Paolo Gubitta, docente in Business Organization, Entrepreneurship and Family Business all’Università di Padova.

img 2: “Paolo Gubitta, Docente Business Organization, Entrepreneurship and Family Business UNIPD”
(In foto Paolo Gubitta, Docente Business Organization, Entrepreneurship and Family Business Università di Padova)

Soft skills e smart working

Con l’emergenza sanitaria lo smart working ha subito un’accelerazione notevole, e anche le aziende meno strutturate hanno fatto ricorso al lavoro da remoto per far fronte alle nuove necessità organizzative. Un cambiamento radicale per la vita delle persone e per le aziende, che si stanno misurando con una gestione del lavoro completamente diversa dal modello tradizionale precedente. 

“Lo smart working consente alle persone di avere maggior tempo a disposizione, e di organizzarlo come è loro più comodo ma, al tempo stesso, le mette nelle condizioni di dover trovare le loro competenze  – spiega Paolo Gubitta  –. Questa situazione lavorativa nuova può essere uno stimolo per sviluppare le soft skills che non si hanno o che si possiedono parzialmente. E questo sia per ciò che riguarda le figure apicali, che devono rivedere la gestione della leadership, sia per dipendenti e collaboratori, chiamati necessariamente a scoprire un’autonomia che, forse, prima del Covid-19 non avevano”. 

Soft skills e leadership nello smart working

Esercitare la propria leadership nell’epoca dello smart working è ben diverso rispetto a farlo lavorando in presenza: “Dover coordinare le persone ed essere leader a distanza è più difficile – prosegue Paolo Gubitta –. Servono maggiore assertività, e una capacità comunicativa ancor più spiccata, che deve necessariamente fare i conti con un mezzo decisamente diverso: riuscire a comunicare attraverso una schermata video è tutt’altra cosa rispetto a farlo in una situazione di contatto vero e ravvicinato. Quindi, anche i leader devono individuare strade alternative per poter essere comunque efficaci con i propri collaboratori”. 

La capacità di trovare nuovi modi per esprimere la leadership è strettamente legata all’engagement delle persone: “Quanto più il leader riesce ad essere coinvolgente nel corso di un meeting on line, ad esempio, tanto più i suoi collaboratori si sentiranno comunque parte di un progetto comune, e potranno appassionarsi al loro lavoro”.

Soft skills, autonomia e capacità organizzativa

Lo smart working rappresenta un grande vantaggio per la qualità della vita delle persone e, applicando alcune soft skills ben precise, può consentire anche un miglioramento delle performance. Ma, in alcuni casi, può comportare uno stravolgimento delle proprie abitudini, anche a seconda delle competenze trasversali che si possiedono.

Una persona con una buona attitudine alla socialità, può subire negativamente l’aspetto del lavoro in modalità agile che lo costringe a lavorare lontana dai propri colleghi e, dunque, dovrà trovare un modo alternativo per trarre il maggior vantaggio possibile dalle relazioni on line. Al tempo stesso, una persona con una ridotta capacità organizzativa, abituata a lavorare con orari ben precisi e definiti, può trovarsi in difficoltà nell’organizzazione autonoma dei tempi di lavoro.

“Ecco perché lo smart working rappresenta una buona occasione per scoprire nuovi talenti, o per compiere un passo in avanti verso la propria evoluzione professionale, costruendo delle nuove soft skills  – conclude Paolo Gubitta  –. Ad esempio, le persone devono sviluppare un buon autocontrollo, per evitare di lavorare più del dovuto. Serve piena consapevolezza del lavoro che si deve svolgere e di come gestire il tempo. Una grande sfida su tutti i fronti”. 

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