Rapporto ActionAid e Cgil: oltre 3 milioni di giovani, in Italia, non lavorano né studiano. La percentuale, al sud, è oltre il doppio della media europea
Il 2022 è l’anno europeo dei giovani e Randstad, azienda olandese leader nella selezione e formazione di risorse umane, ha scelto di celebrarlo con il “Manifesto per l’Inclusione giovanile”, una guida in dieci punti per promuovere il successo scolastico, sostenere la transizione scuola-lavoro e sollecitare l’inclusione nel mondo del lavoro.
Il Manifesto è stato realizzato da Randstad Education in collaborazione con Ashoka Italia, grazie ai contributi di numerosi partner e con il patrocinio dell’Agenzia Nazionale Giovani.
Ecco i 10 stimoli proposti da Randstad.
L’obiettivo è quello di costruire dei percorsi formativi mettendo al centro i ragazzi, i loro bisogni e i loro desideri, ascoltando i loro dubbi e prendendo in seria considerazione le loro opinioni. L’atteggiamento deve essere positivo, cercando di vedere sempre il “bicchiere mezzo pieno”.
Soft skills, competenze tecniche, attitudini, valori e caratteristiche personali costituiscono il valore aggiunto della persona che fa la differenza nella società e nel mondo del lavoro. È necessario riconoscere, valorizzare e allenare tutti questi aspetti come strumenti fondamentali per la vita.
È importante, ad esempio, non giudicare uno studente solo sulla base del voto in pagella o dell’acquisizione di conoscenze teoriche, ma tenendo conto dell’individuo nella sua complessità, anche accogliendo e valorizzando le sue passioni e le sue esperienze personali.
Le nuove generazioni sono native digitali, i giovani sono abituati alla tecnologia fin dalla nascita. Queste abilità vanno valorizzate, sviluppando al contempo maggiore consapevolezza riguardo a questi mezzi.
A scuola, ad esempio, è importante integrare gli insegnamenti con i principi della cittadinanza digitale. Anche a casa, spesso si tende a stigmatizzare la tecnologia, quando l’atteggiamento più corretto è invece di apertura e comprensione.
La formazione ha un’importanza fondamentale: non solo quella in aula, ma anche quella che si apprende con l’esperienza e la condivisione. I ragazzi hanno bisogno di sperimentare concretamente per capire quali siano le proprie attitudini, capacità e competenze, di identificare i propri obiettivi e il percorso per raggiungerli.
In classe è importante creare occasioni di didattica collaborativa e laboratoriale (project work, flipped classroom), a casa stimolare e promuovere la crescita e l’autonomia dei giovani, anche, incentivandone la partecipazione a gruppi diversi tra loro (sport, musica, scout).
In un mondo sempre più digitale e multiculturale occorre imparare ad approcciarsi alle diversità attraverso la conoscenza di registri, di linguaggi e di culture differenti.
Una conquista a cui si arriva da diverse strade. L’esperienza scolastica può arricchirsi con la peer education, scambi e gemellaggi, quella lavorativa con la job rotation dei giovani in azienda, sia a livello nazionale che internazionale.
La collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nell’ecosistema famiglia-scuola-lavoro garantisce l’efficacia delle attività volte a sostenere l’inclusione giovanile e genera un circuito positivo di reciproca contaminazione.
Fondamentali sono l’ascolto e la partecipazione. A scuola, creando canali dove gli studenti possano esprimersi senza essere giudicati. A casa, dando spazio e ascolto alla vita scolastica dei ragazzi, facendosi da parte al momento opportuno. Sul lavoro, creando opportunità di orientamento.
L’incertezza è una componente imprescindibile del cambiamento, e questo va accettato. Uscire dalla propria comfort zone è necessario per rispondere ad alcuni bisogni. I giovani possono provare a farlo bilanciando una concezione “YOLO – you only live once” ad aspetti pragmatici di realismo e sostenibilità
È fondamentale innovare i percorsi di apprendimento sia in contesti formali che informali, tenendo sempre a mente l’obiettivo ultimo della formazione. A scuola si possono costruire le lezioni assieme ai giovani, delegando loro parte del processo.
Sul lavoro si può trasformare l’opportunità dei colloqui e dei momenti di induction in occasione di apprendimento reciproco.
Nel valutare le persone, occorre andare oltre i titoli e i riconoscimenti, guardando anche il loro potenziale e ciò che hanno raggiunto anche in contesti diversi rispetto a quelli convenzionali. Per i giovani è importante allenare e capitalizzare le esperienze, anche quelle fallimentari, valorizzandole e trasferendole ad altri contesti.
È importante considerare l’impatto a vari livelli come requisito di tutte le azioni e usare la sua misurazione per verificarne l’efficacia e renderlo sistemico. Nell’ambito della formazione, alcune scelte meno convenzionali possono rivelarsi più utili alla generazione di impatto (es. il sistema ITS, come scelta post diploma).
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