Vaccino obbligatorio e rapporto di lavoro: la soluzione di Wi Legal

lavoratrice vaccinata
(foto Shutterstock)

Autocertificazione e assunzione di responsabilità: così Gianluca Spolverato, fondatore di Wi Legal e di laborability, propone di risolvere il nodo dell’obbligo vaccinale per i lavoratori

Le immagini dei lavoratori esclusi dalle mense, costretti talvolta a pranzare sul marciapiede, sono ripetutamente rimbalzate tra gli schermi televisivi e le prime pagine di molti quotidiani. Le battaglie dei no-vax contrari al Green Pass hanno tenuto banco per quasi tutta l’estate, accendendo l’attenzione su temi che vanno necessariamente chiariti: obbligo di vaccinazione, Green Pass e rapporti di lavoro. In attesa di un aggiornamento legislativo, Gianluca Spolverato, fondatore dello studio legale Wi Legal e di laborability, propone una soluzione che punta sulla responsabilità individuale e delle aziende. 

Una premessa: la privacy va garantita

Come avevamo già avuto modo di vedere, i dati sullo stato di salute dei dipendenti sono considerati “particolari” e come tali richiedono la massima attenzione. In particolare, il datore di lavoro non può entrare in possesso di alcun dato relativo allo stato di salute dei proprio collaboratori. Il Garante della Privacy conferma che il titolare del trattamento dei dati, nel rispetto delle reciproche sfere di competenza, non è il datore di lavoro, ma il medico competente. Questo, secondo il Garante, al fine di evitare «una circolazione illecita di informazioni, che potrebbe determinare effetti lesivi dei diritti e delle libertà degli interessati». 

Ci vorrebbe una legge, ma la legge non c’è

In altre parole il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o copia di documenti che comprovino l‘avvenuta vaccinazione anti Covid-19. Potrebbe farlo in presenza di una legge che lo preveda, ma questa legge, ad oggi, non c’è. E, in attesa di un provvedimento del Governo, c’è molta confusione. Da un lato, chi invoca come preminente il diritto alla salute, dall’altro, chi reclama la libertà di pensiero. In mezzo si è sentito dire di tutto, per chi è chiamato a prendere delle decisioni il disorientamento è, comprensibilmente, massimo

Il punto chiave: la responsabilità

In questo scenario Gianluca Spolverato, fondatore dello studio legale Wi Legal e di laborability, propone una soluzione che punta tutto sulla responsabilità. «Il punto chiave» spiega «è quello della responsabilità e delle responsabilità. Aziende e datori di lavoro hanno una responsabilità, quella di tutelare la salute delle persone che lavorano. I lavoratori hanno delle responsabilità, quelle di tutelare la propria salute e di non esporre i colleghi di lavoro a rischi per la loro salute. Poi ci sono i diritti, alla riservatezza, all’autodeterminazione, e la libertà di opinione». 

La soluzione: l’autocertificazione e l’assunzione di responsabilità

Come mettere insieme tutto? «Chiedendo ai lavoratori di assumersi la responsabilità delle proprie scelte» risponde Spolverato, «autocertificando di essere nelle condizioni di salute e di sicurezza per poter prestare il lavoro. Sembra una soluzione debole? Non lo è, nella misura in cui ciascuno di noi è chiamato a dichiarare che ha adottato tutte le precauzioni possibili per poter lavorare in sicurezza, e se ne assume la responsabilità, laddove da comportamenti imprudenti dovessero derivare danni e conseguenze negative per l’azienda e i colleghi di lavoro».

Scarica qui il modello di autocertificazione proposto da Wi Legal

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