Remote working: nell'ultimo anno cambia la tendenza e le startup vogliono fare ritorno in ufficio
Lo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More è diventato una consuetudine, e anche le normative in materia giuslavorista si stanno adeguando a questa trasformazione. Un cambiamento accelerato dalla pandemia, che oggi, in alcune realtà, sta invertendo direzione.
In particolare, sono le startup a voler tornare in ufficio, e abbandonare l’approccio dello smart working: secondo la piattaforma Flexa Careers, nell’ultimo anno si è verificato un calo del 35% nel numero di startup europee che pubblicizzano ruoli completamente remoti.
Tra la fine del 2021 e l’inizio dell’anno in corso il 31% delle startup pubblicizzava almeno un ruolo completamente remoto su Flexa Careers, sceso al 20% tra agosto e novembre.
Questa inversione di tendenza ha ragioni diverse, ma soprattutto ha fondamento nel cambiamento del modo di lavorare delle persone, e delle aziende. In apparenza, la presa di distanza dai ruoli completamente remoti può sembrare un’involuzione rispetto alla flessibilità e alla gestione mobile dei tempi vita-lavoro.
In realtà, il lavoro totalmente da remoto può essere sostituito dal lavoro ibrido che, in sostanza, dà maggiori possibilità di scelta alle persone, che possono lavorare in parte da remoto, in parte in ufficio, e in parte attraverso le piattaforme di condivisione virtuale che ci sono a disposizione.
Il ritorno all’ufficio, e la velocità con cui sta avvenendo questa inversione di tendenza, sono dovuti anche dal carovita, e dall’aumento di costi che investe la popolazione in modo trasversale.
Proprio per contenere le spese di casa, molte persone preferiscono andare in ufficio, dove trascorrono buona parte delle loro giornate, avendo così la possibilità di risparmiare sulle bollette di gas ed energia elettrica.
Le startup, dal canto loro, frenano sui contratti a tempo indeterminato, e preferiscono navigare a vista, assumendo persone a tempo determinato, per affrontare un contesto generale in continua fluttuazione.
Lo scenario politico ed economico è in costante mutazione, e le aziende giovani non si sentono di rischiare, facendosi carico di costi e spese che potrebbero rivelarsi azzardati da un giorno all’altro.
Sul tema del lavoro da remoto la platea si divide a metà: da una parte chi sente il bisogno di tornare in ufficio e a una modalità più tradizionale di lavorare, dall’altra chi, di fare un passo indietro, non ne vuole proprio sapere.
Tra le startup prese in esame da Flexa Careers, ce ne sono molte che hanno obbligato dipendenti e collaboratori a presentarsi in ufficio almeno due volte alla settimana, e il provvedimento non è stato preso affatto bene dalle persone.
Dopo la pandemia e l’emergenza sanitaria che ha travolto tutto il mondo, in Europa le aziende e le persone si stanno riadattando al cosiddetto new normal, cercando un equilibrio tra il prima e il dopo. In sostanza, l’inversione di tendenza in atto era abbastanza prevedibile, così come appare ovvio che le prime a fare un passo indietro siano le startup.
Le aziende giovani, in attesa di affermare il proprio business in un contesto imprenditoriale dinamico e sempre più competitivo, necessitano di maggior sicurezza nella gestione dell’organico, e di un controllo dei costi molto più accurato.
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