Le aziende aumentano gli investimenti in cybersecurity: l’Agenzia nazionale ricerca incubatori per nuove startup dedicate
Lo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More ha alzato l’asticella di attenzione alla cybersecurity da parte delle aziende. L’aumento degli attacchi informatici ha portato le imprese ad aumentare l’investimento nella sicurezza e, secondo i dati dell’ Osservatorio Cybersecurity e Data Protection del Politecnico di Milano, nel 2021 il mercato della cybersecurity ha raggiunto il valore di 1,55 miliardi di euro, segnando un +13% rispetto al 2020.
In questo contesto generale si inserisce la ricerca dell’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza di incubatori e acceleratori che sostengono startup innovative dedicate a questo ambito.
Per favorire l’incontro tra acceleratori, istituzioni e startup che si occupano di cybersecurity, l’Agenzia ha elaborato il Cyber Innovation Network, una rete di collaborazioni che avrà il compito di supportare startup ad alto contenuto tecnologico, impegnate in particolare in data science, robotica, blockchain, intelligenza artificiale, Internet of Things, computazione quantistica e crittografia.
L’obiettivo dell’Agenzia è favorire la collaborazione tra le diverse realtà che si interessano di cybersecurity, per creare nuovi programmi per startup, includendo anche supporti di tipo economico. La prima fase prevede la partecipazione di incubatori e acceleratori, che avranno tempo fino al 27 febbraio per candidarsi.
La prima area di progetto riguarda la costituzione di una rete di incubatori e acceleratori di startup, con il successivo lancio di iniziative condivise di supporto a queste neo aziende e il finanziamento di progetti da loro proposti.
La seconda area di intervento sarà dedicata alla valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica, con il coinvolgimento delle università impegnate nel trasferimento tecnologico.
Secondo il Report 2022 Ibm Cost of a Data Breach, il costo medio annuo, per azienda, delle violazioni della sicurezza informatica in Italia ammonta a ben 8 milioni di dollari.
Una cifra da capogiro, che potrebbe essere utilizzata dalle imprese per investire in altri ambiti importanti della propria attività. Per contrastare il fenomeno dell’hackeraggio e altri rischi nel settore della cybersecurity servono investimenti ingenti.
Nel 2021, questi ultimi hanno avuto un ritmo di crescita che non era mai stato così elevato, con il 60% di grandi organizzazioni che ha previsto un aumento del budget destinato alle iniziative di sicurezza informatica.
Le minacce informatiche sono in crescita costante: 1053 incidenti gravi nel primo semestre del 2021, +15% rispetto al primo semestre 2020.
Il 31% delle imprese italiane di grandi dimensioni ha rilevato, nell’ultimo anno, un ulteriore aumento degli attacchi, e la sicurezza informatica è diventata la maggiore priorità di investimento nei diversi ambiti del digitale, in Italia. Non sono più soltanto le grandi realtà a interessarsi a questo settore: oggi, anche le PMI si stanno attrezzando per limitare il più possibile i danni derivanti dagli attacchi informatici.
Ad esempio, investendo anche nella formazione di collaboratori e dipendenti, ancora poco consapevoli di cosa comportino le minacce informatiche. Con la diffusione dello smart working, il 54% delle organizzazioni considera necessario sensibilizzare le persone sui comportamenti da adottare.
Per combattere il fenomeno, inoltre, è fondamentale investire in nuove tecnologie, in particolare in Intelligenza Artificiale e trasformazione digitale a 360 gradi. A questo stanno dedicando attenzione anche le istituzioni, che confidano anche nel PNRR, in cui è previsto un investimento di 623 milioni di euro in cybersecurity.
Dal canto loro, le aziende sono pronte a collaborare: il 17% ha evidenziato la volontà di collaborare con l’Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza, il 53% è in attesa di linee guida e indicazioni, e un 22% vuole approfondire il ruolo dell’organismo nell’ottica di individuare opportunità future.
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