Lavori ad alta quota: chi sono gli smart trekker

img 1: “Smart trekker”
(foto Shutterstock)

Gli appassionati delle passeggiate in montagna disegnano le vie dello smart working, con i punti dove alternare trekking e lavoro da remoto

Nove giorni di cammino, dal sabato alla domenica della settimana successiva, e cinque giorni di lavoro, da lunedì a venerdì, in un rifugio con free wifi. I più audaci possono allungare ulteriormente il percorso, i meno allenati possono optare per percorsi più brevi. L’obiettivo rimane uno: unire alcuni giorni di cammino in montagna con qualche giorno di smart working, lavorando ad alta quota e godendosi le bellezze naturali.

Di percorsi possibili ce ne sono molti: su Facebook c’è un’intera comunità che li seleziona, suggerisce itinerari e li condivide online. Sono gli “smart trekker”, appassionati di montagna che stanno sfruttando le nuove modalità di lavoro e le nuove tecnologie per allungare l’esperienza in alta montagna.

Nel gruppo si trovano percorsi, recensioni dettagliate dei luoghi dove alloggiare, mappe dei rifugi attrezzati e molto altro, come i pareri degli smart trekker, spunti di lettura ed eventi dedicati alla tematica.

L’Alta via dello smart working

Tra i percorsi proposti c’è ad esempio quello che gli smart trekker chiamano “Alta via dello smart working”, e che si divide in realtà in due itinerari. Il primo si snoda tra Vercurago e Piani d’Erna, in provincia di Lecco: l’ideale è partire di sabato o di domenica per poter camminare uno o due giorni prima di cominciare a lavorare. 

Da Vercurago si imbocca il sentiero Rotary salendo dolcemente verso Lecco. Il rifugio Marchett si trova in un angolo appartato dei Piani d’Erna, lontano dalla funivia, e gode di una bella vista sui boschi alti del Resegone e sulla Valsassina, oltre che di copertura mobile TIM e Iliad e di prese elettriche nelle camere.

La seconda “Alta via dello smart working” si appoggia a molti sentieri ben noti: la Dorsale Orobica Lecchese, il Sentiero delle Orobie Occidentali, l’Alta Via del Bitto, la Via Priula, il sentiero Walter Bonatti, il sentiero Italia, il sentiero Roma, l’Alta Via della Val Malenco e il sentiero delle Orobie Orientali.

“L’Alta via”, si legge sulla pagina Facebook degli smart trekker, “è progettata per chi vuole trascorrere l’estate tra i 1000 e i 3000 metri, con la formula magica del 9+5: nove giorni di cammino da sabato alla domenica della settimana successiva, e cinque giorni di lavoro da lunedì a venerdì, in un rifugio con free wifi. I cinque giorni intermedi sono pensati anche per far riposare le gambe e il fisico prima del trekking successivo di nove giorni”. 

Progetto Smart Orobie per digitalizzare i rifugi

I rifugi di queste zone sono stati pionieri nello scorgere un’occasione di innovazione, offrendo una pronta risposta a una domanda che stava gradualmente prendendo forma. E proprio da questa esperienza è nato anche il progetto “Smart Orobie”, selezionato come primo tra i 16 progetti finanziati dal Ministero del Turismo (solo 4 nel Nord Italia). L’iniziativa di sviluppo turistico delle Orobie beneficerà di un contributo di 2 milioni di euro su un budget complessivo di 2 milioni 386 mila euro. 

Il progetto si pone l’obiettivo ambizioso di rilanciare il turismo montano grazie a strumenti quali banda larga e connessione satellitare, postazioni per il lavoro agile collocate nei rifugi e nelle strutture ricettive, oppure spazi comuni per nuove forme di socializzazione. 

La sfida è quella di intercettare non solo gli smart trekker ma anche i nomadi digitali, restituendo linfa vitale ai piccoli borghi spopolati.

 

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