Smart working, proroga e novità per il 2023

Smart working, novità e proroghe per il 2023
(foto Shutterstock)

Cambiano le regole per il lavoro agile: la proroga dello smart working semplificato è valida solo per i lavoratori fragili

La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto delle importanti novità anche per quanto riguarda lo smart working. Dal 1 gennaio 2023 ritorna in vigore, con qualche correttivo, la disciplina ordinaria.

La legge, approvata definitivamente dal Senato il 29 dicembre 2022, ha previsto una ulteriore proroga solo per il diritto dei lavoratori fragili di poter lavorare da remoto fino al 31 marzo 2023. Nessuna proroga, invece, per i lavoratori con figli under 14, che hanno potuto godere di una simile previsione fino al 31 dicembre 2022.

La disciplina nel 2023

Lavoro agile semplificato, comunicazioni massive, direttive e imposizioni unilaterali, lavoratori fragili, genitori under 14: negli ultimi due anni, all’indomani della pandemia, la normativa sullo smart working è stata un susseguirsi di termini, proroghe, eccezioni.

La fine dell’emergenza pandemica segna la fine anche della normativa eccezionale. A partire dal 1° gennaio 2023 viene inaugurata, per tutti, la nuova disciplina del lavoro agile.

Che cosa prevede la nuova normativa?

L’aspetto più importante riguarda la decisione di lavorare in smart working: il remote working non può più essere una decisione imposta dall’azienda, ma è sempre necessario l’accordo tra lavoratore e società.

Dal 1° gennaio 2023, il lavoro agile, dunque, non è più una modalità di eseguire la prestazione decisa e imposta dal datore di lavoro, ma si tratta di una scelta condivisa da entrambi i soggetti interessati.

Diventa, invece, strutturale la modalità di trasmissione delle comunicazioni, ossia la cosiddetta “modalità semplificata”: le aziende potranno trasmettere nel portale gli elenchi dei lavoratori, senza dover effettuare degli invii singoli e allegare ciascun accordo individuale.

Proroga al 31 marzo 2023

La Legge di Bilancio contiene una proroga importante: i lavoratori fragili potranno continuare a lavorare in questo modo fino al 31 marzo 2023.

La norma poi riprende una previsione già introdotta nel corso della legislazione emergenziale, consentendo che il lavoro in smart working possa essere eseguito “anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, senza alcuna decurtazione della retribuzione in godimento”.

Chi sono i lavoratori fragili

Sono quei lavoratori in possesso del riconoscimento dello stato di disabilità con connotazione di gravità previsto dalla legge 104, oppure certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita.

Sparisce, invece, il diritto allo smart working per i lavoratori-genitori con figli under 14 che era stato prorogato fino a fine 2022. Dal 1 gennaio 2023 questi ultimi non possono più pretendere di lavorare liberamente secondo questo regime, ma deve trattarsi – come per il resto dei colleghi – di una scelta condivisa assieme all’azienda.

Chi ha diritto a lavorare in smart working?

Oltre ai lavoratori fragili, ci sono altre categorie di dipendenti che hanno diritto di lavorare in modalità agile? La risposta è negativa: non ci sono altri lavoratori che possono rivendicare un analogo diritto.

Tuttavia, alcuni lavoratori godono di previsioni di favore, sebbene non nelle forme di un vero e proprio diritto al lavoro agile.

Ci si riferisce alle previsioni contenute nell’art. 18 del decreto legislativo 81 del 2017 che attribuisce una priorità nell’accesso alle richieste formulate:

  • dalle lavoratrici e dai lavoratori con figli fino a 12  anni  di età o senza alcun limite di età nel caso di figli in condizioni  di disabilità ai sensi della legge 104;
  • dai lavoratori con disabilità grave.

Al di fuori di queste categorie, i lavoratori non possono pretendere di lavorare da remoto, né – come visto – l’azienda può ora imporlo unilateralmente.

 

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