Le aziende pensano alla sicurezza informatica e investono in cybersecurity, un ambito fondamentale nella transizione digitale
L’investimento nel digitale è destinato a crescere progressivamente, e altrettanto avverrà per il ramo della cybersecurity. Un tema, questo, di importanza capitale per le aziende nell’epoca dello smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More e della digitalizzazione di tutti i processi: in ogni settore economico, la protezione dei dati diventa irrinunciabile. Non solo per ciò che riguarda l’aspetto legale, ma anche per quello finanziario: ogni violazione di dati costa in media all’azienda 3,86 milioni di dollari a livello globale, e 2,9 milioni di euro in Italia.
Secondo Anitec-Assinform, nei prossimi tre anni gli investimenti nella transizione digitale cresceranno del 5%. Nel corso del 2021 la crescita è stata pari al 5,5%, per un giro d’affari pari a 75,4 miliardi di euro. I driver tecnologici del prossimo triennio saranno cloud computing, big data, intelligenza artificiale, IoT e, appunto, la cyber security, per arrivare ad una crescita costante del mercato digitale: 79,2 miliardi di euro (+5,1%) nel 2022, 83,2 miliardi di euro (+5%) nel 2023, e fino a 87,3 miliardi di euro (+4,9%) nel 2024.
Sarà la cybersecurity, però, a registrare gli investimenti più significativi: alla fine del 2021 questo settore è arrivato ad una spesa di 1,39 miliardi di euro (+12,4% rispetto al 2020), maggiore rispetto a quella stimata per il mercato digitale nella sua totalità. Questa tendenza è destinata a consolidarsi nei prossimi tre anni, con un tasso di crescita medio annuo del 13,1%, e una spesa che supererà i 2 miliardi di euro nel 2024.
A correre il rischio sono le imprese manifatturiere, le infrastrutture pubbliche, tutte le realtà aziendali che utilizzano lo smart working e quelle che stanno transitando verso il cloud. Investire per proteggere le reti e i dati è ormai obbligatorio, se non si vuole incorrere in brutte avventure, che potrebbero costare davvero tanto in termini economici.
L’analisi delle violazioni di dati subite da oltre 500 organizzazioni in tutto il mondo, di cui 21 italiane, evidenzia che l’hackeraggio dei dati dei dipendenti è quella più costosa, e che l’80% di questi attacchi nformatici ha portato all’esposizione di informazioni di identificazione personale dei clienti, causando costi enormi per le aziende. Da una parte la tecnologia ha permesso alle organizzazioni di snellire molte procedure e aumentare il benessere dei dipendenti, dall’altra le ha rese molto più vulnerabili.
Esiste un divario tra i costi delle violazioni di dati sostenuti dalle aziende che investono in cybersecurity, e quelle che non sono al passo con i tempi. Le prime risparmiano circa 3,58 milioni di dollari. L’adozione di tecnologie in grado di automatizzare i processi di sicurezza incide sull’efficienza di risposta di un’azienda a una violazione, contribuendo a diminuire i costi.
Le aziende che non dispongono di un team di sicurezza dedicato e che non effettuano monitoraggi sul funzionamento dei piani di cybersecurity, sostengono una spesa media di 5,29 milioni di dollari. Mentre le aziende che hanno adottato entrambe le misure, ed effettuano simulazioni per testare l’efficacia dei piani adottati, spendono 2 milioni di dollari in meno in caso di violazione.
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