Il PNRR riconosce un’agevolazione per assumere ricercatori e docenti e sostenere il ritorno dei cervelli in Italia
Sei un dottore di ricerca oppure hai svolto all’estero un’attività di ricerca o docenza presso centri specializzati oppure in un’ università?
Se sì, è bene che tu sappia che l’Italia, nell’ottica di supportare l’occupazione giovanile e contrastare il fenomeno della fuga di cervelli, ha introdotto una misura agevolativa a favore delle aziende che intendono assumere personale in possesso del titolo di dottore di ricerca.
A stabilirlo è proprio il decreto PNRR (Piano Nazionale di ripresa e resilienza), che disciplina l’esonero contributivo totale, pari a 3.750 euro all’anno, a favore di chi assume ed è applicabile alla sola quota di contributi che l’azienda deve versare all’Ente di Previdenza.
Ciò vuol dire che potrebbe essere più facile e veloce trovare un’occupazione se hai questo titolo, proprio perché le aziende vengono alleggerite dal costo che normalmente sostengono per una o più assunzioni.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Ci sono agevolazioni anche per i lavoratori? Scopriamolo insieme.
Le imprese che vogliono assumere personale qualificato con titolo di dottore di ricerca possono godere, a partire da gennaio 2024 e fino al 31 dicembre 2026 di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali INPS a carico del datore di lavoro.
Questi, quindi, potranno essere sollevati dall’obbligo di versare contributi nel limite massimo di 3.750 euro all’anno, che sono 312,50 euro al mese.
L’articolo 26 del Decreto PNRR stabilisce, infatti, quali sono le regole base da rispettare per rientrare nell’agevolazione cioè:
Attenzione: l’esonero disciplinato in questo articolo riguarda solo i contributi Inps, quindi rimarrai tutelato contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. L’agevolazione, infatti, non si applica ai premi e contributi obbligatori da versare all’Inail.
È comunque necessario attendere le istruzioni specifiche da parte dell’Ente previdenziale per la fruizione dello sgravio.
Sarai felice di sapere che i redditi che hai prodotto all’estero a titolo di docenza o ricerca sono soggetti a tassazione agevolata.
Cosa significa? Le persone fisiche italiane pagano l’IRPEF sui redditi che producono e, a seconda dell’ammontare totale di quelli dichiarati, si vedono applicare una percentuale sempre crescente. Si parte da un minimo del 23% a un massimo del 43%.
Nell’ottica di incentivare il rientro in Italia dei ricercatori residenti all’estero, il decreto 78 del 2010, però, ti consente di godere di un’unica aliquota pari al 10% dimostrando che:
Se hai dubbi su come dichiarare i tuoi redditi e su quale modello utilizzare, consulta il nostro sito nella sezione dedicata alla dichiarazioni annuali.
Se hai intenzione di ricoprire un ruolo all’interno di un’Università pubblica italiana, sappi che per entrare è necessario seguire le procedure concorsualiRegolano i rapporti tra azienda e creditori per dare una soluzione allo stato di crisi aziendali, come in caso di fallimento. More previste dallo stesso Ministero dell’Istruzione e del Merito (Miur).
Questi concorsi sono organizzati direttamente dalle Università in base al ruolo e/o alla fascia che vuoi ricoprire.
Esistono 7 livelli, se così possono essere definiti, che ti consentono di lavorare nell’area didattica come ricercatore e spaziano ad esempio dal Professore di I e II fascia all’assegnista di ricerca per cui è possibile sottoscrivere un contratto di minimo di un anno ad un massimo di tre.
Attenzione: è bene ricordare che la durata complessiva dei rapporti di lavoro come assegnista di ricerca e ricercatore a tempo determinato, sottoscritti anche con Università diverse, non può in ogni caso superare i 12 anni anche non continuativi.
Per consultare i bandi attualmente attivi, puoi recarti sul sito istituzionale del Miur e visualizzare la sezione dedicata.
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