In attesa che il Governo adotti i provvedimenti per ridurre il cuneo fiscale dei lavoratori e mentre è allo studio una riforma globale del sistema fiscale italiano (a cominciare dalla flat tax anche per i lavoratori subordinati), la disciplina delle imposte sul lavoro subordinato rimane regolata sulla base dei tradizionali scaglioni e aliquote.
Anche per l’anno 2023 vengono mantenute le stesse quattro aliquote previste per il 2022.
Con la legge di bilancio per il 2022, il Governo Draghi aveva modificato le percentuali e gli scaglioni sui quali calcolare l’ammontare delle tasse da pagare. È stata una novità, confermata anche per quest’anno, che ha comportato un risparmio di spesa e un conseguente aumento della disponibilità per milioni di lavoratori.
Il team di Laborability ha ideato un pratico calcolatore per simulare l’ammontare dell’imposta e il risparmio rispetto alle precedenti aliquote.
È l’acronimo di Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche. Si tratta delle imposte che ciascun lavoratore paga sui propri redditi. In altre parole, sono le tasse che i lavoratori devono pagare sull’ammontare dei redditi prodotti durante l’anno.
La fonte normativa è il TUIRTesto Unico Imposte sul Reddito che disciplina la tassazione dei redditi. More, il Testo unico imposte sul reddito, che regola la materia fiscale nel nostro ordinamento: chi deve pagare le tasse, le percentuali degli scaglioni/aliquote, i casi di esonero e esenzione.
Più nello specifico, per quanto riguarda il mondo del lavoro subordinato, la previsione è l’articolo 49 che prevede che “sono redditi di lavoro dipendente quelli che derivano da rapporti aventi per oggetto la prestazione di lavoro, con qualsiasi qualifica, alle dipendenze e sotto la direzione di altri, compreso il lavoro a domicilio quando è considerato lavoro dipendente secondo le norme della legislazione sul lavoro”.
Un’altra norma fondamentale, nella disciplina delle tasse sul lavoro, è l’articolo 51 del TUIR, che contiene le regole su quali voci rientrano nel reddito e quali invece sono escluse.
L’articolo stabilisce il cosiddetto principio di onnicomprensività, ossia che “il reddito di lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro.
Si considerano percepiti nel periodo d’imposta anche le somme e i valori in genere, corrisposti dai datori di lavoro entro il giorno 12 del mese di gennaio del periodo d’imposta successivo a quello cui si riferiscono”.
Lo stesso articolo disciplina i vari casi di esenzione, ossia tutte quelle somme che, seppur percepite, non rientrano nel reddito imponibile, come ad esempio, gli importi e/o i servizi percepiti a titolo di welfare aziendale.
Altre ipotesi di redditi esentasse sono previste da normative speciali, come ad esempio in tema di reddito di cittadinanza.
Veniamo alle percentuali di aliquote da applicare ai singoli scaglioni. Le percentuali si applicano al reddito come risulta al netto delle deduzioni.
Questi sono gli scaglioni e le percentuali IRPEF per i redditi prodotti nell’anno 2023 previsti dall’articolo 11 del TUIR:
L’imposizione fiscale è doppiamente progressiva: aumenta con l’aumentare del reddito prodotto e l’imposta lorda complessiva è la sommatoria delle percentuali di ogni scaglione.
Facciamo un esempio per rendere ancora più chiaro questo concetto. Se un soggetto ha un reddito imponibile di 60.000 euro, non si applica il 43% su tutto il reddito, ma solo sulla parte che eccede i 50.000 euro. Le somme precedenti, invece, verranno tassate applicando le percentuali degli scaglioni inferiori. Questa persona dunque non paga 25.800 euro di imposte, ma 18.700 euro.
Ci sono due voci fondamentali nella determinazione del reddito e delle tasse da pagare: le deduzioni e le detrazioni. Spesso vengono confuse o usate in modo improprio.
Facciamo chiarezza:
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