Tutto quello che c’è da sapere sul contratto di solidarietà

contratto di solidarietà
(foto Shutterstock)

Cosa comportano i contratti di solidarietà? Quando possono essere stipulati? E in caso di malattia?

Contratto di solidarietà: cos’è 

I contratti di solidarietà sono strumenti previsti dalla legge per evitare i licenziamenti nei periodi di crisi aziendale, attraverso la riduzione concordata dell’orario di lavoro e della retribuzione. Introdotti dal decreto legislativo numero 148 del 2015, i contratti di solidarietà si attivano tramite un accordo tra l’azienda e le rappresentanze sindacali, con l’obiettivo di salvaguardare l’occupazione.

Tra le tipologie esistenti, i contratti di solidarietà difensivi sono quelli più diffusi: si applicano quando l’impresa è in difficoltà e intende ridurre temporaneamente l’orario di lavoro per tutti o parte dei dipendenti, evitando così i licenziamenti. 

In questi casi, lo Stato riconosce ai lavoratori coinvolti un’integrazione salariale a compensazione della retribuzione persa, promuovendo una logica di “lavorare meno, lavorare tutti”. Si tratta, quindi, di un ammortizzatore sociale solidale, utile per tutelare sia i lavoratori sia la continuità produttiva dell’impresa.

Contratto di solidarietà: come funziona 

Il funzionamento del contratto di solidarietà è piuttosto intuitivo: lavori meno ore e, per quelle non svolte, ricevi una retribuzione parziale da parte dell’INPS. In pratica, la parte di stipendio che perdi a causa della riduzione dell’orario viene in parte compensata con un contributo pari all’80% della retribuzione non corrisposta, calcolata tra le “zero ore” e il limite previsto dal tuo contratto.

Tieni presente che la riduzione media dell’orario di lavoro non può superare il 60% dell’orario giornaliero, settimanale o mensile. Di norma, è il datore di lavoro ad anticipare il contributo nella busta paga, ma in alcuni casi è l’INPS a versarlo direttamente a te.

Contratto di solidarietà: lo stipendio 

Il contratto di solidarietà ha come obiettivo principale salvaguardare i posti di lavoro, ma comporta una riduzione dell’orario lavorativo e, di conseguenza, uno stipendio più basso

Dal 1° gennaio 2022, la legge stabilisce che la riduzione complessiva dell’orario non può superare il 90% dell’intero periodo in cui è attivo il contratto. Per compensare la parte di stipendio persa, l’INPS interviene con un’integrazione pari all’80% della retribuzione non percepita per le ore non lavorate.

Calcolo contratto di solidarietà​

Facciamo un esempio pratico per capire meglio quanto è lo stipendio con un contratto di solidarietà.

  • stipendio pieno (lordo mensile): 2.000 €;
  • orario di lavoro ordinario: 40 ore settimanali;
  • riduzione oraria: 50%, quindi svolgi 20 ore settimanali;
  • quota di stipendio lavorato: 50% di 2.000 € = 1.000 € lordi;
  • quota di stipendio non lavorato: l’INPS copre l’80% dei restanti 1.000 €, ovvero 800 € lordi di integrazione.

Dunque il totale mensile percepito dell’esempio è pari a 1.800 € lordi.

Quanto dura il contratto di solidarietà? 

Un’impresa può attivare un contratto di solidarietà per una durata massima di 24 mesi nell’arco di cinque anni mobili per ciascuna unità produttiva. In alcuni casi specifici, questa durata può essere estesa fino a 36 mesi.

Esistono due tipi di contratto di solidarietà, entrambi basati sulla riduzione dell’orario di lavoro, ma con obiettivi diversi:

  • contratto di solidarietà difensivo: serve a evitare licenziamenti o riduzioni del personale, anche riorganizzando meglio le risorse interne (art. 21, d.lgs. 148/2015);
  • contratto di solidarietà espansivo: mira a favorire nuove assunzioni riducendo l’orario e lo stipendio dei dipendenti già presenti in azienda. Questa formula è stata poco utilizzata e, con la riforma del 2015, è stata sostituita dal contratto di espansione.

Contratto di solidarietà e licenziamento 

Lo scopo del contratto di solidarietà è quello di difendere l’occupazione ed evitare i licenziamenti. Durante la sua validità, non può essere avviata una procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori coinvolti, salvo che questi non si oppongano espressamente.

Oltre alla distinzione tra difensivi ed espansivi, la normativa prevede due ulteriori categorie:

  • contratti di solidarietà di tipo A (art. 1, L. 863/1984): per imprese che rientrano nell’ambito della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS).
  • contratti di solidarietà di tipo B (art. 5, comma 5, L. 286/1993): destinati a imprese escluse dalla CIGS o ad aziende artigiane. Non sono più attivabili.

L’azienda può anche decidere di ridurre l’orario fino a zero ore: in questo caso l’INPS ti rimborsa l’80% della retribuzione persa, ma non potrai accedere ad altre forme di sostegno al reddito per lo stesso periodo.

Le ferie maturate e usufruite durante il contratto sono coperte normalmente. Se invece il periodo di assenza si colloca prima o dopo la solidarietà, le ferie sono a carico del datore di lavoro.

Malattia, maternità e tredicesima

Durante i contratti di solidarietà hai diritto all’indennità di malattia. Se sei una lavoratrice in astensione obbligatoria per maternità, riceverai l’indennità di maternità al posto del contributo INPS. In caso di astensione facoltativa, l’indennità di maternità ti spetta solo nei periodi in cui avresti dovuto lavorare, mentre per le ore non lavorate riceverai il trattamento di integrazione salariale.

Hai diritto anche alla tredicesima e, se prevista dal contratto collettivo, alla quattordicesima mensilità. Queste maturano durante il contratto di solidarietà e vengono calcolate in due quote distinte: una per le ore lavorate, l’altra per quelle non lavorate, coperte in parte dall’INPS.

A differenza di altri interventi di CIGS (come crisi o riorganizzazione aziendale), per il contratto di solidarietà non è richiesta una procedura di consultazione sindacale specifica.

Solidarietà e cassa integrazione

Ti sarà utile sapere che, anche se contributo di solidarietà e cassa integrazione sono entrambi ammortizzatori sociali pensati per salvaguardare l’occupazione, ci sono alcune differenze fondamentali. La cassa integrazione può essere attivata in caso di crisi, ristrutturazione, riconversione o riorganizzazione aziendale

I contratti di solidarietà, invece, si applicano solo in presenza di una crisi aziendale e prevedono una riduzione dell’orario di lavoro condivisa tra i lavoratori, per evitare licenziamenti.

Anche se esistono da anni, i contratti di solidarietà non sono molto diffusi. I motivi principali? Poca certezza sui fondi disponibili, tempi di finanziamento incerti, difficoltà nel creare una vera solidarietà tra i lavoratori e la complessa gestione dei contratti part-time.

 

Leggi anche:

Una guida alla cassa integrazione 

Mobilità Lavorativa: cos’è e quando si attua

Il gratuito patrocinio: cos’è, quali sono i requisiti e i limiti di reddito

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.