Tutto quello che c'è da sapere sullo stage: chi sono i soggetti coinvolti, quanto dura, compenso obbligatorio e attestazione finale
Il contratto di stage (o tirocinio) segue delle regole precise. C’è una disciplina che prevede determinati adempimenti e obblighi a carico dell’azienda ospitante. A cominciare dal pagamento di un compenso in misura non inferiore a 300 euro.
Lo stage, inoltre, non può essere utilizzato dalle società per ingaggiare forza lavoro a basso prezzo: il tirocinante, quindi, non può sostituire altri dipendenti.
Lo stage o tirocinio formativo e di orientamento è un percorso formativo rivolto alle persone in cerca di lavoro.
Non è un rapporto di lavoro e lo stagista non può essere trattato come un lavoratore, né essere assunto per sostituire altri dipendenti, ad esempio quelli in malattia o licenziati.
Ne esistono due tipi:
Per attivarlo è necessario coinvolgere 3 soggetti:
Il contratto, formulato per iscritto, contiene la convenzione tra soggetto ospitante ed ente promotore e il Piano formativo individuale del tirocinante.
Il Piano deve contenere tutti i dettagli del percorso formativo: la sua durata, l’orario di lavoro e le attività previste.
Sono inoltre previsti due tutor: un primo è nominato dal soggetto ospitante e deve affiancare lo stagista nel percorso di formazione; il secondo, invece, è indicato dall’ente promotore e deve controllare il corretto svolgimento dello stage.
Lo stage/tirocinio ha una durata minima e una durata massima: non può durare meno di 2 mesi, ridotto a 1 mese solo per le attività stagionali.
La durata massima, invece, dipende dal tipo di tirocinio:
In ogni caso, è opportuno consultare anche le varie normative regionali che sono autorizzate e stabilire una durata inferiore a quella prevista dalla legislazione nazionale.
Si può prolungare? Si, ma la proroga è ammessa solo entro i limiti di durata massima.
Molto spesso il termine “stagista” è collegato a una figura professionale a inizio carriera. Altre volte è usato con un tono dispregiativo o diminutivo.
Alla base di queste espressioni c’è il pregiudizio che lo stagista o il tirocinante abbiano meno diritti degli altri colleghi. Ma è davvero così?
In realtà non è possibile fare un confronto perché si tratta di due figure molto diverse: lo stage non è un rapporto di lavoro e come tale non è soggetto alle stesse regole e obblighi.
Sì, la normativa nazionale e regionale prevede il diritto a un compenso. L’azienda ospitante è obbligata a corrispondere al tirocinante un’indennità di partecipazione il cui importo è deciso dalle varie normative regionali. In ogni caso, non può essere inferiore a 300 euro lordi al mese.
Non si tratta di un vero e proprio stipendio, ma di una indennità che può essere equiparata a un rimborso spese.
Se l’azienda ospitante non adempie all’obbligo di pagare il compenso, può incorrere in una sanzione pecuniaria tra i 1.000 e i 6.000 euro.
Purtroppo sono frequenti i casi di cronaca in cui un tirocinante rimane vittima di infortunio sul lavoro, alcune volte anche mortale.
Sotto tale aspetto, l’azienda, nei confronti dello stagista, è tenuta al rispetto della normativa anti-infortuni alla pari degli altri lavoratori.
Come ha chiarito di recente la Cassazione, le imprese ospitanti sono sempre responsabili della sicurezza nei confronti dei tirocinanti, siano questi mandati dalle università o dagli istituti superiori o stiano partecipando ai percorsi di alternanza scuola / lavoro.
Sì. In caso di maternità, infortunio o malattia superiore a 30 giorni, oltre che nei periodi di chiusura aziendale sopra i 15 giorni: questi periodi non verranno contati ai fini della durata massima.
In altri termini, le giornate di mancata esecuzione dello stage non vengono considerate nel periodo formativo, che viene automaticamente allungato in misura pari alle giornate non lavorate.
Sì. Il tirocinante può liberamente interrompere lo stage (ad esempio perché ha trovato un altro lavoro), ma deve darne motivata comunicazione scritta ai tutor.
L’ospitante e il promotore, invece, possono interrompere il tirocinio in caso di impossibilità di portare a compimento il progetto di formazione o di fronte a gravi inadempienze di uno dei soggetti coinvolti.
In ogni caso lo stage può essere interrotto sulla base del libero accordo tra le parti.
Lo stagista, al termine dell’esperienza formativa, riceve un’attestazione finale che descrive le attività svolte e le competenze acquisite.
Questa attestazione è uno strumento molto prezioso, che può essere opportunamente valorizzata nella ricerca di un successivo lavoro.
Allo stesso tempo, questa attestazione serve a comprovare che lo stage sia effettivamente avvenuto: se non c’è questa documentazione, il tirocinante potrebbe ricorrere al Tribunale chiedendo il riconoscimento dell’illegittimità dello stage e l’esistenza di un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato.
Naturalmente, alla fine del tirocinio, il soggetto ospitante può assumere alle proprie dipendenze il tirocinante al termine dello stage, ma non è obbligato a farlo.
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