Le aziende sono tenute a rispettare tutte le norme di sicurezza, anche nei confronti dei tirocinanti che seguono un percorso di alternanza scuola-lavoro
Quando un tirocinante partecipa a progetti formativi in azienda, ad esempio nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, è importante che l’azienda garantisca la sua sicurezza. Ciò significa adottare tutte le cautele previste dalla normativa anti-infortunistica che valgono per tutti gli altri lavoratori.
Questi principi sono stati ribaditi da una recente sentenza della Corte di Cassazione – la numero 7093 pubblicata a marzo 2022. La sentenza ha riconosciuto la responsabilità penale della datrice di lavoro per non aver osservato le regole sulla sicurezza, causando così l’infortunio della tirocinante.
La titolare dell’azienda è stata dichiarata colpevole del reato di lesioni e condannata a risarcire i danni alla tirocinante.
Purtroppo, alcuni recenti casi di cronaca hanno riportato l’attenzione sugli infortuni nei luoghi di lavoro, che non risparmiano neanche i giovani inseriti in azienda con progetti formativi.
In caso di tirocinio curriculare, le imprese ospitanti sono sempre responsabili della sicurezza nei confronti dei tirocinanti, siano questi mandati dalle università o dagli istituti superiori.
Secondo l’art. 2 del decreto legislativo 81/2008, il testo unico sulla sicurezza sul lavoro, la figura classica del lavoratore alle dipendenze dell’azienda è equiparata sia a chi partecipa a iniziative di tirocini formativi e di orientamento, sia a coloro che partecipano a «momenti di alternanza tra studio e lavoro».
Anche in caso di tirocinio extracurriculare, l’azienda è sempre responsabile della sicurezza. Per la legge, infatti, non c’è alcuna distinzione tra lavoratori diretti e tirocinio curriculare o tirocinio extracurriculare.
Queso significa che l’azienda deve rispettare tutte le norme antinfortunistiche anche nei confronti dei tirocinanti e degli studenti che ospita nella propria struttura.
Anche in caso di tirocinio curriculare o tirocinio extra curriculare, l’azienda deve rispettare tre pilastri fondamentali per garantire la sicurezza sul lavoro:
La prevenzione degli infortuni richiede una mappatura approfondita di tutti i fattori e di tutte le situazioni potenzialmente pericolose per i lavoratori. È questo lo scopo del Documento Unico di Valutazione del rischio, che deve essere predisposto da tutti i datori di lavoro, a prescindere dalle dimensioni.
Per garantire un ambiente di lavoro sicuro, è importante che il personale sia sempre informato sulla gestione del processo produttivo, così da diminuire o, se possibile, azzerare il rischio di infortuni.
Inoltre, non è possibile assegnare mansioni per le quali le persone non sono formate o, ancor più grave, per le quali non hanno i titoli abilitativi. Non solo è importante organizzare corsi per la sicurezza, ma anche monitorare costantemente le procedure e informare le persone, così da coltivare una cultura del lavoro che metta la sicurezza al primo posto.
Tutelare i dipendenti significa anche mettere a loro disposizione tutti i DPI, ossia i dispositivi di protezione individuale previsti dalla normativa. Nel caso esaminato dalla Cassazione, per esempio, la datrice di lavoro non aveva fornito alla tirocinante i guanti antitaglio, che le avrebbero evitato di ferirsi a una mano.
Affidarsi a un professionista esperto in materia di sicurezza non esonera l’azienda dalla propria responsabilità.
Anche la Corte di Cassazione ha riconosciuto l’importanza di questo principio. L’azienda, infatti, nel caso precedentemente descritto si era difesa obiettando di essersi rivolta, prima dell’infortunio, a un esperto “incaricato di risolvere ogni problematica in materia di sicurezza”.
Secondo la Cassazione, però, “il conferimento a terzi della delega relativa alla redazione del documento di valutazione del rischio non esonera il datore di lavoro dall’obbligo di verificarne l’adeguatezza e l’efficacia, di informare i lavoratori dei rischi connessi alle lavorazioni in esecuzione e di fornire loro una formazione sufficiente ed adeguata”.
In altri termini: l’azienda è sempre responsabile, anche se la valutazione sulla sicurezza è stata fatta da un professionista.
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