Decontribuzione lavoratrici madri: una guida completa

decontribuzione lavoratrice madre

La decontribuzione delle lavoratrici madri è una misura che porta all’aumento dello stipendio netto in busta paga

Nel panorama delle agevolazioni previdenziali a sostegno del lavoro femminile, la misura di decontribuzione per le lavoratrici madri ha un ruolo importante. A partire dalla Legge di Bilancio 2024 sono stati introdotti esoneri contributivi per le madri con tre o più figli con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Per il 2024 l’agevolazione è stata estesa in via sperimentale anche alle madri con due figli, fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.

Successivamente la normativa ha introdotto modifiche e nuovi scenari dal 2025, con il “bonus mamme lavoratrici” e una nuova definizione delle condizioni di accesso, in un quadro che punta a favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia. Vediamo quindi come e quando si applicano questi sgravi.

Cosa si intende per “decontribuzione lavoratrici madri​”

La decontribuzione lavoratrici madri, chiamata anche esonero contributivo lavoratrici madri o decontribuzione mamme, è una misura introdotta per favorire l’occupazione femminile e sostenere le madri lavoratrici, aumentando direttamente il netto in busta paga.

Si tratta di un’esenzione dei contributi previdenziali a tuo carico se hai un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, nel settore pubblico o privato. L’obiettivo è alleggerire il peso dei contributi sulla busta paga, migliorare la retribuzione netta e aiutarti nelle spese per la crescita di figlie e figli.

Il decreto attuativo per la decontribuzione lavoratrici madri 2025 non è ancora stato pubblicato

In attesa del decreto attuativo per la decontribuzione lavoratrici madri, che non è ancora stato pubblicato, il Decreto Omnibus ha definito le linee guida di un nuovo Bonus mamme, pensato per colmare alcuni vuoti della prima agevolazione.

Per lo sgravio contributivo previsto per il 2025 lo stesso INPS, nel messaggio n. 401 del 31 gennaio 2025, ribadisce che la misura in favore delle lavoratrici madri di due o più figli è “in attesa del decreto attuativo del Ministero dell’Economia e delle Finanze, congiuntamente a quello del Lavoro e delle Politiche Sociali”.

Questo significa che, fino alla pubblicazione del decreto, molte lavoratrici che potrebbero avere diritto al beneficio restano in una fase di stallo, perché i datori di lavoro non ricevono indicazioni operative e l’INPS non può attivare il canale per le domande e il riconoscimento.

Decontribuzione mamme 2025: cosa cambia rispetto al 2024

Con riferimento alla decontribuzione mamme 2025, la disciplina è diversa rispetto al 2024 e introduce nuovi criteri ampliando la platea. La misura prevista per le lavoratrici madri con tre o più figli, già accordata per il 2024 con contratto dipendente a tempo indeterminato, rimane in vigore fino al 2026.

Per le madri con due figli, invece, in attesa di nuova disciplina e per il solo 2025, è inserito il Nuovo Bonus mamme 2025.

Cerchiamo di fare chiarezza in modo schematico.

Per l’anno 2024 hai:

  • esonero contributivo diretto per le madri con tre o più figli fino al 18° anno del figlio più giovane;
  • estensione in via sperimentale alle madri con due figli fino al 10° anno del figlio più giovane;
  • beneficio applicato solo alle lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato.

Per l’anno 2025 hai:

  • conferma dell’esonero per le madri con tre o più figli secondo le stesse regole;
  • per le madri con due figli passaggio dall’esonero diretto al contributo economico del Bonus mamme 2025 (40 € mensili per un massimo di 12 mensilità);
  • introduzione del limite reddituale di 40.000 € e ampliamento della platea, perché accedono anche lavoratrici autonome e dipendenti a tempo determinato.

Decontribuzione lavoratrici madri: i requisiti​

Per accedere alla decontribuzione lavoratrici madri devi rispettare requisiti specifici stabiliti dalla normativa e dalle circolari INPS.

La misura si rivolge alle lavoratrici dipendenti del settore pubblico o privato titolari di un contratto a tempo indeterminato che abbiano tre o più figli dal 2025 in poi.

Sono escluse, salvo diverse indicazioni del decreto attuativo 2025, le lavoratrici domestiche e chi ha rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.

Dal punto di vista familiare contano numero ed età dei figli. Per il solo 2024 l’esonero contributivo spetta alle madri con tre o più figli fino al compimento del diciottesimo anno del figlio più piccolo e, in via sperimentale, alle madri con due figli fino al decimo anno del più giovane.

Per il 2025 le condizioni cambiano ma restano simili. Entra in gioco il Bonus mamme 2025, che sostituisce lo sgravio contributivo 2024 per le madri con due figli. In questo caso il reddito della madre deve essere inferiore a 40.000 € annui.

In sintesi la decontribuzione lavoratrici madri 2024-2026 si basa su tre elementi fondamentali, tipo di contratto, composizione familiare e limiti di reddito della madre.

Decontribuzione mamme 2025 2 figli​

La decontribuzione mamme 2025 2 figli è una delle novità più attese della Legge di Bilancio 2025, pensata per rendere la misura più inclusiva rispetto all’anno precedente. Riguarda le lavoratrici madri con almeno due figli, ma con modalità diverse rispetto al 2024. Se nel 2024 era previsto un esonero totale dei contributi previdenziali a carico della lavoratrice, nel 2025 la misura diventa transitoria e si trasforma in un contributo economico sostitutivo pari a 40 € al mese per un massimo di 12 mesi.

Il beneficio è riconosciuto alle lavoratrici con contratto a tempo indeterminato o determinato ed è esteso anche alle lavoratrici autonome. In ogni caso il reddito annuo della madre non deve superare 40.000 €.

Decontribuzione mamme 2025 3 o più figli

La decontribuzione mamme 2025 per 3 o più figli conferma quanto introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, mantenendo l’esonero contributivo per le lavoratrici madri con almeno tre figli e contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Per il 2025 e per tutto il 2026 è prevista una riduzione del 100% dei contributi previdenziali a tuo carico, fino a un massimo di 3.000 € annui, senza effetti negativi sulla tua posizione ai fini pensionistici.

L’esonero si applica fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più giovane, garantendo un vantaggio economico stabile per un periodo che può essere molto significativo.

A differenza della misura per le madri con due figli, in questo caso non è previsto alcun limite di reddito e il beneficio ha caratteristiche strutturali.

Decontribuzione mamme 2025: come richiederla

Per richiedere il bonus mamme lavoratrici 2025 hai diverse opzioni. Puoi farlo tramite il datore di lavoro, comunicando il numero di figli e i relativi codici fiscali. Il datore di lavoro inserirà questi dati nell’Uniemens, la comunicazione mensile obbligatoria per l’INPS, seguendo le istruzioni della circolare INPS n. 27 del 31 gennaio 2024.

In alternativa puoi rivolgerti a un patronato oppure accedere direttamente all’apposita sezione sul sito dell’INPS. Qui, tramite l’applicazione “Utility esonero lavoratrici madri”, dovrai inserire:

  • i codici fiscali e i dati anagrafici dei tuoi figli;
  • la documentazione che attesta la tua condizione lavorativa e la nascita o adozione dei tuoi bambini.

Una volta completato tutto puoi inviare la richiesta in modalità telematica.

Arretrati decontribuzione mamme​

Se hai tre figli e presenti la comunicazione in ritardo, non perdi il diritto alla misura, ma il beneficio non è retroattivo oltre certi limiti.

Come chiarito dall’INPS, l’esonero contributivo decorre dal mese di presentazione della dichiarazione al datore di lavoro, non da quando hai maturato i requisiti familiari. In pratica, salvo casi particolari, il datore di lavoro può applicare l’esonero solo dal mese successivo alla comunicazione e non può riconoscere in automatico gli arretrati dei mesi precedenti.

Le eccezioni previste non valgono più per quest’anno. Nel 2024 era possibile recuperare alcune mensilità tramite conguaglio grazie a una finestra di regolarizzazione.

Un’altra eccezione riguarda i casi in cui il ritardo dipende da motivi amministrativi, come ritardi nelle istruzioni operative. In queste situazioni l’INPS può autorizzare il riconoscimento degli arretrati.

 

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