Con il distacco del lavoratore un’impresa ha la possibilità di mandare parte del personale a lavorare temporaneamente presso un’altra azienda
Quando chi lavora è spostato da un luogo a un altro dobbiamo sempre avere chiaro in quale situazione ci troviamo.
Potrebbe trattarsi, infatti, in base alle diverse circostanze, di trasferta, trasferimento oppure distacco.
Sono tre ipotesi fortemente diverse tra loro e regolate da norme diverse. In questo articolo capiremo bene come si può mandare personale in distacco e che requisiti richiede la legge. Iniziamo!
Partendo dalla definizione di distacco del personale possiamo già cogliere alcuni requisiti fondamentali.
Secondo la legge, il distacco si verifica quando il tuo datore di lavoro ti invia temporaneamente a lavorare per un’altra azienda, ma solo se questo serve a soddisfare un suo interesse specifico e per svolgere una determinata attività lavorativa.
Quindi, devono esserci le seguenti condizioni per un lavoratore distaccato:
Una precisazione sull’interesse del datore di lavoro: la legge richiede espressamente che sia un interesse specifico e concreto, oltre a dovere rimanere valido per tutta la durata del distacco.
Altri requisiti si aggiungono poi in base al tipo di distacco del lavoratore presso un’altra azienda. Pensiamo all’ipotesi in cui, il distacco che ti può essere proposto dal tuo datore, comporti il trasferimento a una sede a più di 50 chilometri da quella dove lavori tutti i giorni: in questi casi, come previsto anche per il trasferimento definitivo del lavoratore, servono specifiche ragioni tecniche, organizzative e produttive dell’impresa.
Ma è tutto qui quello da sapere per inviare personale in distacco? Non proprio, scopriamolo nei prossimi paragrafi.
Si parla di distacco parziale del lavoratore quando svolgi solo una parte della tua attività presso l’azienda esterna, mentre l’altra parte residua di attività continui a svolgerla nell’azienda del tuo datore di lavoro originario.
Cerchiamo di capire meglio il tutto con un esempio di distacco del lavoratore di pura fantasia.
Supponiamo che tu abbia ottenuto l’assunzione presso l’azienda Alfa che opera nel settore moda, la quale però non sta attraversando un bel periodo perché tante commesse non sono state pagate e ci sono problemi anche nel reperire materie prime.
Per evitare la Cassa integrazioneÈ uno strumento previsto dalla legge ed erogato dall’INPS per integrare o sostituire lo stipendio dei lavoratori che hanno subito una riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per ragioni legate all’azienda. More, la tua azienda decide di distaccarti presso l’azienda Beta che fa parte dello stesso gruppo di imprese, anch’essa opera nel settore moda, ma utilizza macchinari di ultima generazione. Per accrescere la tua professionalità, quindi, ed evitare che tu rimanga senza lavoro, decide di farti temporaneamente lavorare presso l’azienda Beta.
Questo è del tutto legittimo perché:
Sì, per il distacco del lavoratore la comunicazione è obbligatoria. Se la tua azienda ti distacca, è obbligata per legge a utilizzare un Modello telematico di comunicazione entro 5 giorni dal verificarsi dell’evento.
Questo è uno step fondamentale che non può essere trascurato, anzi rappresenta il primo passo per un distacco genuino.
La legge non impone alcun obbligo di comunicazione scritta, ma comunque è buona prassi che l’azienda ti consegni una lettera individuale di distacco in cui ti comunica le informazioni essenziali:
Visto lo scenario che coinvolge tre soggetti diversi potresti chiederti “chi paga il lavoratore distaccato?”
La regola generale prevede che il trattamento economico e i contributi restano a carico dell’effettivo datore di lavoro e cioè dell’azienda che ti ha assunto in origine.
Succede sempre più, però, che i “costi” vengano trasferiti all’impresa presso cui si è distaccati. Per questo motivo, ogni situazione va valutata volta per volta.
Prima di capire le conseguenze di un distacco non genuino, dobbiamo capire quando può essere considerato illegittimo.
Il distacco viola la legge quando non rispetta i requisiti che abbiamo visto nei paragrafi precedenti e cioè quando manca l’interesse specifico e concreto del tuo datore di lavoro e la temporaneità. In questi casi:
Il distacco di un lavoratore all’estero si ha quando svolge la propria attività lavorativa in un altro Paese, pur mantenendo un rapporto di lavoro con il proprio datore di lavoro in Italia.
Si basa sull’accordo tra te e la tua azienda che, sempre per soddisfare un proprio specifico interesse, ti mette a disposizione di un’azienda terza con sede all’estero.
Spesso questa società terza e quella italiana sono parte dello stesso gruppo di imprese, ma questo non è obbligatorio anche se potrebbe contribuire a rendere il distacco più rapido e privo di intoppi.
Anche nel caso di distacco all’estero, come abbiamo visto sopra, la società italiana (che viene chiamata distaccante) resta titolare del tuo rapporto di lavoro, anche per quanto riguarda il potere disciplinare, mentre la società estera (detta distaccataria) ha il compito di organizzare e dirigere la tua attività lavorativa e utilizzare in concreto la tua prestazione.
In poche parole, quindi, durante il distacco all’estero resti un dipendente italiano: il rapporto di lavoro continua a essere regolato dal diritto del lavoro italiano e dalle norme del contratto collettivo di settore.
Naturalmente, si applicano anche le previsioni del contratto di lavoro individuale e quelle contenute nella lettera di distacco, che deve essere firmata da entrambe le parti.
Inoltre, a seconda del Paese in cui vai a lavorare, bisogna verificare se ci siano regole straniere che devono essere applicate anche ai lavoratori in distacco.
In Europa, ad esempio, vanno sempre applicate, quando più favorevoli per il lavoratore, le norme estere in materia di orario di lavoro, stipendio minimo, ferie, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, tutela della maternità e non discriminazione.
La differenza tra distacco e trasferta all’estero sta proprio nello svolgimento della prestazione di lavoro.
Nel primo caso, sono coinvolti tre soggetti:
Nel caso della trasferta, invece, prevale sempre e comunque il rapporto di lavoro tra te e la tua azienda, senza esserci alcun soggetto terzo anche nel caso in cui sia all’estero.
Il datore di lavoro, infatti, in occasione di una trasferta non ti manda a lavorare per un’altra azienda, ma semplicemente a svolgere la tua attività lavorativa, per un tempo circoscritto, in una zona diversa da quella del Comune dove lavori tutti i giorni.
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