L’INPS ha indicato quali sono i presupposti per poter ottenere la disoccupazione anche in caso di dimissioni volontarie del lavoratore padre
Quando si parla di dimissioni nel contesto lavorativo, si pensa spesso alla figura della madre, soprattutto nei primi anni di vita di un figlio.
Ma anche i padri lavoratori, in particolari situazioni, possono presentare le proprie dimissioni beneficiando di specifiche tutele.
Il diritto del lavoro, infatti, riconosce anche al padre alcune garanzie che rendono questo passaggio meno gravoso, soprattutto quando si verificano eventi come la nascita di un figlio o l’affidamento.
È importante sapere che non si tratta di dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More “ordinarie”: esistono regole precise, modalità da seguire e tempistiche da rispettare. Tutto questo ha lo scopo di proteggere il lavoratore e la sua famiglia.
Con la circolare numero 53 del 20 marzo 2023 l’INPS ha definitivamente chiarito che il lavoratore padre che ha chiesto le dimissioni e che ha usufruito del congedo di paternità ha diritto alla disoccupazione.
Si tratta di una delle novità più importanti introdotte dal decreto legislativo 105/2022 che è intervenuto su molteplici disposizioni del Testo UnicoL’insieme delle norme che disciplinano una specifica materia. Oltre al TU per la maternità, in tema di materie giuslavoristiche, sono di primaria importanza i testi unici sulla sicurezza sul lavoro e sull’assicurazione degli infortuni infortuni sul lavoro. More sulla maternità e paternità.
Attenzione però, c’è un periodo di tempo ben definito per poter avere l’accesso alla disoccupazione anche in caso di dimissioni.
Anzitutto, dobbiamo cercare di capire cosa siano i congedi a cui può accedere il padre, per poi capire i casi in cui le dimissioni lavoratore padre sono tutelate giuridicamente ed economicamente.
Le dimissioni del padre con figlio inferiore a 1 anno rientrano in un periodo molto sensibile, che il legislatore ha deciso di tutelare particolarmente. In questo periodo, infatti, vige il divieto di licenziamento, ma anche le dimissioni hanno delle tutele rafforzate.
In questa situazione, il lavoratore padre ha diritto ad alcune tutele analoghe a quelle previste per la madre, tra cui:
Le tue dimissioni in quanto lavoratore padre entro l’anno del bambino devi quindi presentarle nel rispetto delle procedure previste dalla normativa, e garantiscono un trattamento protetto, volto a tutelare la genitorialità e l’equilibrio familiare nei primi mesi di vita del figlio.
Anche le dimissioni rassegnate dopo l’anno di vita del figlio, ma entro il terzo, hanno delle tutele speciali.
In questo caso, infatti, verrà meno la tutela economica data dalla possibilità di percepire la Naspi e l’indennità sostitutiva. In egual modo, per essere valide, le dimissioni dovranno però essere convalidate presso l’Ispettorato Nazionale del Lavoro.
I congedi a favore del lavoratore padre sono due.
Il primo è il congedo obbligatorio è previsto dall’articolo 27-bis del D.lgs n. 151 del 2001 che prevede che dai due mesi precedenti la data presunta del parto ed entro i cinque mesi successivi possa non andare al lavoro per dieci giorni lavorativi, non frazionabili a ore, ma con la possibilità di averli in via non continuativa.
Inoltre, si può ottenere il congedo entro lo stesso arco temporale, anche in caso di morte prematura del figlio.
Questo permesso è utilizzabile anche se contemporaneamente la madre sta utilizzando il congedo di maternità e anche nell’ipotesi in cui il padre abbia chiesto e usufruito del congedo alternativo.
La disposizione normativa prevede che in quanto padre che intende utilizzare il congedo comunichi in forma scritta oppure tramite i sistemi informativi aziendali, i giorni in cui intendi farlo, con un anticipo non minore di cinque giorni.
Il congedo di paternitàÈ il diritto del padre lavoratore di astenersi dal lavoro per tutta o una parte della durata del congedo di maternità, ed è riconosciuto in casi specifici. More alternativo è disciplinato dall’articolo 28 del Testo Unico, che riconosce al padre lavoratore il diritto di astenersi dal lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte residua che sarebbe spettata alla madre in alcuni casi particolari: ad esempio, in caso di morte, grave infermità, abbandono della madre, oppure in caso di affidamento esclusivo del bambino al padre.
La norma precisa anche che, per poter usufruire di questo diritto, devi presentare al tuo datore di lavoro una certificazione che dimostri la sussistenza di uno di questi presupposti. Solo così potrai accedere al congedo in via alternativa a quello della madre.
Nel caso in cui, in quanto padre lavoratore, decida di dimetterti entro il primo anno di vita di tuo figlio, la normativa ti riconosce una tutela importante: non sei obbligato a dare il preavviso.
Questo significa che puoi interrompere il rapporto di lavoro con effetto immediato, senza dover rispettare i termini previsti dal tuo contratto individuale o dal contratto collettivo nazionale.
L’esonero dal preavviso ti protegge anche dal punto di vista economico: non subirai trattenute per la mancata osservanza dei termini e, anzi, ti spetterà l’indennità sostitutiva del preavviso, cioè una somma pari a quanto avresti percepito lavorando durante il periodo di preavviso.
Si tratta di una misura che rientra nel più ampio sistema di tutele a favore della genitorialità, in particolare nei primi dodici mesi dalla nascita o dall’ingresso del bambino in famiglia.
Quando una lavoratrice madre presenta le dimissioni nel primo anno di vita del figlio, ha diritto a dimettersi senza dover rispettare il periodo di preavviso e senza che venga applicata alcuna indennità sostitutiva di preavviso a suo carico.
In pratica, non deve lavorare i giorni di preavviso né subire trattenute in busta paga per l’eventuale mancato rispetto. Lo stesso principio si applica anche al lavoratore padre che si dimette entro l’anno del bambino, nelle situazioni specificamente tutelate dalla legge, e cioè quando ha fruito di uno dei due congedi spiegati in precedenza.
In entrambi i casi, il sistema mira a garantire un’uscita dal lavoro che sia il meno impattante possibile con l’economia della famiglia.
Così come nel caso della lavoratrice madre, per comunicare le tue dimissioni in quanto lavoratore padre non servono formule particolari. Non c’è quindi un esempio di lettera di dimissioni lavoratore padre uguale per tutti.
Ti basta comunicare per iscritto la tua decisione all’azienda e completare la procedura telematica di convalida presso l’Ispettorato del Lavoro.
All’interno della lettera di dimissioni che darai al tuo datore di lavoro, è comunque buona norma indicare i dati tuoi e quelli dell’azienda, la data, la tua firma.
Una volta consegnata la lettera al datore di lavoro, chiedine una copia timbrata e controfirmata. Dovrà poi essere chiara la tua intenzione di dimetterti dal rapporto di lavoro.
Ricorda che la comunicazione scritta all’azienda è un atto che, preso singolarmente, non basta per produrre effetti sul tuo rapporto di lavoro.
Fino all’età di 3 anni del bambino, infatti, le dimissioni devono essere formalizzate esclusivamente attraverso il portale telematico dell’Ispettorato del lavoro (ITLSono gli uffici provinciali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’agenzia che si occupa a livello statale della tutela e della sicurezza sui luoghi di lavoro. More), con la relativa convalida.
La convalida di dimissioni del lavoratore padre è obbligatoria, e per completare la richiesta, dovrai allegare:
L’ITL, dopo aver analizzato i documenti, ti convocherà per un colloquio, che può essere online o in presenza, per accertarsi che tu abbia deciso di dimetterti in modo volontario e consapevole.
Se tutto dovesse essere regolare, entro 45 giorni dall’invio della richiesta, riceveresti un documento che convalida le dimissioni, inviato sia a te che al tuo datore di lavoro. Da quel momento, le dimissioni saranno considerate valide, e il rapporto di lavoro terminerà dalla data indicata nella tua comunicazione.
Un aspetto importante da chiarire riguarda il rapporto tra dimissioni lavoratore padre e NASpI, ovvero l’indennità mensile di disoccupazione prevista dall’INPS.
In generale, le dimissioni volontarie non danno diritto alla NASpI, ma esistono eccezioni precise, tra cui rientrano quelle presentate dal padre entro il primo anno di vita del figlio. Una volta convalidate le dimissioni e cessato il rapporto, potrai far richiesta di accedere all’indennità di disoccupazione prevista.
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