Guida completa per dare le dimissioni durante il periodo protetto della maternità
La maternità è un periodo cruciale nella vita di una donna, e comprendere quali sono i tuoi diritti in questa fase delicata è fondamentale per compiere i primi passi in serenità.
Può succedere che, una volta rientrata al lavoro, ti accorgi di essere stata spostata a mansioni molto inferiori rispetto a quelle che svolgevi prima, oppure che l’azienda ti riservi un trattamento discriminatorio, nonostante questo sia vietato dalla legge.
Può succedere, al contrario, che l’azienda ti assicuri tutte le tutele previste dalla legge, ma vuoi dedicare più tempo alla crescita di tuo figlio e, per questo, decidi di mettere fine al rapporto di lavoro. In questo caso puoi dare le dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More durante il periodo di maternità, e cioè dopo aver partorito, ma anche prima: la legge ti permette di dare anche le dimissioni in gravidanza.
Sapere cosa fare in questi casi è molto importante, ma può essere un caos. Nell’articolo di oggi capiremo come dare le dimissioni volontarie in gravidanza, studiando le procedure, le differenze tra contratti a tempo indeterminato e determinato, se devi rispettare il preavviso e se hai diritto o meno a presentare domanda di NASpI. Iniziamo!
Il tema della maternità e dimissioni è sempre molto caldo e va affrontato con un approccio multiplo: da un lato dobbiamo prendere in considerazione le regole delle dimissioni volontarie in maternità e dall’altro quelle della maternità obbligatoria e del congedo parentale contenute nel Testo Unico.
Come neomamma potresti chiederti se puoi presentare le dimissioni in maternità. La risposta è sì, e questa è una delle tutele che la legge italiana prevede per le lavoratrici in gravidanza o con figli piccoli a patto che la decisione sia volontaria e non imposta dal datore di lavoro.
Per poter usare questo diritto, però, devi seguire una procedura e cioè quella di convalida delle dimissioni nel cosiddetto “periodo protetto” in cui interviene l’Ispettorato Nazionale del Lavoro competente per territorio. Il periodo protetto comprende:
Durante questo arco di tempo, puoi dimetterti ma, affinché le dimissioni possano produrre i loro effetti, devono essere convalidate. Cosa vuol dire? Che l’Ispettorato, organizzando dei colloqui con te, si assicura che la volontà di interrompere il rapporto di lavoro sia solo tua e non imposta da un tuo superiore oppure dal datore di lavoro. Lo scopo, infatti, è quello di prevenire pressioni da parte dell’azienda e garantire che la tua decisione sia libera e consapevole.
Dare le dimissioni in gravidanza con contratto a tempo indeterminato, non è la stessa cosa di rassegnarle con un contratto a termine. Le procedure per le dimissioni, infatti, cambiano in base al tipo di contratto:
In entrambi i casi, se le dimissioni avvengono durante il periodo protetto, è necessaria la convalidaDichiarazione o conferma di validità compiuta da un organo superiore o di controllo. More presso l’Ispettorato. Non ti preoccupare: vedremo nel dettaglio di cosa si tratta nei paragrafi successivi.
La maternità facoltativa, o congedo parentale, è il periodo successivo alla maternità obbligatoria durante il quale puoi astenerti dal lavoro per prenderti cura del bambino. Se decidi di dare le dimissioni in maternità facoltativa, devi fare attenzione alle tempistiche.
Vale la pena ricordare, infatti, che il congedo parentaleÈ il diritto, riconosciuto in capo a entrambi i genitori, di astenersi dal lavoro facoltativamente e contemporaneamente entro i primi anni di vita del bambino. More può essere usato fino ai 12 anni di età dei figli, mentre la tutela prevista in caso di dimissioni durante la maternità è garantita solo fino al primo anno.
Questo vuol dire che potrai porre fine al rapporto di lavoro con effetto immediato e chiedere la NASpILa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More solo se dai le dimissioni entro l’anno di vita di tuo figlio e sempre rispettando la procedura di convalida presso l’Ispettorato. Per il periodo successivo all’anno, ma entro i tre anni di tuo figlio, l’unica tutela prevista è quella della convalida sempre presso l’Ispettorato.
È importante notare che, durante la maternità facoltativa, hai diritto a un’indennità economica da parte dell’INPS e il fatto che ti dimetta non vuol dire che debba restituire quanto già percepito.
Durante il periodo protetto, quando presenti le dimissioni non sei tenuta a rispettare il periodo di preavviso normalmente previsto. Questo significa che puoi andartene subito, senza dare alcun preavviso al datore di lavoro. Inoltre, il datore di lavoro è tenuto a pagare l’indennità sostitutiva del preavviso, come se fosse stato lui a recedere dal contratto.
Che cos’è l’indennità sostitutiva del preavviso? Parliamo di una somma pari all’importo della retribuzione che ti sarebbe spettata per i giorni che hai lavorato durante il preavviso. In genere viene calcolata considerando anche le provvigioni, i premi di produzione e ogni altro compenso di tipo continuativo, tranne i rimborsi spese.
Questa regola cerca di offrirti una tutela economica, offrendo maggiore flessibilità e sicurezza durante un periodo delicato come la maternità.
Come più volte accennato, se decidi di tua spontanea volontà di porre fine al rapporto di lavoro, dovrai rispettare una procedura di convalida delle dimissioni maternità.
In questa fase interviene l’Ispettorato Nazionale del Lavoro competente per territorio perché serve avere la certezza che l’atto compiuto da te sia volontario e non imposto da una cultura aziendale tossica o mobbizzante.
Attenzione: senza questa convalida, le dimissioni sono nulle e il rapporto di lavoro continua a esistere.
La procedura prevede due step fondamentali:
Ricorda: questa procedura deve essere fatta per tutte le dimissioni volontarie che partono dall’inizio della gravidanza fino ai tre anni di vita del figlio. Solo entro il primo anno di vita potrai anche presentare domanda di disoccupazione.
Veniamo ora a un altro grande tema e cioè se mi licenzio ho diritto alla disoccupazione? In primo luogo, è corretto dire “se mi dimetto” perché quando chi lavora decide di porre fine volontariamente al rapporto di lavoro si parla di dimissioni. Al contrario, quando a porre fine al rapporto è il datore di lavoro, si può parlare di licenziamento.
Premesso questo, vediamo cosa succede in caso di dimissioni in maternità e NASpI.
La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è l’indennità di disoccupazione riconosciuta a coloro che perdono involontariamente il lavoro. C’è un altro requisito da rispettare e cioè quello di avere almeno 13 settimane di contributi INPS versati nei 4 anni precedenti l’evento.
Sembrerebbe, quindi, che in caso di dimissioni la NASpI non spetti. C’è però un’eccezione a questa regola: le dimissioni durante il periodo protetto.
Dunque, la neomamma, ma anche il neopapà, ha diritto alla NASpI, a patto che:
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