Chi lavora nella fascia oraria notturna deve essere tutelato e rimborsato del disagio
La legge definisce che cosa si intende per lavoro notturno. La definizione è presente nell’articolo 11 del decreto legislativo 66/2003, ossia il testo normativo dedicato all’orario di lavoro. Il lavoro notturno è l’attività lavorativa svolta a cavallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino per almeno 7 ore consecutive. Ad esempio, il lavoro notturno, quindi, potrebbe essere quello svolto tra le 22:00 e le 05:00 oppure tra le 23:00 e le 06:00 oppure tra le e le 21.00 e le 4.00.
Solo alcune persone possono svolgere il lavoro notturno, ma per aiutarti a capire se sei anche tu tra queste persone, vediamo chi non può lavorare di notte:
Invece, non c’è un divieto legale, ma puoi rifiutarti di svolgere il lavoro notturno se:
Un altro aspetto del lavoro notturno riguarda la tua condizione di salute. Per poter svolgere lavoro notturno devi avere comunque l’idoneità sanitaria al lavoro, valutata dal medico competente, dopo aver svolto visite mediche preventive e periodiche.
Secondo l’articolo 14 del decreto legislativo 66/2003, il tuo datore di lavoro deve controllare il tuo stato di salute a sue spese, visto che lavori di notte. Questi controlli vengono fatti prima che tu inizi il lavoro notturno e poi almeno ogni due anni, per assicurarsi che tu non abbia problemi di salute legati a questo tipo di lavoro. Durante il turno notturno, il tuo datore di lavoro deve anche garantirti lo stesso livello di sicurezza e protezione che c’è durante il giorno.
Quindi, in occasione della visita medica, potresti essere dichiarato non idoneo al lavoro notturno.
Quali sono le patologie che comportano l’inidoneità al lavoro notturno? Non esiste un elenco normativo delle malattie che automaticamente escludono l’idoneità al lavoro di notte. È compito del medico competente accertare, di volta in volta e in base alle condizioni soggettive di salute, se sei idoneo o meno al lavoro notturno.
La particolarità dell’orario di lavoro notturno riguarda l’esistenza di precisi limiti e condizioni. Infatti non sempre puoi lavorare in orario notturno e non è detto che tu debba svolgere il lavoro notturno.
Innanzitutto deve essere rispettato un primo limite: il lavoro notturno non può superare in media le 8 ore giornaliere nell’arco di 24 ore, considerando una media settimanale.
Facciamo un esempio: lunedì, hai un turno di lavoro notturno dalle 22.00 alle 6.00; martedì non puoi fare dalle 21.00 alle 6.00 perché, sfioreresti le 8 ore nel turno del secondo giorno, mentre potresti di nuovo lavorare dalle 22.00 alle 6.00 perché, in questo caso, viene rispettato il limite massimo di 8 ore.
A tal proposito l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha chiarito con la nota n.1438 del 2019 che il riferimento temporale rispetto al quale calcolare la media delle ore è la “settimana lavorativa” (su 6 giorni lavorativi) in mancanza di una definizione normativa o contrattuale specifica.
L’azienda deve osservare e rispettare precisi obblighi per poterti chiedere di lavorare di notte:
Sì, la legge prevede che ogni ora di lavoro nella fascia notturna venga retribuita con una maggiorazione percentuale. L’ammontare della maggiorazione e il trattamento economico sono disciplinati dal CCNL applicato in azienda.
Ad esempio, il CCNL Pubblici esercizi, ristorazione e turismo prevede che le ore di lavoro prestato tra le 24:00 e le ore 06:00 vengano retribuite con l’applicazione di una maggiorazione oraria pari al 25% della retribuzione. Il CCNL Metalmeccanici industria prevede una maggiorazione del 20% per le ore lavorate dalle 22.00 a mezzanotte e del 30% per tutte quelle successive.
In Italia esiste una normativa che riconosce i lavori notturni come usuranti, ovvero il Decreto Legislativo n. 67 del 2011, che disciplina l’accesso anticipato alla pensione per i lavoratori impiegati in attività usuranti. In particolar modo, questo decreto include anche i lavoratori notturni tra le categorie che possono beneficiare di agevolazioni pensionistiche.
Secondo questa normativa, il lavoro notturno è considerato usurante se:
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