Turni di lavoro: entro quando devono essere comunicati

Turni di lavoro: entro quando devono essere comunicati
(foto Shutterstock)

Quando un lavoratore lavora su turni, il datore deve comunicarglieli con adeguato anticipo, così che la persona possa organizzare il proprio tempo libero

Il lavoro su turni è una modalità di organizzazione del lavoro diffusa in tutte quelle attività che richiedono la presenza di personale per più di otto ore consecutive.

Particolare attenzione è richiesta in fase di comunicazione. L’assegnazione dei turni, infatti, ha delle conseguenze sulla vita personale dei lavoratori, che hanno il diritto di conoscere con ragionevole anticipo quando dovranno essere presenti in azienda e quando invece potranno dedicarsi al tempo libero.

Gli orari di servizio e chi li stabilisce

Per orario di lavoro si intende il periodo in cui il lavoratore è in servizio e a disposizione del datore, con l’obbligo di esercitare la sua attività o le sue funzioni.

Quindi, al contrario, qualsiasi periodo che non rientra in questo lasso di tempo è definito come periodo di riposo.

L’orario lavorativo è stabilito dal datore, tenuto conto dei limiti imposti dalla legge e dalla contrattazione collettiva, che regolano la durata normale e massima settimanale, le pause e i vari riposi.

La legge fissa l’orario normale di lavoro in 40 ore settimanali. Tuttavia, i contratti collettivi possono stabilire una durata diversa.

Cos’è il lavoro a turni?

Esso consiste in un metodo di organizzazione del lavoro in base al quale diversi lavoratori sono occupati nello stesso posto di lavoro secondo un determinato ritmo. 

Il ritmo può essere di tipo «continuo» o «alternato». I lavoratori a turni eseguono la loro mansione in ore differenti su un periodo determinato di giorni o di settimane. 

Il lavoro a turni è disciplinato principalmente dai contratti collettivi. Nel rispetto di quanto previsto dal CCNL, il datore è libero di organizzare la turnazione dell’azienda, fermo restando il dovere generale di buona fede e il divieto di discriminazione. Ciò significa che anche per i lavoratori turnisti si applicano le regole generali previste per tutte le categorie di lavoratori sull’orario di servizio e sui riposi.

In altre parole, i lavoratori turnisti hanno diritto, al pari degli altri lavoratori subordinati, alle pause intermedie, al riposo giornaliero e a quello settimanale come stabilito dal contratto collettivo di riferimento.

Quanto prima devono essere comunicati i turni? 

Non c’è una norma specifica che imponga al datore di lavoro di comunicare in anticipo i turni di servizio, tuttavia il datore è comunque tenuto a comportarsi, nell’esecuzione del contratto, secondo buona fede e correttezza. 

Quindi, anche se il datore ha un certo grado di autonomia e di elasticità nel programmare gli orari di lavoro, non può comunicare i turni di lavoro ai propri dipendenti all’ultimo minuto. Infatti, deve informarli con un adeguato anticipo in modo da dar loro la possibilità di organizzarsi, anche ai fini del riposo e della gestione della famiglia. Generalmente anche i contratti collettivi indicano le tempistiche da rispettare.

Inoltre, dal 1° agosto scorso, il datore di lavoro è tenuto a informare il lavoratore anche nella lettera di assunzione in modo chiaro e trasparente sulla programmazione dell’orario di lavoro normale. Nello specifico, sui turni in cui il lavoratore sarà chiamato a lavorare e le ipotesi in cui potrà essere cambiato di turno.

Anche la Cassazione ha ribadito l’importanza di comunicare la turnazione con ragionevole anticipo, in modo tale da consentire ai lavoratori di programmare il proprio tempo libero. Questa è un’esigenza costituzionalmente tutelata, poiché lo svolgimento di attività sportive, ricreative, culturali, sociali, politiche, scolastiche ecc. da parte del lavoratore hanno un notevole impatto sociale.

Ne consegue che, in assenza di una tempestiva comunicazione dei turni di servizio, il lavoratore ha diritto a vedersi riconosciuto un risarcimento. In questo caso, però, il lavoratore deve dimostrare di aver subito un danno dall’organizzazione non tempestiva degli orari di lavoro.

 

 

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