Turni di lavoro: tutto quello che c’è da sapere

Turni di lavoro
(foto Shutterstock)

I turni di lavoro sono un aspetto fondamentale per la vita lavorativa di molti: chi li decide e come vengono stabiliti?

Nel contesto lavorativo è molto importante rispettare l’orario di lavoro perché questo è strettamente connesso con il diritto al riposo e con l’esigenza non trascurabile di chi lavora di potere organizzare la propria vita privata

Nella disciplina dell’orario di lavoro rientra anche quella del lavoro su turni, che è una modalità di organizzazione diffusa nelle aziende che hanno bisogno di personale per più di otto ore consecutive. Pensiamo, ad esempio, a quelle realtà che non chiudono mai perché il ciclo produttivo non ha una fine, ma è costante.

È bene sapere, in questi casi, che la legge permette di firmare ogni tipo di accordo per l’organizzazione dell’orario, ma nel pratico sono i CCNL a stabilire tutte le regole e i vincoli da rispettare. 

In questo articolo andiamo a scoprire cosa sono i turni di lavoro e chi deve definirli, come sempre con qualche esempio pratico per capire meglio le regole. Iniziamo!

Cosa sono i turni di lavoro? 

Il lavoro a turni è un metodo di organizzazione del lavoro in base al quale diversi lavoratori sono occupati uno di seguito all’altro negli stessi posti di lavoro, secondo un determinato ritmo

In parole più pratiche, non ci sarà una settimana ordinaria di lavoro in cui i dipendenti lavorano otto ore al giorno dal lunedì al venerdì o al sabato, ma devono rendere la loro prestazione a orari diversi, nel rispetto di specifiche turnazioni organizzate su un periodo determinato di giorni o di settimane.

Questo sistema è molto frequente in settori come, ad esempio, quello medico sanitario e metalmeccanico.

L’azienda che, per questioni legate al proprio ciclo produttivo, vuole instaurare turnazioni di lavoro, deve rispettare diverse disposizioni: prime fra tutte le regole sull’orario normale di lavoro, sulle pause e sui riposi previste dalla legge e poi tutte quelle contenute nel contratto collettivo di settore applicato.

Esistono tre sistemi di turnazione del lavoro.

  • Turno unico: è ottimo per quelle aziende che tengono aperti gli impianti per 6 giorni lavorativi, mantenendo gli orari di lavoro entro il massimo contrattualmente previsto. In pratica, quattro lavoratori si alternano su tre posti di lavoro.
  • A squadre: in questo caso, un gruppo di lavoratori sta nella stessa postazione di lavoro nel corso della medesima giornata, in pratica avremo un turno alla mattina, uno al pomeriggio e uno di notte. Questo sistema è tipico, ad esempio, dei reparti ospedalieri.
  • Ciclo continuo: è perfetto per le realtà in cui gli impianti funzionano sempre, tutti i giorni. In queste situazioni, è importante che ogni postazione di lavoro sia sempre coperta.

Organizzare il lavoro su turni, dunque, non è una cosa semplice e banale: è importante che l’azienda conosca tutte le norme da applicare in modo da assicurare un lavoro equo ed equilibrato ai propri dipendenti. 

Chi decide i turni di lavoro 

Il datore di lavoro è libero di scegliere i turni della propria azienda, nel rispetto dei limiti e delle regole stabilite dalla legge e dai CCNL

Questo potere, però, non può essere illimitato: anche i lavoratori hanno diritto al riposo oltre al bisogno di organizzare il proprio tempo libero e la propria work-life balance. 

Il decreto legislativo che in Italia regola la materia dell’orario di lavoro, infatti, fissa tre limiti molto importanti: 

  • l’orario normale di lavoro è pari a 40 ore settimanali. I contratti collettivi, tuttavia, possono stabilire una durata diversa;
  • il riposo giornaliero è pari a undici ore consecutive ogni ventiquattro ore. Per chi lavora su turni, il riposo parte dall’ora di sostituzione e/o cambio turno; 
  • il riposo settimanale, infine, deve essere pari a ventiquattro ore consecutive ogni sette giorni, di norma da fare di domenica. Nel caso del lavoro a turni, però, c’è un’eccezione alla regola. L’articolo 9 del decreto citato, infatti, dice che non è possibile rispettare questa cadenza per i lavoratori che, tra la fine del servizio di un turno o di una squadra e l’inizio del successivo, non possono godere di periodi di riposo giornaliero o settimanale. 

Si capisce bene, perciò, che l’organizzazione aziendale deve essere strutturata sul rispetto di questi limiti e non solo sulle esigenze del datore di lavoro e di turnazione del lavoro

Quando devono uscire i turni di lavoro  

La legge non offre delle regole chiave in materia di lavoro su turni. Proprio per questo motivo gran parte delle istruzioni che il datore di lavoro deve seguire sono contenute nei singoli CCNL di settore

In ogni caso, devono essere sempre rispettati il principio di buona fede e il divieto di discriminazione, in base ai quali chi lavora su turni non può ricevere trattamenti peggiorativi rispetto ai propri colleghi che non lavorano su turni. 

Cosa vuol dire questo nel concreto? Che oltre al rispetto dei riposi giornalieri, settimanali e delle pause intermedie, hai diritto anche a un congruo preavviso per la comunicazione dei turni

Comunicazione turni di lavoro normativa  

La questione è un po’ complessa, perché, come abbiamo già chiarito nel paragrafo precedente, il legislatore non ha previsto una legge che obbliga il datore di lavoro a comunicare in anticipo i turni prescelti. 

Detto questo, non è possibile comunicare ai propri dipendenti il programma turni di lavoro o eventuali variazioni all’ultimo minuto, proprio in applicazione di quel principio di correttezza e buona fede di cui abbiamo parlato poco sopra.

Per questo motivo, l’azienda deve rispettare un congruo preavviso

Non essendoci riferimenti di legge sul punto, si fa riferimento alla prassi e cioè a quello che normalmente si fa: è buon uso garantire un preavviso di almeno 24 ore antecedenti l’inizio della prestazione lavorativa. 

Ma è davvero così? Beh, dovrebbe, perché anche la Corte di Cassazione, cioè uno degli organi più importanti della magistratura italiana, ha ribadito che la comunicazione dei turni di lavoro senza congruo preavviso lede la dignità di chi lavora e cioè un diritto tutelato dalla Costituzione

La stessa Cassazione, però, ammette la comunicazione anche poche ore prima, se poi provvede a compensare il disagio procurato con un maggior riposo in base a quanto stabilito dal CCNL. 

La tua azienda, quindi, dovrebbe essere dotata di due cose principalmente: 

  • uno schema dei turni di lavoro. Questo deve essere reso pubblico in modo che tutti possono capire se la propria prestazione lavorativa sia inserita o meno nel quadro del lavoro a turni;
  • un buon sistema di comunicazione. Una volta stabilito un calendario turni, è importante comunicarlo in modo efficace. L’informazione deve essere chiara, semplice e tempestiva. 

Riguardo all’ultimo punto, non c’è un metodo migliore o peggiore dell’altro per rendere questa comunicazione, perché l’azienda è libera di scegliere il metodo che più si adegua al suo impianto. 

Alcune aziende, ad esempio, utilizzano semplicemente l’email. Altre, un pochino più strutturate, affidano tutto a un software HR o a specifiche app per turni di lavoro

La questione del preavviso non è un aspetto di poco conto: grazie a una buona e tempestiva organizzazione, riesci a organizzare il tuo lavoro in base ai carichi familiari e ai tuoi impegni personali.

Quante ore devono passare tra un turno e l’altro?  

Per rispondere a questa domanda, bisogna sapere a quale sistema di turni si è affidata l’azienda. 

Nell’ipotesi di sistema a turno unico è più semplice stabilire e capire l’inizio e la fine di un turno, appunto perché ve ne è solo uno e sono facilmente rispettati i riposi come possiamo vedere da questa tabella:

Questione più complessa, invece, riguarda gli altri sistemi. Pensiamo al caso in cui il dipendente che deve iniziare il turno successivo, sia assente. Cosa si può fare? Dipende cosa dice il CCNL

Quello della metalmeccanica, ad esempio, prevede che se stai per finire il tuo turno, puoi lasciare il posto di lavoro solo quando vieni sostituito e lo scambio deve avvenire entro un numero di ore pari alla metà del turno. 

Se la sostituzione non c’è, allora devi coprire l’intero turno.

Orario di lavoro turni e diritti  

Dal 1° agosto 2022, grazie al “Decreto Trasparenza”, nella lettera di assunzione deve essere indicata in modo chiaro e trasparente tutta la programmazione dell’orario di lavoro normale. 

Nello specifico vanno riportati nero su bianco: 

  • i turni in cui sarai chiamato a lavorare; 
  • le ipotesi di cambio turno.

Per quanto riguarda la retribuzione, invece, chi lavora su turni ha diritto a una paga un po’ più alta

Si tratta di una maggiorazione della retribuzione stabilita in base alle regole del CCNL

Questo compenso è compreso nella normale retribuzione quindi se ne tiene conto per tutti gli altri elementi retributivi: calcolo straordinari, ratei delle mensilità aggiuntive, imponibili contributivo e fiscale e TFR.  

Possono obbligarmi a fare i turni?  

Dipende cosa dice il CCNL sul tema. 

Se prendiamo a riferimento sempre quello dell’Industria metalmeccanica i lavoratori “non potranno rifiutarsi all’istituzione di più turni giornalieri. Il lavoratore deve prestare la sua opera nelle ore e nei turni stabiliti anche se questi siano predisposti soltanto per determinati reparti.” 

Al di là di quello che è stabilito dal contratto collettivo, prestiamo attenzione anche in fase di colloquio: è l’occasione perfetta per chiedere se è necessario garantire dei turni e/o per informarsi sull’organizzazione dell’orario di lavoro. 

Cosa fare in caso di turni di lavoro non equi? 

Non tutti possono svolgere un lavoro su turni. 

Le lavoratrici in maternità, ad esempio, per legge non possono essere impiegate in turni notturni cioè quelli previsti dalle 22:00 alle 06:00 del mattino. 

Questo divieto è previsto chiaramente dal Testo Unico della maternità e paternità (d.lgs. 151/2001) e vale dall’accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. 

Ma non solo: non possono mai essere obbligate a rendere un turno notturno le lavoratrici

  • madri di un figlio minore di tre anni;
  • che sono l’unico genitore affidatario di un figlio convivente con meno di dodici anni;
  • che hanno a proprio carico una persona disabile.

Cosa succede se non viene rispettato questo divieto? la sanzione è molto grave, perché il datore di lavoro può essere arrestato con una pena che va da un minimo di due ad un massimo di quattro mesi. 

Si può fare la richiesta di un turno fisso? 

Sì, in Italia esistono diversi sistemi di turni tra cui quello a turno unico

Questo sistema è molto utilizzato nelle aziende che tengono aperti gli impianti per 6 giorni lavorativi, mantenendo gli orari di lavoro entro il massimo contrattualmente previsto

In pratica, quattro lavoratori si alternano su tre postazioni di lavoro diverse, mantenendo un giorno di riposo a testa più un giorno di chiusura aziendale, che potrebbe ricadere nella giornata di domenica. 

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