Le ferie sono un diritto irrinunciabile, ma cosa succede se non le utilizziamo tutte?
Le ferie sono un diritto garantito dalla Costituzione, riconosciuto a ogni lavoratore. Servono per permetterti di riposare, recuperare le energie psico-fisiche e staccare dal lavoro.
Se lavori, il periodo minimo di cui hai diritto è di 4 settimane e i contratti collettivi possono prevedere un periodo più lungo, ma in nessun caso possono accorciarlo.
Ma cosa succede se non utilizzi le ferie entro il periodo previsto? Le ferie non godute possono diventare un problema, sia per te che per l’azienda, se non vengono gestite correttamente. La legge stabilisce regole precise su questo tema, indicando come il datore di lavoro deve comportarsi e in quali casi il mancato utilizzo delle ferie può trasformarsi in un costo invece che in un beneficio.
Le ferie non godute sono i giorni di riposo che hai maturato durante l’anno, ma che non hai utilizzato entro il termine stabilito dalla legge o dal contratto collettivo. In Italia, hai diritto ad almeno quattro settimane di ferie all’anno, da utilizzare per riposarti e fare una pausa dal lavoro.
Le ferie non godute includono anche quelle maturate negli anni precedenti ma non ancora utilizzate, che, in termini tecnici, si definiscono “non fruite”.
La legge garantisce un periodo minimo di 4 settimane di ferie all’anno, ma questo può aumentare in base a fattori come il CCNL applicato in azienda.
Può succedere, però, che alcune ferie rimangano arretrate. In questi casi, le ferie non godute si sommano a quelle degli anni precedenti, facendo crescere il contatore ferie, che di solito trovi nella parte bassa della tua busta paga. Questo contatore tiene traccia di tutte le ferie che hai accumulato, espresse in giorni o ore, e che non sono ancora state utilizzate. Le ferie arretrate, quindi, non vanno perse.
Se hai un lavoro dipendente, ci sono regole precise su come utilizzare le ferie maturate. In generale, devi prendere:
Facciamo un esempio: se nel 2024 maturi 4 settimane di ferie, 2 di queste devono essere utilizzate entro il 31 dicembre 2024, mentre le altre 2 settimane entro il 30 giugno 2026 (18 mesi dopo l’anno di maturazione).
È importante sapere che i contratti collettivi possono prevedere tempi più lunghi per utilizzare le ferie, ma mai termini più brevi rispetto a quelli stabiliti dalla legge.
Le ferie non godute entro i 18 mesi previsti dalla legge, o entro il termine più ampio stabilito dai contratti collettivi, possono essere utilizzate in un momento successivo.
Tuttavia, per le ferie arretrate, il datore di lavoro deve comunque calcolare e versare i contributi INPS, come se fossero già state utilizzate. Questo significa che, anche se non hai ancora utilizzato le ferie, per l’ente previdenziale è come se lo avessi fatto. Di conseguenza, l’azienda si trova a sostenere un costo anticipato, seppur temporaneo.
Proprio per questo motivo, il tuo datore di lavoro potrebbe sollecitarti a prendere le ferie arretrate, per evitare di accumulare costi aggiuntivi.
Le ferie sono un diritto costituzionale, quindi non puoi rinunciare a prenderle. Questo significa che non puoi chiedere di ricevere denaro al posto delle giornate di riposo, nemmeno su tua richiesta.
Il Decreto Legislativo 66/2003, all’articolo 18-bis, ribadisce questo principio vietando la monetizzazione delle ferie. Inoltre, prevede sanzioni per i datori di lavoro che adottano questa pratica, considerata illecita.
Anche se potrebbe sembrare una limitazione, il divieto di monetizzare le ferie serve a proteggere il tuo diritto al riposo e alla salute, rendendo le ferie un aspetto irrinunciabile del rapporto di lavoro.
Rispetto ai discorsi di monetizzazione delle ferie appena fatti, ci sono delle eccezioni, cioè dei casi in cui effettivamente avviene il pagamento delle ferie non godute:
In questi casi, quindi, ci potrebbe essere il pagamento delle ferie non godute.
Ma le ferie non godute quando vengono pagate? Nel caso di cessazione, al pari degli altri ratei di permessi non goduti, vengono pagate con il cedolino del mese di riferimento al mese in cui si è finito di lavorare.
La monetizzazione delle ferie non godute è quindi possibile, ma nei ristrettissimi casi appena sopra elencati. La tassazione delle ferie non godute, in questo caso, sarà la stessa di quella calcolata sulla busta paga, venendo considerate al pari di giorni lavorativi.
Liquidazione TFR e ferie non godute
Quando il tuo rapporto di lavoro termina, hai diritto alla liquidazione del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e a un’indennità per le ferie non godute. Il TFR è una somma che il tuo datore di lavoro accantona ogni anno e ti corrisponde al momento della cessazione del contratto. Il suo calcolo si basa sulla tua retribuzione annua divisa per 13,5, con una rivalutazione annuale.
Se non hai utilizzato tutte le ferie maturate, ti spetta un’indennità sostitutiva. Questa si calcola moltiplicando il numero di giorni di ferie non godute per la tua retribuzione giornaliera. Ricorda, però, che su queste somme bisogna calcolare la tassazione ordinaria e il versamento dei contributi previdenziali.
Dunque, al termine del rapporto di lavoro, ricevi sia il TFR sia l’indennità per le ferie non godute, entrambe calcolate sulla base della tua retribuzione.
Il discorso cambia quando si parla di permessi non goduti. A differenza delle ferie, i permessi e le ex-festività non sono regolati dalla legge, ma dipendono dal Contratto CollettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More Nazionale di Lavoro (CCNL) applicato in azienda.
La quantità di permessi maturati varia in base al CCNL e, in alcuni casi, alle dimensioni dell’azienda. A differenza delle ferie, i permessi e le ex-festività non goduti possono essere liquidati, cioè puoi ricevere il pagamento delle somme corrispondenti alle ore o ai giorni non utilizzati.
In alcuni contratti collettivi, la liquidazione dei permessi avviene automaticamente, senza bisogno di una tua richiesta. Ad esempio, il CCNL Terziario Confcommercio prevede che i permessi maturati e non utilizzati nell’anno precedente vengano pagati con il cedolino di giugno dell’anno successivo.
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