Il 14 gennaio è entrato in vigore il Decreto numero 5 del 2023 oggi conosciuto anche come “Decreto carburanti” o “Decreto trasparenza”.
Al suo interno il legislatore confermava, anche per l’anno 2023, il bonus benzina quale misura a favore dei cittadini per contrastare il rincaro dei prezzi del carburante. L’importo, pari a 200 euro una tantum, era completamente privo di tasse e contributi.
Questo però non è più vero. Nella fase di conversione del decreto, infatti, è stata introdotta una novità molto grande, ovvero che il bonus sarà conveniente solo dal punto di vista fiscale e non anche contributivo.
Questo cambio di rotta è chiaro sin dal primo articolo del testo approvato, nel quale si comprende che sull’importo del bonus dovrà essere versata la contribuzione piena.
Ma cosa significa nello specifico? Quali saranno le conseguenze di questa modifica legislativa? Scopriamolo insieme.
La risposta è no. Il Decreto continua a riconoscere la possibilità ai datori di lavoro privati di erogare ai propri dipendenti un importo massimo di 200 euro una tantum, utili per acquistare carburante per la propria auto.
Rimane invariata anche la previsione per cui, salvo diverso orientamento, l’importo è aggiuntivo rispetto ai 258,23 euro di fringe benefit che possono essere riconosciuti ancora una volta ai propri collaboratori.
Quanto detto, ovviamente non fa venir meno l’obbligo di rispettare le previsioni di legge, e in particolar modo le disposizioni contenute nell’articolo 51 comma 3 del TUIRTesto Unico Imposte sul Reddito che disciplina la tassazione dei redditi. More secondo cui, in caso di superamento di questo limite massimo, l’intero importo riconosciuto al dipendente verrà sottoposto a piena tassazione.
A partire dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre, il dipendente potrà ricevere un unico buono dal valore di 200 euro oppure più buoni singoli che, cumulati tra loro, compongono la somma.
Ricordiamo che il buono benzina può essere riconosciuto anche ad personam (cioè al singolo) senza necessità di specifici accordi contrattuali.
Attenzione: il modo con cui viene erogato rimane una scelta autonoma dell’azienda in base alle policy interne. Potranno quindi essere consegnati al lavoratore in diverse modalità: cartacei, elettronici, usa e getta oppure ricaricabili.
Come abbiamo specificato, un emendamento inserito dalla Camera dei deputati durante l’iter di conversione del Decreto 5/2023 ha previsto che l’esclusione dell’importo dei 200 euro dalla formazione del reddito del lavoratore dipendente “non rileva ai fini contributivi”.
Nello specifico, questo significa che sui 200 euro non si applicheranno i diversi scaglioni dell’IRPEF, con un sostanziale risparmio di soldi da parte del dipendente, ma verrà applicata l’aliquota prevista generalmente per i contributi INPS.
Quest’ultima varia da settore a settore e anche in base alle dimensioni dell’azienda e dell’inquadramento del lavoratore, ma nella gran parte dei casi è pari al 9,19% oppure al 9,49%.
Nel concreto: posto che il bonus può essere al massimo di 200 euro, se su tale importo si applica l’aliquota INPS del 9,19% otterrò una quota contributiva pari a 18,38 euro. Togliendo quest’ultimo valore dai 200 euro, si avrà un bonus “netto” pari a 181,62 euro.
Fermo restando quanto specificato per i contributi, diversa è la questione delle tasse, ovvero dell’IRPEF che il lavoratore deve pagare annualmente allo Stato.
Nel caso in cui l’azienda eroghi un importo maggiore ai 200 euro, allora non solo dovranno essere pagati i contributi, ma anche le tasse.
Per sapere quanto deve essere versato, infatti, viene preso a riferimento il reddito complessivo annuo e, in base a precise fasce di reddito, si applicheranno diverse percentuali. Queste sono:
Potranno godere del beneficio analizzato in questo articolo tutti i lavoratori dipendenti di datori di lavoro privati, indipendentemente dal reddito complessivo e dalla tipologia di rapporto di lavoro subordinato.
Attenzione: rimangono esclusi i soggetti operanti in azienda ma privi di un rapporto di lavoro subordinato, come ad esempio i tirocinanti.
Inoltre, ricordiamo che il bonus carburante non è un benefit obbligatorio per legge. Questo significa che l’azienda può decidere o meno di concederlo ai suoi dipendenti.
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