Pausa caffè: cos’è e come funziona

PAusa caffè
(foto Shutterstock)

I benefici della pausa al lavoro incidono sulla prestazione lavorativa, oltre che sulla salute e sul benessere

La pausa caffè è uno di quei momenti che, anche se durano solo pochi minuti, possono fare la differenza tra una giornata produttiva e una passata a fatica cercando di concentrarti.

In molti luoghi di lavoro è diventata un’abitudine consolidata, ma forse non sai che, oltre all’aspetto informale, la pausa può essere regolata dalla legge.

Le sue modalità dipendono dal contratto collettivo, dalla durata della tua giornata lavorativa e dal tipo di attività che svolgi.

Pausa caffè: cos’è

Per orario di lavoro si intende il periodo in cui sei al lavoro, a disposizione del datore e con l’obbligo di svolgere le tue mansioni.

Durante questo tempo, hai diritto a una o più pause, cioè a brevi momenti di riposo.

Il numero e la durata delle pause non sono sempre uguali, ma dipendono sia da quanto stabilito dalla legge, sia da ciò che prevede il contratto collettivo applicato.

In molti casi, la legge fissa delle regole minime, mentre i contratti collettivi possono prevedere tutele più ampie per chi lavora.

Esistono anche delle situazioni particolari, come quella di chi lavora davanti al computer, per cui le pause sono regolate in modo specifico perché hanno effetti sulla salute. Vediamo ora nel dettaglio cosa prevede la normativa.

Cosa dice la legge 626 sulla pausa caffè

Quando senti parlare di “legge 626 pausa caffè”, ci si riferisce al Decreto Legislativo 626/1994, una delle norme più importanti che l’Italia ha avuto in tema di salute e sicurezza sul lavoro. Questa legge è stata poi abrogata e sostituita dal D.Lgs 81/2008.

L’articolo 54 della vecchia legge non parlava direttamente di pausa caffè, ma stabiliva che hai diritto a delle pause durante l’orario di lavoro, soprattutto se svolgi attività continuative e ripetitive.

Il principio alla base è quello di tutelare il tuo benessere psicofisico, aiutandoti a ridurre lo stress e a prevenire la fatica.
Proprio da questo approccio sono nate, nel tempo, molte prassi aziendali che hanno introdotto la pausa caffè come momento di recupero, anche se non è regolata in modo rigido o uguale per tutti.

Quanto dura la pausa caffè?

La legge stabilisce che, se lavori per più di 6 ore consecutive, hai diritto ad almeno una pausa per recuperare le energie psico-fisiche.

La durata minima di questa pausa è di 10 minuti continuativi. Questo significa che il contratto collettivo, quello individuale o anche gli usi aziendali possono prevedere pause più lunghe, ma mai più brevi. In altre parole, la pausa può durare più di 10 minuti, ma non può essere ridotta.

Diverso è il discorso per la pausa pranzo. In questo caso, la legge non fissa regole precise, ma si fa riferimento a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali (CCNL).

Tuttavia, va chiarito che la pausa pranzo non può essere eliminata, nemmeno in cambio di un aumento di stipendio.
Spetta al datore di lavoro, seguendo quanto stabilito dal CCNL applicato, decidere come regolarne l’orario.

Quante pause caffè in 8 ore di lavoro

Come hai visto, il numero di pause caffè in una giornata di 8 ore non è sempre lo stesso per tutti. Dipende da diversi fattori, come il contratto collettivo, l’organizzazione interna dell’azienda e il tipo di lavoro che svolgi.

In generale, la legge prevede che, se lavori per più di 6 ore consecutive, hai diritto a una pausa obbligatoria di almeno 10 minuti.

Questa pausa può essere usata anche per prenderti un caffè, anche se non viene chiamata ufficialmente “pausa caffè”.

In alcune aziende, in modo più flessibile, viene data la possibilità di fare due brevi pause durante la giornata, una al mattino e una al pomeriggio, a patto che non influenzino negativamente la produttività.

Pausa caffè in un lavoro part time di 4 ore

Se hai un contratto part time di 4 ore al giorno, la questione della pausa caffè va valutata in base alla durata effettiva del tuo orario giornaliero.

La normativa non prevede pause obbligatorie se non superi le 6 ore di lavoro continuative. Quindi, se lavori solo 4 ore, non hai diritto automaticamente a una pausa.

Detto questo, niente vieta al datore di lavoro di concederti comunque qualche minuto di pausa, anche solo per favorire il benessere dei dipendenti o per mantenere un clima di lavoro più sereno.

Il caso dei videoterminalisti

Se lavori al videoterminale per almeno 20 ore a settimana rientri nella categoria dei videoterminalisti e per te valgono regole specifiche.

Non si parla solo di chi usa il computer, ma di qualsiasi apparecchiatura con schermo, quindi anche registratori di cassa, terminali industriali o altri dispositivi simili.

In questo caso, hai diritto a una pausa di almeno 15 minuti ogni 2 ore di lavoro al videoterminale.

Questa pausa, però, non è necessariamente un momento di riposo completo: può anche consistere in un cambio di attività, che ti permette comunque di distogliere lo sguardo dallo schermo.

Le attività alternative che puoi svolgere durante questa pausa sono spesso indicate nel contratto collettivo applicato al tuo settore.

La pausa caffè al lavoro è retribuita?

La pausa caffè retribuita non è garantita automaticamente, perché viene considerata un momento di riposo in cui sei a disposizione del datore di lavoro, ma non stai svolgendo le tue mansioni.

Se decidi di non utilizzare la pausa, non hai diritto a un’indennità extra oltre alla retribuzione ordinaria.

Tuttavia, nella pratica, la pausa caffè viene spesso tollerata e inclusa nel tempo di lavoro retribuito, anche se non è sempre prevista in modo esplicito dal contratto.

Le pause legate a necessità fisiologiche, come andare in bagno, sono invece considerate parte dell’orario di lavoro e devono essere retribuite.

La pausa caffè va recuperata​? 

Chiederti se la pausa caffè va recuperata è del tutto legittimo, soprattutto se l’organizzazione del tempo in azienda è molto rigida.

In generale, se la pausa è prevista dal contratto o rientra nelle disposizioni aziendali come parte dell’orario di lavoro, non devi recuperarla.

Diverso è il caso in cui ti prendi la pausa in modo autonomo, senza un accordo esplicito o una regola scritta, in queste situazioni, potresti dover recuperare il tempo utilizzato.

Molto dipende da come è organizzata l’attività nella tua azienda e dalle regole interne valide per la tua categoria di lavoratori.

Si può creare un angolo caffè in ufficio

In un momento in cui l’attenzione verso il benessere dei dipendenti cresce sempre di più, creare uno spazio dedicato al caffè in ufficio è una pratica sempre più diffusa, anche se non ancora garantita ovunque.

Non ci sono divieti di legge che impediscano di allestire un angolo caffè, a patto che vengano rispettate le norme di igiene e sicurezza.

Spesso questa zona coincide con l’area mensa, se esiste già.

Tieni però presente che non c’è nessun obbligo di legge per il datore di lavoro di fornire uno spazio simile, quindi non puoi pretenderlo ufficialmente se l’azienda decide di non metterlo a disposizione.

Si può andare al bar per la pausa caffè 

L’idea di uscire per un momento e andare al bar per la pausa caffè è piuttosto comune, soprattutto se lavori in contesti urbani dove i locali sono facilmente raggiungibili.

Anche in questo caso, però, dipende dalle regole interne dell’azienda e da cosa prevede il tuo datore di lavoro.

In molti ambienti, è consentito allontanarsi brevemente, a patto che tu rispetti i tempi stabiliti e che l’uscita non comprometta il tuo lavoro.

Se il regolamento aziendale lo permette, puoi farlo senza problemi. Ma in alcune aziende non è consentito uscire e rientrare liberamente, se non con un’autorizzazione esplicita.

 

Leggi anche:

Turni di lavoro: tutto quello che c’è da sapere

Il potere di una pausa. Come un break può migliorare la produttività

Andare al lavoro con più attenzione verso l’ambiente: aumentano le opzioni per la mobilità sostenibile

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.