Pausa caffè lavoro: come funziona?

Pausa caffè: come funziona?
(foto Shutterstock)

I benefici della pausa al lavoro si riflettono, oltre che su salute e benessere lavoratore, anche su performance lavorativa

Per “orario di lavoro” si intende il periodo in cui il lavoratore è al lavoro e a disposizione del datore, con l’obbligo di esercitare la sua attività o le sue funzioni.

Durante questo periodo di tempo, si ha generalmente diritto a una o più pause, cioè a brevi periodi di riposo. Il numero e la durata delle stesse non sono fissi ma dipendono sia dalla legge che dai contratti collettivi.

Infatti, in alcuni casi la legge definisce le regole di massima, poi i contratti collettivi possono intervenire garantendo maggiori tutele per i lavoratori.

Ci sono però delle indicazioni generali e delle situazioni particolari, come ad esempio quella delle persone che lavorano davanti al computer, che sono regolamentate perché hanno delle conseguenze sulla salute. Vediamole nel dettaglio.

Quanto dura?

La legge prevede che tutti coloro che hanno un orario di lavoro superiore alle 6 ore hanno diritto ad almeno una pausa, così da poter recuperare le energie psico-fisiche.

La durata non può essere inferiore ai 10 minuti continuativi. Questo significa che i contratti collettivi, quelli individuali e gli usi aziendali possono prevedere una durata più lunga, ma non possono in alcun caso diminuirla. In altre parole, la pausa può essere più lunga di 10 minuti e mai più corta.

Diversa invece è la pausa pranzo, questa infatti non è disciplinata espressamente dalla legge, ma sono i singoli CCNL di riferimento a regolarla. Tuttavia, c’è da sottolineare che, in nessun caso può essere eliminata, nemmeno a fronte di una maggiorazione salariale. Spetta dunque al datore, in base a quanto espresso dal contratto collettivo di riferimento, regolarne l’orario.

È retribuita?

Essendo considerato un momento di riposo, non va retribuito. Questo perché il lavoratore è a disposizione del datore ma non sta esercitando la sua funzione.

Questo significa che se il lavoratore decide di non farla, non ha diritto a nessuna indennità aggiuntiva alla retribuzione. Tuttavia, nulla vieta al datore di lavoro di decidere di inserire anche questo momento di stop nella retribuzione.

Al contrario, le soste legate a cause di forza maggiore, ad esempio le esigenze fisiologiche del dipendente, fanno parte dell’orario di lavoro, e vanno quindi retribuite.

Il caso dei videoterminalisti

I videoterminalisti sono coloro che svolgono la propria attività usando abitualmente un’attrezzatura con videoterminale per almeno 20 ore alla settimana, e per loro esistono delle regole particolari.

Non si fa riferimento solamente a chi lavora al computer, ma a tutti coloro che si trovano a svolgere le loro mansioni di fronte a qualsiasi tipo di apparecchiatura dotata di video. In questo caso, i lavoratori hanno diritto a una pausa di almeno 15 minuti ogni 2 ore.

Questo periodo, però, non è da considerarsi espressamente come di riposo: si può trattare anche di un semplice cambio di attività, che consente quindi di allontanarsi momentaneamente dallo schermo. Le attività “alternative” sono spesso indicate nei CCNL.

 

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