I benefici della pausa al lavoro incidono sulla prestazione lavorativa, oltre che sulla salute e sul benessere
La pausa caffè è uno di quei momenti che, anche se durano solo pochi minuti, possono fare la differenza tra una giornata produttiva e una passata a fatica cercando di concentrarti.
In molti luoghi di lavoro è diventata un’abitudine consolidata, ma forse non sai che, oltre all’aspetto informale, la pausa può essere regolata dalla legge.
Le sue modalità dipendono dal contratto collettivoÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More, dalla durata della tua giornata lavorativa e dal tipo di attività che svolgi.
Per orario di lavoro si intende il periodo in cui sei al lavoro, a disposizione del datore e con l’obbligo di svolgere le tue mansioni.
Durante questo tempo, hai diritto a una o più pause, cioè a brevi momenti di riposo.
Il numero e la durata delle pause non sono sempre uguali, ma dipendono sia da quanto stabilito dalla legge, sia da ciò che prevede il contratto collettivo applicato.
In molti casi, la legge fissa delle regole minime, mentre i contratti collettivi possono prevedere tutele più ampie per chi lavora.
Esistono anche delle situazioni particolari, come quella di chi lavora davanti al computer, per cui le pause sono regolate in modo specifico perché hanno effetti sulla salute. Vediamo ora nel dettaglio cosa prevede la normativa.
Quando senti parlare di “legge 626 pausa caffè”, ci si riferisce al Decreto Legislativo 626/1994, una delle norme più importanti che l’Italia ha avuto in tema di salute e sicurezza sul lavoro. Questa legge è stata poi abrogata e sostituita dal D.Lgs 81/2008.
L’articolo 54 della vecchia legge non parlava direttamente di pausa caffè, ma stabiliva che hai diritto a delle pause durante l’orario di lavoro, soprattutto se svolgi attività continuative e ripetitive.
Il principio alla base è quello di tutelare il tuo benessere psicofisico, aiutandoti a ridurre lo stress e a prevenire la fatica.
Proprio da questo approccio sono nate, nel tempo, molte prassi aziendali che hanno introdotto la pausa caffè come momento di recupero, anche se non è regolata in modo rigido o uguale per tutti.
La legge stabilisce che, se lavori per più di 6 ore consecutive, hai diritto ad almeno una pausa per recuperare le energie psico-fisiche.
La durata minima di questa pausa è di 10 minuti continuativi. Questo significa che il contratto collettivo, quello individuale o anche gli usi aziendali possono prevedere pause più lunghe, ma mai più brevi. In altre parole, la pausa può durare più di 10 minuti, ma non può essere ridotta.
Diverso è il discorso per la pausa pranzo. In questo caso, la legge non fissa regole precise, ma si fa riferimento a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali (CCNL).
Tuttavia, va chiarito che la pausa pranzo non può essere eliminata, nemmeno in cambio di un aumento di stipendio.
Spetta al datore di lavoro, seguendo quanto stabilito dal CCNL applicato, decidere come regolarne l’orario.
Come hai visto, il numero di pause caffè in una giornata di 8 ore non è sempre lo stesso per tutti. Dipende da diversi fattori, come il contratto collettivo, l’organizzazione interna dell’azienda e il tipo di lavoro che svolgi.
In generale, la legge prevede che, se lavori per più di 6 ore consecutive, hai diritto a una pausa obbligatoria di almeno 10 minuti.
Questa pausa può essere usata anche per prenderti un caffè, anche se non viene chiamata ufficialmente “pausa caffè”.
In alcune aziende, in modo più flessibile, viene data la possibilità di fare due brevi pause durante la giornata, una al mattino e una al pomeriggio, a patto che non influenzino negativamente la produttività.
Se hai un contratto part time di 4 ore al giorno, la questione della pausa caffè va valutata in base alla durata effettiva del tuo orario giornaliero.
La normativa non prevede pause obbligatorie se non superi le 6 ore di lavoro continuative. Quindi, se lavori solo 4 ore, non hai diritto automaticamente a una pausa.
Detto questo, niente vieta al datore di lavoro di concederti comunque qualche minuto di pausa, anche solo per favorire il benessere dei dipendenti o per mantenere un clima di lavoro più sereno.
Se lavori al videoterminale per almeno 20 ore a settimana rientri nella categoria dei videoterminalisti e per te valgono regole specifiche.
Non si parla solo di chi usa il computer, ma di qualsiasi apparecchiatura con schermo, quindi anche registratori di cassa, terminali industriali o altri dispositivi simili.
In questo caso, hai diritto a una pausa di almeno 15 minuti ogni 2 ore di lavoro al videoterminale.
Questa pausa, però, non è necessariamente un momento di riposo completo: può anche consistere in un cambio di attività, che ti permette comunque di distogliere lo sguardo dallo schermo.
Le attività alternative che puoi svolgere durante questa pausa sono spesso indicate nel contratto collettivo applicato al tuo settore.
La pausa caffè retribuita non è garantita automaticamente, perché viene considerata un momento di riposo in cui sei a disposizione del datore di lavoro, ma non stai svolgendo le tue mansioni.
Se decidi di non utilizzare la pausa, non hai diritto a un’indennità extra oltre alla retribuzione ordinaria.
Tuttavia, nella pratica, la pausa caffè viene spesso tollerata e inclusa nel tempo di lavoro retribuito, anche se non è sempre prevista in modo esplicito dal contratto.
Le pause legate a necessità fisiologiche, come andare in bagno, sono invece considerate parte dell’orario di lavoro e devono essere retribuite.
Chiederti se la pausa caffè va recuperata è del tutto legittimo, soprattutto se l’organizzazione del tempo in azienda è molto rigida.
In generale, se la pausa è prevista dal contratto o rientra nelle disposizioni aziendali come parte dell’orario di lavoro, non devi recuperarla.
Diverso è il caso in cui ti prendi la pausa in modo autonomo, senza un accordo esplicito o una regola scritta, in queste situazioni, potresti dover recuperare il tempo utilizzato.
Molto dipende da come è organizzata l’attività nella tua azienda e dalle regole interne valide per la tua categoria di lavoratori.
In un momento in cui l’attenzione verso il benessere dei dipendenti cresce sempre di più, creare uno spazio dedicato al caffè in ufficio è una pratica sempre più diffusa, anche se non ancora garantita ovunque.
Non ci sono divieti di legge che impediscano di allestire un angolo caffè, a patto che vengano rispettate le norme di igiene e sicurezza.
Spesso questa zona coincide con l’area mensa, se esiste già.
Tieni però presente che non c’è nessun obbligo di legge per il datore di lavoro di fornire uno spazio simile, quindi non puoi pretenderlo ufficialmente se l’azienda decide di non metterlo a disposizione.
L’idea di uscire per un momento e andare al bar per la pausa caffè è piuttosto comune, soprattutto se lavori in contesti urbani dove i locali sono facilmente raggiungibili.
Anche in questo caso, però, dipende dalle regole interne dell’azienda e da cosa prevede il tuo datore di lavoro.
In molti ambienti, è consentito allontanarsi brevemente, a patto che tu rispetti i tempi stabiliti e che l’uscita non comprometta il tuo lavoro.
Se il regolamento aziendale lo permette, puoi farlo senza problemi. Ma in alcune aziende non è consentito uscire e rientrare liberamente, se non con un’autorizzazione esplicita.
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