La ricongiunzione INPS serve per unire i contributi versati a diversi enti previdenziali e ottenere una sola pensione
Durante la vita lavorativa ti può capitare di versare i contributi per la pensione a vari enti previdenziali, come per esempio INPS o casse professionali. In questo caso, quando si avvicina l’agognato momento della pensione, la legge ti permette di fare una ricongiunzione dei contributi INPS, cioè una procedura che ti permette di riconoscere tutti i contributi che hai versato nel tempo a diversi enti e ottenere una pensione unica.
Possono fare questa operazione sia i lavoratori stessi che i superstiti, nel caso in cui il lavoratore fosse deceduto. La procedura però ha un costo che varia in base alla situazione. In questo articolo parleremo nello specifico della ricongiunzione contributi INPS per i lavoratori dipendenti del settore privato.
Si tratta di una procedura che ti permette di riunire tutte le contribuzioni versate durante la vita lavorativa a diversi istituti, così da evitare di ricevere diverse pensioni con importi bassi erogate da più istituti. In questo modo tutti i periodi di contribuzione sono trasferiti in un’unica gestione, che sarà poi responsabile di inviarti la pensione.
La ricongiunzione non è unidirezionale solo verso l’INPS, ma può essere fatta anche verso una gestione esterna, come quella in cui è iscritto il lavoratore. Attenzione però ai requisiti: è richiesto un minimo di anni di contribuzione per poter spostare tutti i contributi in una sola gestione.
Prima di tutto bisogna capire, in base a dove si vogliono far confluire i contributi, quali sono i requisiti per poter effettuare la ricongiunzione.
Nel caso dell’INPS sono richiesti almeno 5 anni di contributi da dipendente, mentre se vuoi che i contributi versati all’INPS vengano trasferiti a un altro istituto, devi consultare il regolamento applicato da quella gestione, perché gli anni potrebbero essere diversi.
La ricongiunzione può essere fatta dal lavoratore stesso o dai superstiti come il coniuge, i figli minorenni o maggiorenni studenti, inabili, ma anche, in via residuale, genitori e fratelli e sorelle. Attenzione però: la ricongiunzione è possibile solo se le gestioni coinvolte non stanno già erogando una pensione.
Facciamo un esempio per capire meglio: se stai già percependo una pensione da parte di un istituto, i contributi versati in quella gestione non potranno essere uniti agli altri. Una volta che i contributi sono stati ricongiunti, è come se li avessi sempre versati solo nel fondo in cui hai deciso di unificarli. A questo punto, per il versamento effettivo della pensione seguiranno le regole previste dall’istituto dove hai fatto la ricongiunzione.
In via generale, la domanda di ricongiunzione INPS può essere fatta solo una volta. È consentita, in casi straordinari e secondo precisi requisiti, una seconda domanda.
Facciamo l’esempio con l’INPS. Per il trasferimento dei contributi nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti amministrato da questo istituto, bisognerà accedere alla sezione dedicata del portale dell’istituto, cliccare su “Utilizza il servizio” e poi di nuovo “Utilizza il servizio” accedendo al portale dei servizi per la gestione della posizione assicurativa. A questo punto, dovrai accedere con le tue credenziali SPID o CIE e fare la domanda.
In alternativa, per fare la domanda di ricongiunzione INPS puoi contattare il Contact Center al numero 803 164, gratuito da rete fissa, o 06 164 164 da rete mobile.
Per quanto riguarda il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (detto anche FPLD), la ricongiunzione dei contributi era gratuita fino al 30 luglio 2010. Dal 2017 non è più così. L’importo da pagare viene calcolato in base ai periodi da unire e dalla durata di questi periodi, ed è quindi variabile da caso a caso.
Anche gli ex lavoratori autonomi avranno da pagare un onere per la ricongiunzione dei contributi. In questo caso, però, per richiederla dovranno dimostrare di aver effettuato versamenti contributivi da dipendente per un arco temporale di almeno cinque anni successivi alla fine del lavoro autonomo.
La domanda viene poi analizzata dall’INPS, che deciderà se è ammissibile o meno. Il tempo di elaborazione della pratica è fissato in 85 giorni dalla domanda.
Se la domanda viene accolta, l’INPS ti comunica quanto dovrai pagare e, facendo l’accesso al Portale dei pagamenti, potrai saldare la cifra direttamente online con il metodo di pagamento che preferisci usare tra quelli proposti.
Il pagamento può essere effettuato in un’unica soluzione, entro 60 giorni dalla data di ricezione del provvedimento, oppure in forma rateale. In quest’ultimo caso sarà necessario pagare anche gli interessi.
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