Vantaggi nell’adesione a piani di welfare aziendale

(foto Shutterstock)

Quando si aderisce ad un piano di welfare vi sono delle conseguenze economiche favorevoli sulla retribuzione

Negli ultimi anni il welfare aziendale sta diventando sempre più presente nelle scelte strategiche aziendali, ma anche in quelle professionali e individuali dei lavoratori

A partire dalla fase di colloquio, infatti, viene considerato come parte non trascurabile del rapporto di lavoro

Ma per quale motivo? perché potrebbe permettere una migliore work-life balance oltre a dimostrare una maggiore e più accurata attenzione dell’azienda alle esigenze di vita quotidiana dei propri dipendenti. Il ritorno dell’investimento è elevato: maggior benessere, maggiore ingaggio e coinvolgimento e dunque più visibilità per i nuovi talenti. 

Vediamo insieme, quindi, gli aspetti più rilevanti di questa politica aziendale. Iniziamo! 

Quali sono i vantaggi del welfare aziendale

Quando parliamo di welfare aziendale, non possiamo pensare solo ai vantaggi economici e fiscali, ma anche a quelli più “soft” che non sono meno importanti, come ad esempio una migliore immagine e un miglioramento della credibilità aziendale

Introdurre un solido programma di welfare, infatti, può rendere il datore di lavoro più attraente verso talenti qualificati, aumentando così la competitività nel mercato del lavoro. Ma non solo, anche il team ne gioverebbe: maggiore soddisfazione, maggiore concentrazione e quindi migliore produttività

Secondo recenti studi, poi, l’introduzione del welfare comporterebbe anche una riduzione del turn over cioè del numero di persone che lasciano l’azienda. Mettendo a disposizione benefit aggiuntivi e programmi di sostegno di vario tipo, infatti, il datore di lavoro può contribuire a trattenere i dipendenti più a lungo, riducendo i costi associati alla ricerca e alla formazione di nuovi talenti.

Vantaggi fiscali del welfare aziendale 

Vediamo ora quali sono i principali vantaggi fiscali. Prima di elencarli, è importante fare una distinzione tra:

  • welfare contrattuale: il datore di lavoro è obbligato dal CCNL a mettere a disposizione della propria popolazione aziendale, beni e servizi a titolo di welfare. L’esempio più emblematico è rappresentato dal ccnl metalmeccanica industria che prevede un plafond di 200 euro per specifiche categorie di lavoratori;  
  • welfare unilaterale: il datore sceglie di sua spontanea volontà di introdurre un piano di welfare in azienda stabilendo quali beni e/o servizi erogare, con quale budget e soprattutto per quali categorie di lavoratori.

Perché è importante? Perché cambia leggermente la modalità di accesso ai vantaggi fiscali. 

Nel caso del welfare contrattuale, infatti, i costi sostenuti a tale titolo sono immediatamente e completamente deducibili dal costo aziendale, cioè permettono di abbattere la base imponibile su cui vengono calcolate le imposte e le tasse. Per “immediatamente” intendiamo dire che non è necessaria alcuna particolare azione del datore di lavoro, se non il riconoscimento di queste somme ai suoi dipendenti. 

Al contrario, per quanto riguarda il welfare unilaterale, il datore di lavoro potrà contare sulla deducibilità del costo solo se prepara un regolamento scritto di welfare, all’interno del quale specifica i vari flexible benefit per i dipendenti. È importante che questo regolamento sia comunicato in modo chiaro a tutti i suoi collaboratori i quali, se favorevoli, lo firmeranno

Attenzione: per alcune categorie di spesa, la deducibilità è pari al 5 per mille delle spese sostenute per il personale dipendente. Queste riguardano opere e servizi con finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto

E per i dipendenti? Anche per loro ci sono grandi vantaggi sia fiscali che contributivi. I soldi del welfare aziendale, infatti, sono sempre “puliti”: se il datore di lavoro mette a disposizione 100 euro, riceveranno 100 euro netti. Su queste somme, quindi, non devono essere applicate né le aliquote per il calcolo dei contributi, né quelle per il calcolo delle imposte sui redditi. Per certe categorie di beni e servizi, però, la legge prevede dei tetti massimi di esenzione. Pensiamo ad esempio ai contributi devoluti a previdenza complementare: rimangono esenti entro l’importo di 5.164, 57 euro annui.

Come far spendere tutti i soldi del welfare ai dipendenti

Dopo aver chiarito i vantaggi, vediamo quali tecniche può adottare l’azienda per far spendere i soldi ai suoi dipendenti. 

In primo luogo, potrebbe mettere a disposizione piattaforme web dove le persone possono spendere il credito welfare entro il limite di spesa identificato dal regolamento. 

Questo potrebbe rendere molto più semplice la spendibilità del budget, data la vasta scelta di prodotti, buoni, beni e servizi che la piattaforma può contenere.  

Altri metodi potrebbero consistere nella consegna di buoni elettronici o buoni spesa per l’acquisto di determinati prodotti. oppure pratiche di rimborso di certe spese sostenute dal dipendente nella sua vita privata. 

Ricordiamo, infine, che non è mai possibile riconoscere il welfare aziendale a un solo lavoratore. Se venisse riconosciuto individualmente, infatti, sia l’azienda che il lavoratore perderebbero tutti i vantaggi fiscali e contributivi. 

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