Come ottenere la certificazione, quali sono le procedure e quali i vantaggi per le aziende in termini economici e di employer branding
Sono già più di 200 le aziende italiane certificate per la parità di genere. A meno di un anno dalla nascita del “bollino” che premia le aziende impegnate nell’adottare politiche a favore dell’inclusione e della parità salariale, continuano ad aumentare le imprese che hanno accettato, vittoriosamente, la sfida del processo di certificazione.
Le stime del Ministero della Famiglia, secondo il quale a fine 2023 le aziende certificate sarebbero state almeno 160, sono state ampiamente superate. Il trend di crescita include anche gli enti certificatori: in poco tempo, dopo l’entrata in vigore della legge 162/2021, che sancisce l’introduzione della certificazione per la parità di genere, gli enti certificatori sono diventati 21.
Tra le aziende già certificate ci sono molti grandi nomi. Solo per citarne alcuni: Fiat, Benetton, Pirelli, Eni, Tim, Telecom Italia, Unicredit e Intesa Sanpaolo.
La certificazione, in Italia, può essere rilasciata solo da enti accreditati da Accredia, l’Ente Unico nazionale di accreditamento indicato dal Governo italiano, che ha il compito di attestare la competenza, l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione e verifica.
Si tratta di un’associazione senza scopo di lucro che opera sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico. Tra i temi su cui Accredia concentra l’attenzione c’è quello della parità di genere, oggi più che mai al centro delle politiche aziendali e istituzionali.
A partire dal primo luglio scorso, infatti, il Governo ha introdotto dei criteri per consentire alle aziende di ottenere la suddetta certificazione. Questa misura, come previsto dal PNRR, mira a innescare un processo di cambiamento culturale nelle organizzazioni al fine di promuovere un maggiore equilibrio tra uomini e donne.
Per ottenere la certificazione, le aziende devono innanzitutto rivolgersi all’ente certificatore. In secondo luogo, devono superare un processo di audit organizzato da uno degli enti accreditati.
La valutazione guarda all’azienda e alle sue politiche del lavoro in modo organico. Nel dettaglio, sono previste sei aree di valutazione e specifici KPI (Key Performance Indicator):
Rispetto a questi parametri, all’azienda si richiede di raggiungere un punteggio minimo complessivo del 60%.
Inoltre, per superare l’audit si richiede l’adozione di determinati processi, ad esempio:
La certificazione sulla parità di genere è un’importante opportunità per le aziende, che offre incentivi sia economici che di employer branding.
Per quanto riguarda l’incentivo economico, le aziende certificate hanno diritto ad uno sgravio contributivo pari all’1% dei contributi, fino a un massimo di 50.000 euro annui. Inoltre, possono ottenere punteggi premiali extra nelle gare pubbliche.
Se le domande dovessero eccedere rispetto alle risorse disponibili, il beneficio verrà ridotto proporzionalmente.
Ottenere la certificazione sulla parità di genere può rappresentare un grande vantaggio per le aziende anche in termini di employer branding, portando grandi benefici alla reputazione e rendendole quindi più attraenti sul mercato del lavoro.
Se per lavoro ti occupi di definire politiche di parità di genere e di Diversity & Inclusion all’interno della tua azienda, sai bene quanto può essere lungo il percorso che porta alla certificazione.
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