Eva, la prima HR marketing agency

HR marketing agency

La startup aiuta i manager HR ad attirare le risorse più giuste per l’azienda, lavorando sulla value proposition e sul modo di comunicarla

Chi è del mestiere lo sa fin troppo bene: oggi la sfida degli HR si gioca molto sul portare a casa i talenti più promettenti e, poi, sul riuscire a trattenerli e farli crescere. Eva, la prima HR marketing agency, nasce proprio per rispondere a queste esigenze: per aiutare le aziende a comunicare in modo più efficace i propri valori e, se necessario, a migliorare la proposta

Mattia Murnigotti
(in foto: Mattia Murnigotti, fondatore di Eva HR Marketing Agency)

Quanto costa sostituire un lavoratore

Come ci racconta il founder, Mattia Murnigotti, c’è una doverosa premessa da fare, ed è che dal punto di vista meramente pratico sostituire le risorse umane ha un costo non indifferente. 

“Oggi la tendenza – spiega Murnigotti – è quella di cambiare lavoro con molta facilità. Gli Stati Uniti, come spesso accade, avevano anticipato questo trend già da molto tempo, con un approccio soprattutto mentale che è sempre stato diverso: se la mattina mi alzo e il fatto di dover andare a lavorare è un peso, questo è lo stimolo per cercarne uno nuovo”. 

“Questo può sembrare un non problema per le aziende, ma in realtà ha un forte impatto sull’organizzazione e sull’economia. A grandi linee – continua Murnigotti – secondo le ultime indagini di mercato il costo di sostituzione di un collaboratore con una RAL fino a 42mila euro è pari a circa 5mila euro”

Un esempio

“In questa cifra – specifica Murnigotti – non sono calcolati i primi mesi di lavoro, in cui chiaramente la nuova risorsa non può essere produttiva al 100% perché necessita di un periodo di inserimento e formazione. Per l’azienda, tuttavia, anche questo aspetto rappresenta un costo, in attesa di un ambientamento totale che consenta alla persona di raggiungere il 100% della capacità produttiva”. 

“Immaginiamo un’azienda con un turnover del 15%: se i collaboratori sono 5.000, il costo per la sostituzione delle risorse è intorno ai 75 mila euro. E qui si apre un altro capitolo, perché la forza lavoro qualificata non è sempre così facile da reperire. Le statistiche ormai sono note: la permanenza media in un’azienda è di 2-3 anni, quando per le precedenti generazioni si iniziava il percorso di carriera all’interno di una organizzazione, era meno frequente il pensiero del cambiamento rapido”.

Migliorare il marketing valoriale per attirare le risorse giuste

Questi calcoli, che sono oggettivi, aprono un grande tema: come attirare le risorse giuste. “Com’è logico che sia – dice Murnigotti – è nell’interesse dell’azienda costruire rapporti duraturi con i propri collaboratori, in modo da dare alle persone l’opportunità di crescere nel tempo. Questo, oggi, è possibile solo quando le persone trovano un allineamento tra la employee value proposition dell’azienda e i propri valori”. 

“A livello HR, quindi, è molto importante comunicare bene la proposta di valore e come la si mette in atto con azioni concrete. Come? Con uno storytelling veritiero e costante, dove le persone sono le vere protagoniste. Siamo stati abituati, dalla pubblicità del passato, ad un marketing “effetto wow”, che tuttavia aveva il difetto di non poter sempre garantire le aspettative generate. E così siamo finiti per fidarci soprattutto delle altre persone, dei fruitori diretti: quando cerchiamo un ristorante, cerchiamo l’opinione di chi ci è stato. Anche con le aziende la direzione che stiamo prendendo è questa”.

“Un punto molto importante, per le persone – continua Murnigotti – è capire come il lavoro in azienda si integra con la vita privata: chi ha figli si informerà sulle politiche per la genitorialità, chi non ne ha cercherà di capire ad esempio se le politiche di welfare e i benefit offerti incontrano i loro bisogni o interessi”. 

La strategia di Eva in 3 passi

“Il manager HR, in questo contesto, diventa colui che deve saper posizionare il valore del brand, che sa gestire efficacemente l’employer branding, che sa proporre l’esperienza giusta alle persone. Non solo, il manager HR, oggi, deve essere anche un abile interprete dei dati, che hanno un valore enorme in questo settore. I dati sono il vero denaro del nuovo millennio, ci permettono di guidare le azioni che portano il business a crescere. Il nostro approccio con Eva è scientifico: i dati raccontano la realtà e, se ben interpretati, permettono di mettere a terra i giusti obiettivi e le strategie per raggiungerli”. 

Come funziona, quindi, Eva?

“La nostra prassi – spiega il founder – prevede un primo assessment con 5 domande, per delineare il contesto e gli obiettivi. La seconda fase è di analisi: andiamo a capire come è posizionato il brand sul mercato e quali sono gli eventuali competitor. La terza parte è quella strategica: definiamo i confini, cerchiamo di capire dove l’azienda è più forte e dove c’è spazio per migliorare

Anche l’occhio vuole la sua parte: il marketing “formale”

C’è poi una parte del lavoro di Eva che si concentra invece sulle attività per migliorare la parte più formale: si va dall’estetica del sito al linguaggio scelto per lo storytelling, dalle azioni per differenziare l’azienda dai competitor alle scelte di comunicazione interna

“Fra le proposte che presentiamo solitamente – spiega Murnigotti – ci sono interviste interne, momenti dedicati all’engagement e alla gamification, presentazioni efficaci della cultura aziendale, newsletter che sappiano sollecitare la curiosità. E infine c’è tutta una parte più tecnica che riguarda l’ottimizzazione SEO, l’uso delle parole chiave, il copy, la creatività”. 

 

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