Green Jobs: secondo Manpower mancano talenti ESG

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Secondo l’ultimo rapporto, entro il 2030 si creeranno 30 milioni di nuovi posti di lavoro, ma le aziende faticano a reperire le risorse

Entro il 2030 nei settori dell’energia pulita, dell’efficienza e delle tecnologie a basse emissioni si creeranno fino a 30 milioni di posti di lavoro nel mondo. Sono i numeri che emergono dal report The Greening World of Work di ManpowerGroup, che analizza l’evoluzione del mercato del lavoro di fronte alla sfida della sostenibilità, un trend del lavoro tra i più seguiti degli ultimi anni.

Al 94% degli imprenditori professionisti mancano talenti green

A livello globale il 94% dei datori di lavoro riconosce di non avere in azienda i professionisti necessari per raggiungere i propri obiettivi ESG. Per questo il 70% delle aziende già pianifica di assumere talenti nell’ambito della sostenibilità. Si tratta dei cosiddetti “green jobs”, cioè quelle posizioni che non possono essere svolte senza competenze specifiche rispetto ai diversi ambiti della sostenibilità. Questi profili richiedono di padroneggiare un’ampia varietà di “competenze green”.

I settori verdi emergenti sono quelli dell’energia rinnovabile, della sostenibilità, della bonifica ambientale. Tuttavia, l’interesse per i talenti green si estende trasversalmente a vari comparti, tra cui produzione, operazioni, IT, vendite e marketing, ingegneria, amministrazione e risorse umane.

Green jobs: le posizioni “verdi” più ricercate

L’impegno sui criteri ESG – ambiente, società e governance – è infatti considerato prioritario dalle aziende, anche grazie alla spinta data dai finanziamenti governativi per la sostenibilità, come il Green Deal europeo da 225 miliardi di euro. D’altra parte, come indica il report, mancanze nelle performance ESG possono avere un impatto negativo sui risultati fino al 21%. Mentre il 67% delle persone in cerca di lavoro preferisce candidarsi in aziende impegnate nel ridurre il proprio impatto ambientale. Distinguersi come azienda leader in materia di sostenibilità può dunque fare la differenza nel reclutamento di nuovi talenti.

In Italia, Manpower ha oltre 2 mila posizioni “verdi” aperte. Tra le figure più ricercate ritroviamo il meccatronico e meccanico industriale green, l’ingegnere per l’energia eolica, il manager ambientale, l’architetto green, il zero-waste program manager, l’ingegnere della mobilità elettrica. Inoltre, come rileva Jefferson Wells, brand di ManpowerGroup per la ricerca e selezione di senior ed executive manager, accanto a queste figure specializzate, esiste una necessità anche di profili strategici e manageriali, ad esempio analista per l’energia rinnovabile, manager dei rischi ambientali, chief sustainability officer, project manager ESG, director of sustainable manufacturing innovation, project manager per l’edilizia ecologica.

L’importanza della formazione e dell’aggiornamento professionale

Ben il 55% dei datori di lavoro, infatti, è convinto che gli investimenti nella trasformazione ecologica delle imprese creeranno nuovi posti di lavoro nella propria azienda. Ma oltre a nuove assunzioni, un ruolo fondamentale sarà quello della formazione e dell’aggiornamento professionale dei dipendenti. 

Il 61% della forza lavoro globale avrà bisogno entro il 2027 di ulteriore formazione in competenze green che permettono alle aziende di migliorare il proprio impatto ambientale. Tra queste vi sono competenze in materia di mitigazione dell’inquinamento e prevenzione dei rifiuti, bonifica ambientale, acquisti sostenibili, produzione e gestione dell’energia, ecc.

“L’economia verde – ha dichiarato Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia – è in continua crescita, basti pensare come di recente gli investimenti globali nell’energia solare nel 2023 abbiano superato quelli nel petrolio. Davanti a questo scenario, i datori di lavoro devono ottimizzare la gestione dell’organico per attrarre, assumere e trattenere i lavoratori in un contesto di persistente scarsità di talenti e di crescente domanda di lavori in ambito sostenibilità. A questo si aggiungono gli sforzi di upskilling e reskilling che devono essere incrementati per colmare le carenze di competenze green”.

 

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