Nata nel 2015, negli ultimi due anni l’app è cresciuta in modo esponenziale anche per effetto del Covid. L’obiettivo è quello di semplificare le procedure di assunzione, tutelando i lavoratori
Con Jobby per trovare lavoro basta un’app: addio curriculum, agenzie e altre «complicazioni». L’algoritmo della piattaforma incrocia direttamente domanda e offerta e il sistema digitale si occupa di tutto, compresa la transazione per il compenso, che quindi è per forza di cose regolare e trasparente.
Mentre l’impero di lavoratori della gig economy continua a crescere, si moltiplicano le realtà nate dall’esigenza non solo di rispondere alla domanda di occupazione temporanea ma anche alla volontà di tutelare i lavoratori.
Jobby promuove un concetto di lavoro flessibile e positivo, che possa tenere in conto dei cambiamenti sociali, della disponibilità e delle competenze delle persone eliminando burocrazia e intermediazioni. Un sofisticato algoritmo gestisce l’intero processo, dal momento in cui un’azienda fa la richiesta alla contrattualizzazione tra le parti, fino alla conclusione e al pagamento che viene gestito in modalità digitale e sicura.
La piattaforma si occupa di tutto, anche di attivare l’assicurazione sul lavoro e inviare la documentazione contrattuale e amministrativa. Una proposta che nell’ultimo anno ha visto il proprio successo crescere in misura esponenziale.
L’app nasce nel 2015 da un’idea del ceo Andrea Goggi, che quello stesso anno partecipa al Web Summit di Dublino con il badge di “Alpha”, che identifica le startup appena nate. Un anno dopo, nel 2016, l’app ha i suoi primi 2000 utenti e un centinaio di job svolti. Ancora 12 mesi i match passano a quasi mille. L’anno della svolta è il 2018, che vede gli utenti raggiungere quota 43 mila e i ricavi crescere del 600%. Inutile dire che la pandemia ha messo il turbo alla crescita di questa startup tutta italiana, che nel 2020 è diventata una delle piattaforme di lavoro temporaneo di riferimento a livello nazionale, arrivando a gestire più di 150.000 ore di lavoro svolte e 27.000 job. A dicembre 2020, la società ha chiuso con un fatturato di 1,5 milioni di euro.
«Con Jobby ‒ spiega il ceo Andrea Goggi ‒ il lavoro è al servizio della vita e non viceversa. In Europa e nel mondo sono tante le aziende innovative che stanno promuovendo questo approccio e vogliamo essere pionieri in Italia. Siamo orgogliosi di aver creato il nostro progetto proprio qui, per creare e mantenere valore nel nostro tessuto sociale. Nel 2020 siamo arrivati a gestire più di 27.000 prestazioni di lavoro, sono stati pagati oltre 1 milione di compensi e abbiamo avuto più di 30.000 worker che si sono iscritti in piattaforma».
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