Panini in controtendenza: in contratto rimborso smart working

Panini in controtendenza: in contratto rimborso smart working
(foto Shutterstock)

La storica casa editrice di Modena ha raggiunto un accordo con Rsu e sindacati che prevede un contributo di 2 euro per ogni giorno di lavoro da remoto

Ha fatto discutere nelle scorse settimane la decisione di Panini Spa di garantire un rimborso spese quotidiano ai lavoratori in smart working. Frutto di una lunga trattativa e inserito nel rinnovato contratto di secondo livello, si tratta di un contributo di piccola entità 2 euro al giorno ma dal notevole significato.

Dal punto di vista del trattamento economico nei confronti di chi lavora da remoto, la tendenza delle grandi aziende sembra infatti andare nella direzione opposta.

Il lavoro agile nel contratto di secondo livello 

Dopo una lunga trattativa, a inizio giugno è stato approvato il rinnovo del contratto di secondo livello che interessa almeno 450 dipendenti delle sedi Panini Spa di Modena e Milano.

L’accordo è stato firmato dai sindacati Slc Cgil e Fistel Cisl insieme alla Rsu dei lavoratori della storica casa editrice emiliana specializzata nella pubblicazione di figurine e fumetti.

Tre le novità introdotte dal contratto, approvato a grande maggioranza dai dipendenti, una ha decisamente fatto notizia. Si tratta del contributo di 2 euro per ogni giorno di lavoro compiuto da remoto, a titolo di rimborso spese.

È così che il lavoro agile entra a far parte dell’accordo di secondo livello, per riconoscere una nuova organizzazione del lavoro che possa conciliare tempi di vita e lavoro, già sperimentato durante la pandemia. Ma anche per far fronte alle spese e agli aumenti degli ultimi periodi.

Soddisfazione per i lavoratori e le sigle sindacali

«Ai lavoratori viene riconosciuto, a titolo di rimborso spese, un contributo di 2 euro per ogni giorno di lavoro agile compiuto. In questo modo si recepisce un principio a noi caro, cioè che i costi dei mezzi di produzione devono restare a carico dell’azienda e non gravare sulle spalle dei lavoratori, neanche indirettamente.

Lavorare da casa, infatti, comporta spese aggiuntive, quali per esempio energia elettrica e gas», hanno sottolineato Rsu Panini Modena-Milano, Fistel Cisl Emilia-Romagna e Slc Cgil Modena-Milano.

Alla Panini Spa, ai sindacati e ai lavoratori va dato atto di aver trovato la quadra sul contratto di secondo livello dopo una trattativa particolarmente articolata. Un iter denso di riunioni, che ha comportato 14 incontri in plenaria con la Direzione aziendale, 25 incontri tra Rsu e Sindacati e 5 assemblee tra i lavoratori delle due sedi interessate.

Acconto mensile del premio di risultato

L’altra grande innovazione dell’accordo siglato alla Panini è l’acconto mensile del premio di risultato di 250 euro come valore minimo, su un valore massimo del PdR che si avvicina ai 10 mila euro annui. 

Questa modalità di corresponsione del premio di risultato è stata pensata per aiutare le lavoratrici e i lavoratori a far fronte all’aumento del costo della vita, inserendo una voce fissa in busta paga su cui fare affidamento nella gestione dei bisogni familiari.

Inoltre, il valore medio del premio è stato aumentato rispetto al triennio precedente di oltre 450 euro lordi, considerata sia la parte fissa che quella variabile e a parità di andamento economico dell’azienda.

La situazione in Italia 

Tornando ai famosi 2 euro al giorno di rimborso per chi lavora da remoto, perché questo piccolo contributo ha suscitato tanto clamore?

Partendo dall’Italia, non mancano aziende che hanno provveduto a sfruttare il bonus smart working nel 2021 per l’acquisto di beni e servizi necessari al dipendente per lavorare da casa: dal computer alla connessione internet, dalle scrivanie ad apparecchi d’illuminazione.

Ad esempio c’è il caso emerso da un pronunciamento dell’Agenzia delle Entrate, che lo scorso 3 dicembre ha stabilito che non si pagano tasse e contributi sui rimborsi per le spese sostenute dai dipendenti per l’acquisto di dotazioni informatiche. Compresa la connessione internet, fondamentale per garantire la prestazione lavorativa a distanza.

Tuttavia, la condizione necessaria per l’esenzione di tasse e contributi è che i rimborsi siano calcolati con criteri oggettivi. In quel caso, l’azienda che aveva chiesto lumi all’Agenzia delle Entrate ne aveva calcolato l’entità, fissandolo in 0,21 centesimi l’ora.

L’introduzione di una voce specifica nel contratto di secondo livello, come fatto da Panini Spa, è però un passo avanti non da poco che sposta decisamente più in là le prerogative del lavoro agile, sempre più apprezzato e richiesto nel Belpaese. Tanto che, da un’indagine Inapp Plus realizzata su un campione di oltre 45 mila interviste, è emerso che 1 lavoratore su 5 accetterebbe una retribuzione inferiore, pur di rimanere in smart working.

Tendenza opposta dagli Stati Uniti

Di segno opposto sono i segnali che arrivano dall’altra sponda dell’Atlantico. A partire da Elon Musk, che ha richiamato esplicitamente i dipendenti Tesla a tornare a lavorare in presenza, pena il licenziamento, negli ultimi mesi si sono moltiplicate le iniziative delle grandi aziende – da Google a Apple, fino a Goldman Sachs – per arrivare a un rientro graduale alla «normalità» pre-pandemica.

Ne è un esempio la penalizzazione economica adottata sia da Google che da Facebook nei confronti dei dipendenti che scelgono di continuare a lavorare da casa, riducendo la loro retribuzione in base a un «work location tool».

Eppure, dagli stessi Stati Uniti è arrivato anche lo sdoganamento completo dello smart working, un paio di mesi fa, quando Airbnb ha annunciato libertà totale di smart working, anche dall’estero, alle stesse condizioni economiche per tutti i dipendenti del gruppo, a eccezione di poche figure strategiche.

In Italia sembra essere proprio quest’ultima la tendenza che attira di più, tanto che la start up Techyon, specializzata nella ricerca e selezione di professionisti senior e manager nell’Information Technology, ha lanciato addirittura uno «smart working camp» in un paradiso tropicale.

In sostanza, la giovane azienda milanese offre ai suoi collaboratori la possibilità di trascorrere gratuitamente fino a 4 settimane consecutive alle Canarie, lavorando vista oceano per migliorare la qualità del proprio tempo libero e del benessere psico-fisico.

 

 

 

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