Welfare aziendale: l’advisoring strategico di Italian Welfare

img 1: “Un giovane fa una pausa caffè durante il lavoro”
(foto Shutterstock)

Il modello di Italian Welfare al Clubhouse di SHR Italia: come affrontare il lavoro che cambia

La società di consulenza Italian Welfare è stata protagonista del Clubhouse di SHR Italia dedicato al cambiamento che sta affrontando il mondo del lavoro. A spiegare l’innovativo modello di advisoring strategico e indipendente è Stefano Castrignanò, partner e fondatore della società, specializzato nella consulenza strategica sui modelli di welfare aziendale.

img 2: “Stefano Castrignanò, partner e fondatore Italian Welfare”
(in foto Stefano Castrignanò, partner e fondatore Italian Welfare)

Cos’è Italian Welfare

Trattasi di una società di consulenza nata nel 2016, concentrata su alcuni settori specifici che fanno capo al mondo del welfare integrativo

“In particolare – spiega Stefano Castrignanò –, noi seguiamo e assistiamo fondi pensione, fondi sanitari, aziende e associazioni datoriali e sindacali nella costruzione di modelli di welfare. L’obiettivo della nostra società è quello di favorire un miglioramento dei modelli a tutti i livelli: aziendale, di settore, e territoriale”.

Noi non vendiamo né eroghiamo servizi o prodotti di welfare, ma svolgiamo un’attività di advisoring di consulenza strategica nei confronti di chi deve costruire o implementare dei modelli di welfare. I nostri interlocutori sono le direzioni HR delle aziende, o le associazioni sindacali e datoriali dei vari comparti lavorativi.

Questo affiancamento ci consente di mappare e analizzare le diverse situazioni aziendali, e costruire dei modelli ad hoc, appositamente studiati per rispondere alle esigenze delle aziende e delle persone”.

Assessment sul modello welfare

Il primo passo che la società di consulenza compie è l’analisi del modello che viene presentato dall’azienda cliente: “La nostra prima attività è quella di welfare assessment – prosegue Stefano Castrignanò –. La prima fase consiste in un focus e in un’analisi della situazione di partenza del modello adottato. In questi anni abbiamo sviluppato un algoritmo proprietario che ci consente di dare una valutazione oggettiva su tutti i parametri che devono essere tenuti in considerazione nella realizzazione di un modello di welfare

Siamo partiti proprio dalle categorie di fabbisogno che le persone possono avere, sia nel corso della vita lavorativa, che nel tempo libero, così come nell’età post lavorativa. Abbiamo mappato, secondo un disegno organico, i fabbisogni previdenziali, quelli sanitari, socioassistenziali, e le necessità di work life balance, oggi molto presenti e importanti per l’employer branding di un’azienda.

Ma non solo: esistono anche i fabbisogni legati al sostegno al reddito, piuttosto che quelli ricreativi. Partiamo dagli strumenti di welfare messi a disposizione in un dato momento dall’azienda, per poi integrarli o modificarli a seconda dei risultati delle nostre indagini in merito ai fabbisogni manifestati dalle persone”.

Un modo per evitare la dispersione di risorse economiche, aumentare l’attrattività di un’azienda, soddisfare le necessità delle persone che lavorano, e accrescere le performance aziendali in termini di produttività

Rapporto di welfare

La società di consulenza ha elaborato un documento standardizzato a cui le aziende possono fare riferimento e divulgare: “Si tratta di una trasposizione del principio del bilancio di sostenibilità – conclude Stefano Castrignanò –. Un documento che l’azienda può pubblicare all’interno del Bilancio di sostenibilità, o come documento a sé stante, che racconta con chiarezza e semplicità le caratteristiche del proprio modello di welfare

In questo modo le persone apprendono in che modo e in quali circostanze possono utilizzare un determinato strumento, rendendo efficace l’intero modello”.

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