Il Dipartimento delle Pari Opportunità ha stabilito gli obiettivi e le azioni necessarie per contrastare le discriminazioni sul lavoro
Quasi una lavoratrice/lavoratore su tre ha subito molestie e discriminazioni sul posto di lavoro a causa del proprio orientamento sessuale.
Da questi dati muove la strategia nazionale LGBTQ, approvata in data 6 ottobre 2022 dal Dipartimento delle Pari Opportunità. Si tratta di un documento che interviene su tutti gli aspetti della vita sociale, dal lavoro ai media, dalla sicurezza alla scuola.
I rapporti e le ricerche sulle condizioni lavorative delle lavoratrici LGBTQ offrono spunti concreti per introdurre un approfondimento sulla strategia nazionale. Le ricerche statistiche sono state condotte a più livelli e da parte di enti istituzionali.
Com’è la situazione in Italia? Vediamo alcuni dati riportati nell’ultimo documento.
Secondo la ricerca Eurobarometro 2019, il 68% di italiane e italiani ritiene che le persone omosessuali dovrebbero avere gli stessi diritti delle eterosessuali, contro il 76% della media UE.
In Italia, il 39% delle persone LGBTQ esprime liberamente la propria identità sessuale, mentre la media europea è del 47% (fonte Rapporto dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali).
Per quanto riguarda la situazione negli ambienti di lavoro, lo stesso Rapporto riporta che il 23% degli intervistati ha subito discriminazioni sul lavoro a causa del proprio orientamento sessuale e il 32% ha subito almeno una molestia nell’anno precedente.
E ancora, secondo il Rapporto ISTAT «Accesso al lavoro, condizioni lavorative e discriminazioni sul lavoro delle persone LGBT+ e sulle diverse policies attuate presso le imprese», solo il 5,1% delle imprese con meno di 50 dipendenti ha adottato una politica inclusiva che va oltre le previsioni normative e il 26% degli intervistati ha dichiarato che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria carriera lavorativa.
La strategia nazionale muove da questi dati e fissa gli interventi da realizzare in più ambiti operativi.
La strategia è – testualmente – «un documento prodotto dal Dipartimento per le Pari Opportunità e da UNAR per fornire misure e azioni concrete per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere».
Il documento rappresenta l’esito di studi, approfondimenti, tavoli di lavoro a cui hanno partecipato istituzioni, professionisti, rappresentanti delle associazioni.
La strategia individua quattro aree di intervento:
Il piano di strategia indica alcuni importanti obiettivi e azioni da realizzare nell’ambito lavorativo e professionale.
In primo luogo, la diffusione di una cultura del lavoro fondata sulla diversità da realizzare attraverso la valorizzazione dei talenti individuali e delle differenze e con una maggiore sensibilizzazione della diversity management anche all’interno delle medie e piccole aziende.
Lo sviluppo di una cultura inclusiva deve interessare tutti i soggetti che operano nel contesto lavorativo, a cominciare dalle parti sociali e dagli enti pubblici (Centri per l’Impiego, Ispettorato del lavoro).
Le imprese, inoltre, devono essere incentivate a adottare condotte virtuose, ad esempio attraverso l’adozione di sistemi di certificazione.
Gli stessi contratti collettivi devono introdurre specifiche previsioni di contrasto alle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e deve essere potenziato il controllo da parte del personale ispettivo.
La promozione della inclusione lavorativa delle persone transgender è un altro obiettivo fondamentale. In che modo? Attraverso percorsi di formazione e riqualificazione professionale, favorendo l’imprenditorialità e prevedendo borse di lavoro e incentivi per le aziende che assumono persone transgender.
Leggi anche:
Discriminazione. Come adottare un linguaggio inclusivo
Sentenza Usa: licenziare lavoratore Lgbtq è discriminazione
Perché non si possono assumere solo uomini e donne over 40