L’azienda ha diritto a richiedere le visite fiscali di controllo per accertarsi se il dipendente è davvero malato e se si sta curando. Non ci sono limiti al numero di richieste di controllo, ma attenzione agli abusi: troppi controlli ripetuti in poco tempo possono essere considerati mobbingComportamenti e atti, aggressivi e persecutori, messi in atto dal datore di lavoro (o dai suoi dipendenti) con lo scopo di emarginare una persona tramite violenza psichica e morale continuata nel tempo, e con lo scopo di comprometterne pesantemente la normale attività lavorativa. More.
Quando un lavoratore si trova in malattia può ricevere le visite di controllo, dette anche “visite fiscali”. Sono visite effettuate da parte del personale sanitario dell’INPS presso il domicilio del dipendente, per controllare se lo stato di malattia sussiste davvero. È uno strumento per evitare abusi da parte dei lavoratori e per dissuadere eventuali «furbetti» del certificato di malattia.
I controlli non avvengono a sorpresa in ogni orario della giornata. O meglio, avvengono senza alcun preavviso, ma devono essere effettuate in determinate fasce orarie, dette appunto «fasce di reperibilità malattia».
Questi sono gli orari per i lavoratori del settore privato:
In questi orari il lavoratore deve necessariamente essere presso la propria abitazione o nel diverso indirizzo già comunicato in precedenza.
Non c’è un limite, l’azienda può fare plurime richieste di visite di controllo.
Il datore di lavoro deve fare richiesta in via telematica all’INPS affinché proceda con una visita di controllo presso l’indirizzo di reperibilità indicato dal dipendente.
Il costo, a carico dell’azienda, è di € 41,67 per la visita domiciliare in giorno feriale e di € 52,82 per la visita domiciliare in giorno festivo.
L’ azienda ha diritto a richiedere le visite fiscali, ma non può vessare il proprio dipendente con continui controlli. Un simile comportamento può infatti essere considerato mobbing.
Lo ha ribadito la Corte d’Appello di Bari, in una recentissima sentenza, pronunciandosi in merito ad un caso di 12 visite fiscali in 3 mesi, praticamente una visita a settimana: anche se rappresenta l’esercizio di un diritto, un simile atteggiamento può assumere i connotati di una condotta vessatoria e persecutoria che può arrecare danno alla integrità psicofisica del dipendente.
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