La visita fiscale è il controllo medico inviato dall’Inps per verificare che il lavoratore sia effettivamente a casa in malattia
Quando un lavoratore si trova in malattia può ricevere le visite di controllo, dette anche “visite fiscali”. Sono visite effettuate da parte del personale sanitario dell’INPS presso il domicilio del dipendente (o altro luogo dallo stesso indicato), per controllare se è veramente in malattia.
È uno strumento per evitare abusi da parte dei lavoratori e per dissuadere eventuali “furbetti»” del certificato di malattia.
I controlli non avvengono a sorpresa in ogni orario della giornata. O meglio, avvengono senza alcun preavviso, però devono rispettare gli orari visita fiscale.
In queste fasce di reperibilità il lavoratore deve necessariamente trovarsi a casa o all’indirizzo già comunicato in precedenza. Sfatiamo però un mito: fuori da questi orari, non c’è alcun obbligo di rimanere chiusi in casa.
Alcuni lavoratori sono esonerati dal rispetto delle fasce di reperibilità. Sono i casi di patologie più gravi.
Ai sensi del D.M. 11 gennaio 2016, sono esclusi dall’obbligo di rispettare le fasce di reperibilità i lavoratori assenti a causa delle seguenti patologie:
La legge non individua i casi in cui l’azienda può chiedere all’INPS di effettuare le visite fiscali di controllo. È necessario motivare la richiesta? No, non è obbligatorio indicare i motivi.
Nella maggior parte dei casi le visite vengono richieste in tutte quelle occasioni in cui il datore di lavoro ha il fondato sospetto che il lavoratore stia simulando lo stato di malattia oppure non stia seguendo correttamente la procedura di guarigione, ad esempio facendo attività sportiva che dovrebbe evitare.
Non c’è un limite, l’azienda può fare più richieste di visite di controllo. Significa che il lavoratore non può stare tranquillo solo perché si è fatto trovare a casa in occasione del primo controllo. Nulla vieta che l’azienda chieda ulteriori controlli ripetuti nel tempo.
Il datore di lavoro deve fare richiesta in via telematica all’INPS affinché proceda con una visita di controllo presso l’indirizzo di reperibilità indicato dal dipendente.
Il costo, a carico dell’azienda, è di € 41,67 per la visita domiciliare in giorno feriale e di € 52,82 per la visita domiciliare in giorno festivo.
Purtroppo se non senti il campanello è come se fossi assente. Per la giurisprudenza infatti il lavoratore in malattia deve assumere un comportamento idoneo a garantire che i controlli vengano svolti. Come visto, le fasce di reperibilità sono limitate a poche ore nel corso della giornata, per cui il dipendente deve fare in modo di farsi visitare in quegli orari.
L’unica giustificazione accettata è il “giustificato motivo”, come una visita medica che non potevi svolgere in nessun altro orario: non avere sentito il campanello non è una valida giustificazione.
L’azienda ha diritto a richiedere le visite fiscali, ma non può vessare il proprio dipendente con continui controlli. Un simile comportamento può infatti essere considerato mobbing.
Lo ha ribadito la Corte d’Appello di Bari, in una sentenza del 2022, pronunciandosi in merito a un caso di 12 visite fiscali in 3 mesi, praticamente una visita a settimana: secondo i giudici, anche se rappresenta l’esercizio di un diritto, un simile atteggiamento può assumere i connotati di una condotta vessatoria e persecutoria che può arrecare danno alla integrità psicofisica del dipendente.
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