Pensione minima, aumento fino a 600 euro

(foto Shutterstock)

Dal 1° gennaio 2023 gli assegni pensionistici hanno subito un aumento per affrontare il caro vita: chi riceve l’aumento, a quanto ammonta

Buone notizie per i pensionati: dal 1° gennaio 2023 è aumentata la pensione minima, fino anche a 70 euro in più al mese. È l’effetto degli aumenti e della rivalutazione degli assegni e una delle principali novità della legge di bilancio per il 2023.

Ci sono poi ulteriori provvedimenti che riguardano il sistema pensionistico. Sempre a proposito degli importi degli assegni, è stato aggiornato il sistema di indicizzazione e sono stati previsti altri casi di pensionamento anticipato anche per tutto il 2023.

Pensione minima: si può arrivare fino a 600 euro

Assegni più ricchi a partire da gennaio 2023. È questo l’aumento previsto dalla legge di bilancio a favore dei titolari di pensione minima. La disposizione è contenuta nel comma 310 della legge di bilancio definitivamente approvata lo scorso 28 dicembre 2022.

Questa prevede che “al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche registrate e attese per gli anni 2022 e 2023, per le pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS” è riconosciuto un incremento, rispetto al trattamento mensile previgente dell’1,5% per l’anno 2023, elevati al 6,4% per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni, e del 2,7% per l’anno 2024. L’importo fino a dicembre 2022 era pari a 524 euro mensili netti. Su tale importo va applicato l’indice di rivalutazione del 7,3% oltre agli aumenti del 1,5% o del 6,4%.

Dal 1° gennaio 2023, per effetto degli aumenti, la pensione minima sale a 570 euro e 598 euro per tutti gli over 75.

Come previsto dalla norma, si tratta di un regime transitorio disposto “in via eccezionale” con decorrenza 1° gennaio 2023 fino al dicembre 2024, comprese le tredicesime. 

Che cosa significa rivalutazione?

È un meccanismo che permette alla pensione di non perdere il proprio potere di acquisto. L’aumento dei prezzi dell’energia, dei carburanti e dei beni di consumo, ha inevitabilmente provocato un altissimo tasso di inflazione.

L’immediata conseguenza è la perdita del potere di acquisto, ossia il valore reale delle proprie disponibilità finanziarie. Uno dei modi per adeguare gli assegni pensionistici al costo della vita è proprio la rivalutazione: in questo modo si cerca di alzare l’importo in misura proporzionale all’ammontare dell’inflazione. Per il 2023, con decreto del Ministero dell’Economia, il tasso di rivalutazione è stato fissato al 7,3%.

Rivalutazione e aumento pensione 2023

La legge di bilancio ha riproporzionato il sistema di rivalutazione, che aumenta per le pensioni basse e che scende man mano che l’importo è maggiore.

  •       100% per le pensioni fino a quattro volte l’importo delle minime (ossia 2.096 euro, pari a 524 euro x 4)
  •       85% per quelle pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo INPS
  •       53% per quelle pari a cinque volte il trattamento minimo INPS
  •       47% per quelle pari a sei volte il trattamento minimo INPS
  •       37% per quelle pari a otto volte il trattamento minimo INPS e pari o inferiori a dieci volte il trattamento minimo
  •       32% per quelle pari a dieci volte il trattamento minimo INPS.

Come funziona la rivalutazione? Proviamo a fare un esempio. Prendiamo una pensione minima di 524 euro. Il tasso di rivalutazione previsto dall’INPS è pari al 7,3%: questa percentuale va applicata al 100% all’importo della pensione minima, portando dunque l’importo a 562 euro. All’importo così risultante si applicherà inoltre l’aumento previsto del 1,5% o del 6,4%.

I sistemi di pensionamento anticipato

Anche per il 2023 vengono mantenute le forme di prepensionamento che sono state introdotte negli ultimi anni.

Quota 102 viene sostituita da Quota 103, 62 anni anagrafici e 31 41 anni di contributi.

Opzione Donna, invece, viene rimodulata in base alla diversa composizione e specificità del nucleo familiare. Inoltre, è stato introdotto un sistema premiale per chi continua a lavorare, con un incremento di stipendio in busta paga.

 

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