Quota 103: tutte le novità 2024

Quota 103: la nuova pensione anticipata
(foto Shutterstock)

La pensione anticipata, chiamata anche “flessibile”, introdotta dalla legge di Bilancio 2023, è stata confermata anche nel 2024

A fine dicembre 2023 è stata approvata la Legge di Bilancio per il 2024, che prevede la proroga della quota 103, in cui il trattamento può essere erogato a partire da 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi.

È stato confermato anche lo specifico incentivo economico per chi decide di continuare a lavorare anche se ha maturato i requisiti di accesso alla pensione. Questi lavoratori, infatti, possono scegliere se ricevere in busta paga quello che avrebbero versato per fini pensionistici, e cioè i contributi generalmente versati all’INPS.

Come funziona quota 103 nel 2024

Come abbiamo visto, c’è stata una proroga di quota 103 grazie alla Legge di Bilancio 2024. Il funzionamento è sempre lo stesso: la pensione anticipata è basata sul cumulo di età anagrafica e anni di contribuzione, una forma che è già stata utilizzata nel passato. I requisiti, però, sono sempre diversi, ed è così anche questa volta.

Quota 103: i requisiti

Per l’anno 2024, i lavoratori iscritti all’INPS, inclusi quelli in gestione separata, possono accedere al proprio trattamento pensionistico se in possesso dei semplici requisiti richiesti, cioè: 

  • 62 anni d’età anagrafica entro il 31 dicembre 2024
  • almeno 41 anni di contributi

per un totale di 103, da cui il nome della misura.

La norma, quindi, coinvolge i lavoratori nati entro la fine del 1961, se in possesso dei requisiti contributivi previsti.

Altra richiesta per l’accesso al trattamento pensionistico è la cessazione del rapporto di lavoro dipendente.

Contribuzioni utili per le pensioni quota 103

Il lavoratore, che nella sua carriera è stato iscritto a due o più gestioni previdenziali dell’INPS, può sommare gli anni di contribuzione effettuati. Il periodo di contribuzione richiesto per l’accesso a questo tipo di trattamento previdenziale, infatti, segue la regola del cosiddetto “cumulo contributivo”.

Sono escluse dal calcolo le casse di previdenza dei professionisti, eccetto l’Inpgi, recentemente confluito nella gestione INPS.

Più in generale, quindi, è confermato il divieto di cumulo tra redditi da lavoro dipendente e autonomo, con la sola eccezione dei redditi derivanti da rapporti di lavoro autonomo occasionale nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Quota 103: quando fare domanda

Questa norma è entrata in vigore il 1° gennaio 2023 e poi prorogata nel 2024; per tutto l’anno permette ai lavoratori di poter aderire a questo tipo di pensione.

Per presentare la domanda, continua a essere presente il meccanismo delle cosiddette “finestre mobili”. Tramite questa previsione, utilizzata anche per l’accesso alle altre tipologie di pensionamento, il momento in cui si comincerà a ricevere la pensione è ritardato rispetto al momento della maturazione del diritto a percepirla

Quest’anno, le finestre mobili sono state inasprite, e attualmente sono di:

  • 7 mesi per il settore privato
  • 9 mesi per il settore pubblico.

Facciamo un esempio: Tizio, lavoratore del settore privato di 62 anni, ha già maturato 41 anni di contributi, e presenta domanda di pensione a gennaio 2024.

Per il settore privato, la finestra prevista è di 7 mesi. Tizio, quindi, non comincerà a ricevere subito la pensione: il primo mese di erogazione sarà agosto 2024, cioè 7 mesi dopo la maturazione dei requisiti.

Quota 103: penalizzazioni e premi

La nuova Legge di Bilancio prevede un limite di importo della pensione massima erogabile. È prevista infatti una riduzione della somma erogata, ma solo se il pensionato ha meno di 67 anni di età.

Sotto questa soglia di età, il limite massimo di denaro che si può percepire è di “quattro volte il minimo INPS”, e cioè 2.394,44 euro.

Questo significa che se la propria pensione fosse più alta, non sarebbe conveniente optare per Quota 103, perché si andrebbe a percepire il tetto massimo previsto.

Altra importante penalizzazione è l’introduzione del ricalcolo dell’intero trattamento pensionistico con il sistema contributivo anche per chi ricadrebbe nel sistema misto.

La legge prevede però anche la possibilità di essere “premiati” nel caso in cui si decida di proseguire a lavorare anche dopo la maturazione dei requisiti per accedere alla pensione quota 103.

Cosa succede a chi rinuncia alla pensione con la quota 103

Il lavoratore che decide di proseguire, potrà non pagare più i contributi, a discapito di una piccola parte della propria pensione. Ciò vuol dire che non verrà più detratta la percentuale della propria retribuzione lorda, generalmente nella misura tra il 9,19 e il 9,49%, destinata alla contribuzione previdenziale. Si andranno quindi a percepire più soldi.

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