IMPACT2030: aziende, persone e lavoro nell’era dell’AI

La giornalista Micaela Faggiani sul palco di IMPACT2030

Durante l’evento abbiamo riflettuto su come l'AI può aiutare le aziende a migliorare le proprie decisioni e a rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato

Una vera e propria rivoluzione, destinata a segnare la storia tanto quanto quella industriale o quella digitale. L’intelligenza artificiale è una frontiera ormai spalancata, perché fa già parte del quotidiano per milioni di persone e di aziende. 

Se per alcuni decenni questo cambiamento è rimasto sotto traccia, limitato alle soluzioni tecnologiche e produttive più avanzate, con l’ingresso sulla scena di Chat Gpt nel 2022 l’interazione con l’AI – il sogno di dialogare con una macchina che ragiona come un umano, amplificandone le possibilità di analisi, calcolo e conoscenza – è diventato rapidamente alla portata di tutti.

Una tecnologia che parla letteralmente la nostra lingua, con cui è possibile dialogare e ragionare, utilizzando dati e analisi avanzate per prevedere tendenze e rispondere a infinite domande. E che è già di fatto imprescindibile per rimanere al passo con i cambiamenti del mercato del lavoro.

Nella seconda parte della giornata si è voluto far luce su queste tematiche in modo concreto, offrendo spunti e riflessioni su come le organizzazioni possono agire per generare attraverso l’AI un impatto virtuoso sulle proprie persone e sul business, con l’obiettivo di ottimizzare le risorse e massimizzare i risultati, insieme a realtà importanti e protagoniste del cambiamento come Microsoft, Fondazione Leonardo, Carter & Benson, H-Farm Business School e Beliven.

Prima di entrare nel vivo della seconda parte della giornata, le persone in platea hanno potuto sgranchirsi gambe e braccia grazie agli esercizi di Show Club Personal Trainer, società che propone programmi di benessere fisico alle aziende.

Show Club Personal Trainer sul palco di IMPACT2030 fa fare degli esercizi alla platea

Terza dimensione, etica AI e come cambiano le professioni

Con Microsoft, rappresentato dalla Senior Learning Manager Mariangela Orme, la discussione si è incentrata sull’impatto che l’AI generativa sta avendo sul mondo del lavoro, ovvero su come preparare persone e aziende a collaborare con le macchine. 

“Oggi possiamo considerare l’intelligenza artificiale come una vera e propria ‘terza dimensione nel contesto lavorativo”, ha argomentato Orme, “Non si tratta più solo di competenze umane o di strumenti digitali, ma di un’entità capace di creare, automatizzare e trasformare processi, ridefinendo ruoli e dinamiche professionali in modo profondo. Questa nuova fase che stiamo attraversando può essere definita come l’era dei co-pilot, dove l’AI non sostituisce il lavoratore, ma lo affianca, potenziandone le capacità e aprendo nuove possibilità di collaborazione tra uomo e macchina. Avere competenze di AI sarà sempre più fondamentale, perché già entro il 2030 il 25% dei lavori attuali saranno eliminati ma ce ne saranno altri 133 mila di nuovi collegati all’intelligenza artificiale”.

Di etica dell’AI si è invece parlato con Fondazione Leonardo. Antonio Castaldo, direttore della rivista FL, ha proposto una riflessione sull’utilizzo della tecnologia nel lavoro.

“Il problema principale è l’adattamento dell’uomo a queste nuove tecnologie, con il rischio di essere superati. Per questo serve un approccio etico e regolato all’AI, che valorizzi le capacità umane, come il desiderio di conoscenza, irrinunciabile per l’evoluzione. A breve termine, ci si aspetta una maggiore efficienza, mentre a lungo termine l’umanità potrebbe fondersi con la tecnologia”. 

Ma allora l’uomo verrà soppiantato completamente dalla macchina? “La macchina è un sistema chiuso, perfetto, finito. L’uomo invece è imperfetto, quindi infinito e unico. Il desiderio di conoscenza è ciò che ci salverà dalle macchine”.

La prospettiva si è spostata su come cambiano le professioni di chi si occupa di lavoro, insieme a Carter & Benson, società di head hunting con 20 anni di esperienza, rappresentata dal Ceo e partner William Griffini. 

“Questa tecnologia sta ottimizzando processi e aumentando la produttività. Il problema principale è l’adattamento delle competenze umane alle innovazioni tecnologiche, bilanciando etica e performance. La soluzione è promuovere un approccio etico all’IA, potenziando la leadership umana e identificando opportunità di crescita tramite nuove figure professionali. A breve termine, si aspettano maggiore competitività; nel lungo periodo, un’evoluzione delle competenze e una leadership più inclusiva e innovativa”.

Preparare le persone all’era dell’AI

Gli ultimi tre interventi hanno insistito sul bisogno di coinvolgere e dunque di preparare persone e aziende all’era dell’intelligenza artificiale, un cambiamento che non richiede solo nuove competenze tecniche, ma anche la capacità di adattarsi a un mondo in continua evoluzione.

“Le skill richieste oggi, oltre alle competenze digitali, includono creatività, problem solving e flessibilità. In questo contesto, è fondamentale mantenere i dipendenti ingaggiati, poiché l’innovazione e la crescita dipendono dalla capacità delle persone di collaborare con le tecnologie emergenti”, ha spiegato Alessandro Petrillo, Ceo di H-Farm Business School, dopo aver mostrato un video sulle ultime frontiere della robotica.

L’elemento chiave che lega engagement e AI per Petrillo è la creazione di un ambiente di lavoro stimolante, dove l’apprendimento e lo sviluppo continuo vanno di pari passo con l’adozione delle nuove tecnologie. E in cui le soft skills del lavoratore e la capacità di formulare le domande appropriate per interagire con l’AI saranno altrettanto importanti della conoscenza della tecnologia.

Beliven ha quindi considerato gli ambiti in cui l’AI può già dare un supporto importante per chi si occupa di lavoro, superando la paura del cambiamento ed esplorando i vantaggi dell’implementazione dell’intelligenza artificiale in azienda.

“Se la si conosce, l’AI può diventare il tuo ‘collega in più’ che si occupa di tutte quelle mansioni che non piacciono a nessuno lasciando, invece, spazio a ciò che ci piace di più del nostro lavoro”, ha sottolineato Andrea Virgilio, Ceo di Beliven.

A chiudere gli interventi sono stati Francesco Salonia e Barbara Peressoni, rispettivamente Ad e HR Strategist di laborability, che hanno voluto sottoporre ad aziende e dipendenti le tante di welfare pubblico, che in Italia restano in gran parte inutilizzate.

“Il 90% dei dipendenti non sfrutta le opportunità offerte da bonus pubblici e enti bilaterali, con un potenziale di 1.200 euro aggiuntivi all’anno per lavoratore, che possono arrivare ad oltre 3 mila euro per un nucleo familiare”, hanno spiegato. 

“Le aziende possono migliorare il benessere dei propri dipendenti senza costi aggiuntivi, facilitando l’accesso a queste risorse e differenziandosi sul mercato come datori di lavoro attenti e inclusivi. Pensate che ci sono 10 miliardi di euro ogni anno di risorse pubbliche o da accordi bilaterali inutilizzate, una cifra enorme. Laborability ha creato una piattaforma che con l’aiuto dell’AI mappa tutte queste agevolazioni. Se vi chiedete a che cosa può servire concretamente l’AI, questa è una delle risposte: può aiutare le persone a ottenere delle risorse economiche in più”.

 

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