Terzo rapporto “Welfare for People” di Ubi Banca e Adapt: crescita per il welfare aziendale nei contratti collettivi nazionali. Dimensioni e collocazione geografica pesano. Metalmeccanica e chimica-farmaceutica sotto la lente. Boom di premi produttività erogati in welfare
Il welfare aziendaleÈ l’insieme di benefit e prestazioni che un datore di lavoro riconosce ai suoi dipendenti, in aggiunta alla normale retribuzione, con lo scopo di migliorarne la qualità della vita privata e professionale. More è più diffuso nelle grandi aziende, soprattutto nelle regioni del Nord Italia e nelle province più produttive. È questa l’immagine fissata da“Welfare for People”, il terzo rapporto sul welfare occupazionale e aziendale in Italia promosso dalla Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di ADAPT e dall’Osservatorio UBI Welfare di UBI Banca (Gruppo Intesa Sanpaolo).
L’analisi è frutto di un’attività di monitoraggio sulla recente evoluzione del welfare aziendale ed occupazionale e si riferisce ai contratti sottoscritti tra il 2016 e il 2019, fotografando lo scenario pre-pandemia da Covid-19. La ricerca si è svolta mediante l’analisi dei principali contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria e di oltre 2.000 contratti collettivi di secondo livello presenti nella banca dati “fareContrattazione” di ADAPT.
Le categorie di prestazioni riguardano: previdenza complementare, assistenza sanitaria integrativa, assistenza familiari e cura, assicurazioni, educazione/istruzione, attività ricreative e tempo libero, buoni mensa e buoni pasto, trasporto collettivo, formazione, flessibilità organizzativa.
Il dato fondamentale del Rapporto sottolinea che la dimensione aziendale è un criterio decisivo per il welfare, tanto che:
A livello geografico è ancora una volta il settentrione a tracciare la rotta. Dal rapporto emerge infatti una netta prevalenza di intese sottoscritte nelle regioni del Nord Italia (69%). Molto staccate, seppur in crescita, le imprese del Centro Italia (23%) e fanalino di coda le realtà aziendali del Sud e delle Isole (6%).
Nei nuovi contratti aziendali della Metalmeccanica sottoscritti nel 2019 si conferma e cresce la grande attenzione attribuita nel settore per le misure di conciliazione (52%) come congedi, flessibilità oraria, part-time, smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More, servizi aziendali per l’infanzia o gli anziani non autosufficienti. Cresce inoltre la diffusione di prestazioni di mensa e buono pasto (38%) e di previsioni sulla formazione (38%). Meno elevata è invece la presenza di misure di previdenza complementare (15%) e di assistenza sanitaria integrativa (13%).
Dal monitoraggio dei contratti aziendali dell’Industria chimico-farmaceutica sottoscritti tra il 2016 e il 2019 emerge che la materia della flessibilità organizzativa e della conciliazione vita-lavoro rappresenta il 71% delle misure di welfare contrattate a livello aziendale. Per contro risultano molto diffuse anche le previsioni sui buoni acquisto e sui flexible benefits (53%).
Nel 2019 è cresciuta, rispetto agli anni coperti dai precedenti rapporti (2012-2018), sia la diffusione nei contratti aziendali delle misure di welfare sia della cosiddetta “welfarizzazione” del premio di produttività aziendale. Tra i contratti aziendali analizzati in settori come agricoltura, edilizia e turismo, ben il 56% prevede l’erogazione del premio produttività attraverso misure di welfare aziendale. Una tendenza in forte crescita rispetto ai contratti del 2018 (30%), del 2017 (14%) e ancora di più rispetto al 2016, quando appena il 3% delle aziende lo prevedeva.
Lo studio si è concentrato sulla provincia di Cuneo. L’indagine condotta sulla contrattazione nei settori metalmeccanico e chimico-farmaceutico (36 contratti) evidenzia una diffusione del welfare aziendale nel 38,8% delle imprese del campione territoriale. Emerge inoltre come il welfare aziendale si sviluppi in buona parte in base alla possibilità di welfarizzare il premio di risultato (33% di casi osservati).
«Nella situazione che il Paese sta affrontando a causa della emergenza epidemiologica, gli attori delle relazioni industriali che non avevano sperimentato il welfare aziendale in senso stretto sono stati colti impreparati» afferma Gaetano Miccichè, Consigliere Delegato di UBI Banca «mentre chi aveva già attuato forme di welfare aziendale si è mostrato pronto a gestire un’emergenza che porta ora le imprese a dover fare i conti con le trasformazioni del lavoro».
«L’ambizione è quella di essere un laboratorio dinamico di innovazione sociale», spiega il professor Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di ADAPT e curatore del rapporto, «da qui nasce l’approfondimento sulla contrattazione sociale territoriale sia per le connessioni che si generano con l’ambito del welfare occupazionale e aziendale sia perché, insieme ad esso, rappresenta uno dei più importanti tentativi delle relazioni industriali di offrire nuove risposte alle esigenze di cambiamento di una società post-fordista, individuando un nuovo baricentro nella dimensione territoriale».
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