Welfare pubblico e privato: un binomio inscindibile

welfare pubblico e privato
(foto Shutterstock)

Dare concretezza agli strumenti che influiscono sulla produttività significa innanzitutto dare il giusto ruolo agli strumenti di welfare esistenti

Welfare privato: uno strumento per accrescere il benessere

A partire dal 2016, ossia da quando hanno trovato concretezza normativa alcune agevolazioni fiscali connesse all’implementazione dei piani di welfare attraverso il meccanismo della conversione dei premi di produttività in strumenti di welfare, è cresciuta anche la percezione del ruolo e dell’importanza del welfare come strumento di benessere. 

Benessere che l’organizzazione mette a disposizione dei propri collaboratori e che, in ragione di questo presupposto, diviene strumento di benessere individuale ritornando all’azienda sotto forma di motivazione, efficienza e produttività

Il welfare aziendale e privato si è così sviluppato non solo sulla base dei beni o servizi offerti unilateralmente ai dipendenti – i cosiddetti fringe benefit – ma anche in una prospettiva di efficientamento produttivo e con la finalità di costruire piani di incentivazione finalizzati ad accrescere all’interno delle organizzazioni il benessere individuale e collettivo ed in generale il senso di appartenenza.  

Un modo per integrare il welfare pubblico

Altra cosa è il welfare pubblico, caratterizzato da quell’insieme di prestazioni (beni o servizi) o vantaggi di tipo economico (fiscali e previdenziali) che un ordinamento giuridico predispone a favore dei propri cittadini e delle loro famiglie. 

Rientrano pertanto nei sistemi di welfare pubblico l’assistenza contro la malattia o l’infortunio, tutte le forme di tutela della maternità, le tutele in caso di disoccupazione e di inoccupabilità, la tutela della disabilità e della vecchiaia con il sistema pensionistico, l’istruzione gratuita e così via. Tutto il sistema di assistenza di tipo pubblico – lo “Stato sociale” – è non solo organizzato dallo Stato ma è sorretto dal fondamentale principio solidaristico che trova la propria matrice giuridica nell’ordinamento costituzionale. 

Il welfare aziendale ha iniziato a svilupparsi quando le aziende hanno cominciato a mettere a disposizione dei loro dipendenti beni e servizi utili a integrare l’offerta pubblica attingendo sia a risorse private sia a risorse pubbliche. Questo è avvenuto inizialmente nel campo della salute, poi via via in quello dei servizi per l’infanzia, in quello per la tutela degli anziani e dei soggetti non autosufficienti e in molti altri campi. 

Oltre all’integrazione assicurativa e contrattuale dell’offerta sanitaria pubblica, le prime sperimentazioni – soprattutto a sostegno della genitorialità – risalgono infatti alle risorse rese disponibili per i progetti finanziati dal Fondo per le politiche per la famiglia previsto dall’art. 9 della L. n. 53/2000. 

Non solo conversione del premio di produttività 

Con l’emergenza sanitaria degli ultimi anni è cresciuta per tutti la consapevolezza dell’importanza e centralità della salute e della sicurezza personale, ma anche dell’importanza di avere a disposizione strumenti concreti di sostegno personale e familiare per l’assolvimento dei molteplici e diversificati compiti familiari e di cura che ciascuno vive nel proprio quotidiano. 

I dati ci dicono che nel 2020 1 donna su 4 aveva un impiego part-time a causa della necessità di svolgere compiti di cura e nel 2021 1 donna su 3 era priva di occupazione sempre a causa delle necessità di cura e che queste sono aumentate dal 17,7% del 2017 al 26,6% del 2021 (dati Eurofound). 

Questo implica non solo il ripensamento di alcune strategie organizzative legate al perseguimento di migliori politiche di genere, ma soprattutto la valutazione di cosa sia necessario fare per fornire soluzioni concrete a bisogni vecchi e nuovi e a un fenomeno di rilevanza sociale ormai destinato a crescere con l’invecchiamento della popolazione. Come ci dice anche la Legge n. 33/2023 contenente la delega per riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. 

Il welfare privato non è l’unica soluzione 

Il Rapporto Welfare Index 2022 ci dice che in questi anni la maggior parte delle PMI italiane (68,4%) – la prevalenza del tessuto imprenditoriale italiano – ha raggiunto un livello almeno medio di welfare aziendale secondo la metrica di Welfare Index PMI, mentre quelle di livello avanzato (alto o molto alto) sono più che raddoppiate, passando dal 10,3% nel 2016 al 24,7% nel 2022. 

Ma se si analizzano altri dati del rapporto si scorge non solo l’importanza dell’integrazione tra welfare privato e welfare pubblico ma anche il ruolo, comunque ancora preponderante, di quest’ultimo. 

Il rapporto precisa infatti che, in base a una ricerca di Innovation Team, è stata stimata in 785 miliardi la spesa totale di welfare pubblico e privato del 2021. Ben l’80% di questo flusso (627 miliardi) è a carico dello Stato. Una quota pari a 136,6 miliardi – il 17,4% del totale – è a carico diretto delle famiglie con una media di 5.300 euro per nucleo. 

La quota riservata al welfare aziendale e collettivo è pari 21,2 miliardi. ossia il 2,7% del totale. Eppure, è sull’intraprendenza e lungimiranza di questa quota di welfare che oggi possiamo parlare concretamente dei prossimi possibili sviluppi.

Welfare territoriale e di comunità

I dati e l’esperienza ci dicono che la quota di spesa del welfare pubblico è ancora quella preponderante. Nell’ambito di questa spesa c’è sicuramente la grossa percentuale dedicata alle pensioni e alla spesa sanitaria (pur con tutte le difficoltà strutturali di questi due ambiti oggi in significativa riorganizzazione). 

Ma ci sono tutt’ora in questo ambito ampie risorse che restano inutilizzate dai privati e dalle aziende. Per scarsa conoscenza o consapevolezza del ruolo che queste risorse possono avere sia individualmente sia a livello aziendale. Soprattutto per quelle realtà che stimano come eccessiva o non finanziariamente sostenibile la scelta di fornire unilateralmente ai propri dipendenti beni e servizi di welfare territoriale

Uno strumento che sta iniziando a funzionare molto bene in questo ambito è quello del welfare territoriale o di comunità. Si tratta di una forma di welfare che aggrega a livello territoriale più realtà produttive e che fornendo anche servizi utili alla comunità di riferimento dei diversi territori può beneficiare anche di risorse pubbliche destinate proprio alla crescita di quei territori. Una forma di integrazione tra welfare privato e welfare pubblico che è una delle strade per il futuro dei sistemi di welfare.

 

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