Dark factory, fabbriche al buio dove il lavoro non si ferma mai

Catena di montaggio automatizzata, per l’automotive
(foto Shutterstock)

Il modello si è già rivelato efficiente in Cina. Ma in Italia, sesta potenza mondiale per presenza di robot, le dark factory non si stanno diffondendo

Intere fabbriche completamente automatizzate, dove operai meccanici lavorano senza sosta, giorno e notte. Al buio. Perché a loro, per lavorare, la luce non serve. Tenerla accesa sarebbe un inutile dispendio energetico.

Sembra una scena tratta da un film di fantascienza, ma è già realtà: in Cina sono stati condotti diversi esperimenti che hanno dimostrato non solo la fattibilità ma anche l’efficienza di questo modello.

In Europa, tuttavia, la partecipazione umana al lavoro riveste ancora un ruolo importante e le macchine, per ora, vengono relegate a compiti ausiliari, non sostitutivi al 100%. Sul futuro, tuttavia, aleggia lo spettro di un sistema di produzione che, di fatto, va escludendo milioni di persone dall’accesso al lavoro, e quindi al reddito e alla sussistenza.

Una tendenza già forte in Cina

Uno dei più noti esempi di dark factory è quello della Changying Precision Technology Company, nella città cinese di Dongguan (provincia centrale del Guandong), dove bracci robotici producono senza sosta apparati per la telefonia mobile.

Il 90% della produzione di telefoni cellulari è affidata a macchine e anche l’assemblaggio, il carico e lo scarico del magazzino sono totalmente automatizzati. Con i robot, l’azienda è passata da un personale di 650 persone a solo 60 dipendenti. I risultati? La produzione è aumentata da 8 mila a 21 mila pezzi e i difetti di fabbrica sono diminuiti del 20%.

Secondo i dati della Federazione Internazionale di Robotica (IFR), tra il 2020 e il 2021 la presenza in robot in Cina è aumentata del 44%. Dopo la pandemia, la Cina è stata in testa alla ripresa globale, rappresentando la metà delle installazioni di robot nel mondo, nel 2021.

La crescita è forte in tutti i settori: in prima linea l’elettricità e l’elettronica con 81.600 installazioni. E cresce a velocità record anche la robotizzazione dell’industria automobilistica, dove la presenza di robot è aumentata dell’89%, con 50.700 installazioni.

Una “collaborazione” possibile

Il modello della dark factory, tuttavia, solleva ancora molti dubbi e non solo di natura etica. Tant’è che, anche in Cina, vanno diffondendosi a grande velocità soprattutto altre forme di automazione, prevedendo di affidare ai robot solo una parte del lavoro, quella più ripetitiva, faticosa o pericolosa per l’uomo.

Lo Xi’an Aerospace Propulsion Institute, base di ricerca per i motori a razzo a combustibile solido, ha visto una rapida crescita negli ultimi anni. Alla necessità di nuove risorse umane ha risposto affidando la produzione per le componenti di accensione dei razzi ai robot. Di notte, l’attrezzatura automatizzata esegue la lavorazione preliminare dei pezzi nella dark factory. Di giorno, operai esperti danno gli ultimi ritocchi.

In una dark factory di Pechino, braccia meccaniche piegano ripetutamente, come mani, lo schermo degli smartphone. Ci vogliono più di 200 passaggi per creare il telefono pieghevole sviluppato dalla Xiaomi Corporation, la maggior parte dei quali vengono completati da apparecchiature intelligenti.

La via italiana all’automazione

Pur molto lontana dalla Cina per numeri assoluti, l’Italia corre molto veloce in termini di automazione. Secondo il report della Federazione Internazionale di Robotica, infatti, siamo al sesto posto al mondo e al secondo in Europa. Davanti a noi solo Cina, Giappone, Stati Uniti, Corea e Germania.

Lo stock operativo di robot è stimato nel numero di 89.330 unità (+14%) nel 2021. I risultati del 2021 sono dovuti ad acquisti precedenti, dovuti a una riduzione dei crediti d’imposta nel 2022. Questo ha creato un aumento del 65% delle installazioni di robot, con il nuovo record di 14.083 unità.

Ciononostante, l’orientamento generale non punta alla sostituzione dei lavoratori umani ma semmai a offrire loro un sostegno, sollevandoli dai compiti più pesanti fisicamente o pericolosi. In Italia, inoltre, gli atenei stanno investendo nella riqualificazione dei percorsi formativi nel campo dell’innovazione.

L’intelligenza artificiale, oggi e nel futuro a breve termine, si presenta quindi come importante occasione di sviluppo sociale ed economico.

 

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