Pensione minima: cos’è e come funziona

pensione minima
(foto Shutterstock)

La pensione minima è un supporto statale per chi ha una pensione sotto un determinato importo stabilito dall’INPS

La pensione minima è un aiuto che lo Stato offre a chi prende una pensione molto bassa, pur avendo versato contributi durante la vita lavorativa.

Non si tratta di una pensione diversa, ma di una somma aggiuntiva che serve a raggiungere una soglia minima stabilita ogni anno dalla legge.

Lo scopo è garantire un livello base di sostegno economico, così da permettere a chi è in pensione di vivere in condizioni più dignitose.

Per avere diritto a questa integrazione, è necessario rispettare alcuni requisiti, legati soprattutto al reddito complessivo della persona.

Cos’è la pensione minima

La pensione minima è un aiuto economico pensato per garantire un reddito base a chi, anche dopo aver versato contributi per molti anni, riceve una pensione troppo bassa.

Si tratta di uno strumento di equità sociale, che ha l’obiettivo di assicurare un tenore di vita dignitoso a chi è in pensione.

Questo sostegno è particolarmente importante per molte donne, le cui carriere sono spesso interrotte per motivi familiari e, in molti casi, meno pagate rispetto a quelle degli uomini.

Il sistema delle pensioni minime gestito dall’INPS ha quindi un ruolo centrale, perché è l’ente che si occupa di versare queste integrazioni.

Pensione minima con contributi

La pensione minima con 20 anni di contributi riguarda molte persone che, pur avendo raggiunto questo requisito, ricevono una pensione troppo bassa.

Questa situazione è comune anche tra molte donne in pensione, che spesso hanno carriere più brevi o discontinue e quindi non hanno versato abbastanza contributi per ottenere un importo sufficiente a garantire una vita dignitosa.

Di solito si tratta di persone con più di 67 anni, che hanno maturato il numero minimo di anni di contribuzione, ma non raggiungono l’importo previsto dal trattamento minimo INPS.

Pensione minima senza contributi

Non si può parlare di pensione minima senza contributi, perché non esiste in senso tecnico.

Il sistema previdenziale italiano si basa sul principio dei contributi: si riceve una pensione solo in base a quanti contributi sono stati versati durante la vita lavorativa.

Chi non ha mai lavorato o non ha versato abbastanza contributi non ha diritto a una pensione, ma può accedere ad altre forme di aiuto economico. In questi casi si parla di prestazioni assistenziali, come ad esempio l’assegno sociale.

Questa misura, gestita dall’INPS, viene riconosciuta solo a partire da una certa età e se si rispettano precisi limiti di reddito.

Differenza tra pensione minima e pensione sociale

La differenza tra pensione minima e assegno sociale riguarda soprattutto la natura della prestazione e i requisiti per ottenerla:

  • la pensione minima è un’integrazione destinata a chi ha versato contributi previdenziali, ma riceve una pensione sotto una certa soglia stabilita ogni anno. In questo caso, l’INPS aggiunge una somma per arrivare a un importo minimo, ma solo se si rispettano limiti di reddito personali e familiari.
  • L’assegno sociale, che un tempo si chiamava pensione sociale, è invece una prestazione assistenziale pensata per chi non ha versato contributi o ne ha versati troppo pochi, e si trova in una condizione di difficoltà economica.

Quindi, la pensione minima richiede una storia contributiva, mentre l’assegno sociale no.

Pensione minima 2024

L’importo della pensione viene calcolato e aggiornato ogni anno in base agli indici ISTAT e agli aggiustamenti previsti dalla legge.

Nel 2024, il minimo mensile era pari a 598,61 €,, cioè 7 781,93 € all’anno.
Questa è la soglia minima: se una pensione è più bassa, l’INPS interviene in automatico per integrare l’importo e garantire il trattamento minimo.

L’assegno sociale, invece, è più basso e resta fermo a 534,41 € mensili.

Aumento pensioni minime​ nel 2025

Nel 2025, le pensioni saranno rivalutate con un aumento dello 0,80%. Per le pensioni minime, invece, è previsto un incremento più alto, pari al +2,2%, pensato per dare maggiore supporto a chi riceve gli assegni più bassi.

In pratica, l’importo mensile passerà da 598,61 € a 603,40 €. A questo si aggiunge un’integrazione extra, che porta il totale mensile a 616,67 €.

Queste sono le ultime novità per gli aumenti delle pensioni minime nel 2025. È già stato stabilito anche l’adeguamento per il 2026, che sarà del +1,3%, e garantirà una crescita graduale del trattamento minimo.

In sintesi, l’aumento del 2025 è modesto ma continuo, e riflette l’impegno nel tutelare il potere d’acquisto delle persone con pensioni più basse.

Pensione minima: i requisiti

I requisiti per la pensione minima sono quelli che si possono generalmente trovare nelle fasce di popolazione più bisognose.

A chi spetta la pensione minima? I requisiti per ottenere la pensione minima sono i seguenti, devi:

  • avere 67 anni di età;
  • essere in stato di bisogno economico: se il tuo reddito supera il doppio del trattamento minimo annuo, non ci sarà alcuna integrazione al minimo. Se si considera anche il reddito coniugale, questo limite si eleva a quattro volte il trattamento minimo INPS;
  • avere cittadinanza italiana o trovarti in situazioni equiparate.

Età per la pensione minima

L’età per avere diritto alla pensione minima dipende dal tipo di pensione con cui si accede.

In generale, per ottenere la pensione di vecchiaia con integrazione al minimo, bisogna aver compiuto almeno 67 anni. Questo vale sia per uomini che per donne.

Ma non basta avere l’età giusta. È anche necessario aver versato un minimo di contributi previdenziali ed essere entro i limiti di reddito previsti per ricevere l’integrazione.

Pensione minima: quanti contributi

Quando si parla di pensione minima, uno degli aspetti più importanti è capire quanti anni di contributi servono per averne diritto.

La domanda più comune è proprio: quanti contributi servono per la pensione minima? La risposta dipende dal tipo di pensione a cui vuoi accedere.

Nel caso della pensione di vecchiaia devi avere almeno 20 anni di contributi e devi aver compiuto 67 anni.

Se non raggiungi questa soglia non puoi accedere alla pensione contributiva e quindi non hai diritto nemmeno all’integrazione al minimo.

Pensione minima per chi non ha mai lavorato​

Come già visto, la pensione minima per chi non ha mai lavorato non esiste, perché il sistema pensionistico italiano si basa sul versamento dei contributi durante la vita lavorativa.

Chi non ha svolto un lavoro regolare e quindi non ha maturato contributi, può comunque accedere a una misura assistenziale offerta dallo Stato: si tratta dell’assegno sociale, gestito dall’INPS.

Questa prestazione è destinata a persone con almeno 67 anni, che hanno reddito assente o molto basso. L’importo è più basso rispetto alla pensione minima, ma rappresenta comunque un aiuto economico fondamentale.

Quindi, anche se non si può parlare tecnicamente di pensione, l’assegno sociale svolge una funzione simile, garantendo un minimo vitale a chi si trova in difficoltà.

Importo delle pensioni minime

L’importo della pensione minima viene aggiornato ogni anno e può variare in base alla situazione personale di chi la riceve.

A quanto ammonta la pensione minima​? Per il 2025, l’importo rivalutato dell’assegno minimo è pari a 616,67 € per 13 mensilità.

Questo importo non è tassato perché è inferiore alla soglia minima per pagare l’IRPEF.

La somma può essere versata per intero o solo in parte, a seconda dei contributi versati nel corso della vita lavorativa.

Dunque, quanto è la pensione minima nel 2025? Il trattamento minimo INPS è fissato a 603,40 € mensili. Chi riceve questa cifra, o una pensione ancora più bassa, ha diritto a un’integrazione che porta l’importo fino a 616,67 €.

Come ottenere la pensione minima

Chi possiede i requisiti minimi può richiedere la pensione minima all’INPS in diversi modi:

  • autonomamente online all’INPS attraverso il servizio dedicato;
  • tramite Contact center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile;
  • con l’ausilio degli Enti di patronato e intermediari dell’Istituto.

Integrazione alla pensione minima

L’integrazione alla pensione minima è una misura pensata per garantire un reddito minimo a chi, pur avendo maturato il diritto alla pensione, riceve un importo più basso della soglia stabilita ogni anno.

Questa integrazione è concessa dall’INPS solo se si rispettano precisi requisiti di reddito, sia personali che familiari.

Non è un diritto automatico: ogni anno, l’INPS verifica la situazione economica della persona interessata per decidere se può ricevere l’aumento fino all’importo minimo previsto.

 

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