Contributi, detrazioni e calcolo IRPEF: tutto quello che c’è da sapere per capire qual è il netto in busta paga
La busta paga è un prospetto mensile, cartaceo o elettronico, che riassume gli elementi che compongono la retribuzione del lavoratore. Non esiste un prospetto uguale per tutti i lavoratori perché ci sono diversi modi per esporre i dati contenuti al suo interno.
La busta paga si compone di tre sezioni:
Con il termine «netto» si indica l’importo che definitivamente viene erogato dal datore al lavoratore in base alla prestazione lavorativa resa.
L’importo è il risultato di una serie di operazioni matematiche che variano nel tempo in base alle Leggi di bilancio che vengono approvate. Nel 2022, ad esempio, sono state modificate le percentuali di tassazione IRPEF e questo ha avuto delle ripercussioni sui netti erogati ai dipendenti.
Il netto deriva da operazioni che coinvolgono i seguenti elementi: retribuzione lorda, imponibile previdenziale, imponibile fiscale e detrazioniSono una somma da sottrarre alle imposte che dovrebbero essere pagate annualmente. Vengono riconosciute in base a determinati requisiti di reddito e personali. More.
La prima cosa da conoscere è l’importo della retribuzione lorda imponibile. Questa è pari al totale della colonna «competenze» esposta nel corpo del cedolino.
La seconda cosa da conoscere è l’imponibile previdenziale: l’importo è lo stesso della retribuzione lorda arrotondato all’unità di euro. Per chiarire: se il totale delle competenze è pari a 1.500,15 euro, l’imponibile sarà pari a 1.500 euro.
In base all’importo ottenuto, nella parte bassa della busta paga è esposto l’ammontare dei contributi da versare (in genere collocato nella voce «Totale contributi»).
Si giunge in questo modo alla terza cosa da conoscere, ovvero l’imponibile fiscale, che si ottiene sottraendo dalla retribuzione lorda il totale dei contributi da versare.
Sull’imponibile fiscale viene calcolata l’imposta lorda IRPEF.
Il calcolo è effettuato sulla base degli scaglioni di reddito, nel senso che più il reddito percepito dal lavoratore è alto, maggiore è l’imposta da pagare.
Esempio: se quanto percepito mensilmente è compreso tra 666,66 e 1.250 euro, l’imposta lorda è pari al 23% dello stesso; se, invece, è compreso tra i 1.251 e i 2.333,33 euro, la percentuale sale al 25%, per arrivare fino al 43% per retribuzioni superiori a 4.166,66 euro.
Per la determinazione dell’IRPEF netta invece giocano un ruolo fondamentale le detrazioni di imposta.
Si tratta di somme determinate per mezzo di diverse formule stabilite dalla legge, in base al reddito del lavoratore e alla composizione del suo nucleo familiare e che riducono l’impatto dell’IRPEF da pagare.
Le detrazioni più frequenti sono quelle per lavoro dipendente o per figli a carico da poco riformulate in seguito all’introduzione dell’Assegno Unico (AUU).
Esempio: se la retribuzione mensile è di 1.250 euro, si applica l’aliquota del 23% e si determina l’imposta lorda di 287,50 euro. Ma dovendo ancora applicare le detrazioni, questo non è l’importo dell’imposta che verrà trattenuto. Per questa fascia di reddito, infatti, la detrazione per lavoro dipendente prevista è pari a 156,66 euro, che vanno sottratti dai 287,50. Il lavoratore, dunque, dovrà versare 130,84 euro di tasse.
Il netto finale, quindi, è dato dalla differenza tra la retribuzione lorda originariamente determinata e il totale dei contributi e delle tasse da pagare. Questo importo è quello che poi il datore di lavoro accredita al lavoratore alla scadenza prestabilita per l’erogazione della retribuzione.
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