Assenze dei dipendenti per Covid, contatto con casi positivi, attesa dell’esito del test, genitori con figli in quarantena scolastica: tutte le informazioni utili per il datore di lavoro
Il lavoratore affetto da Covid-19 deve avvisare l’azienda della patologia contratta, dopo aver eseguito il test diagnostico (su prescrizione del medico di base, dell’Asl o volontariamente) e aver ricevuto l’esito positivo. Il dipendente dovrà poi inviare all’azienda anche il certificato medico che certifichi la malattia.
Successivamente, dopo la quarantena e ad avvenuta guarigione, il lavoratore dovrà farsi compilare un certificato medico o una dichiarazione sostitutiva dall’Asl con cui certificare la negativizzazione, e quindi la possibilità di rientrare in comunità.
Il lasso temporale della prognosi di un lavoratore che invii all’azienda il certificato medico attestante la positività al Covid-19 verrà gestito come malattia, quindi il dipendente percepirà la relativa indennità. In questo caso, e per l’eccezionalità del momento, i periodi di malattia causati dal Covid-19 non rientreranno nel periodo di comporto.
Se un lavoratore sul luogo di lavoro ha più di 37,5 di febbre, deve essere isolato immediatamente e mandato a casa. Qualora invece presenti solo alcuni sintomi, come un forte raffreddore, l’azienda deve raccomandargli di consultare il proprio medico curante, al fine di escludere un eventuale contagio da Covid-19.
Premettiamo che è molto difficile provare il nesso causale dell’avvenuta infezione da Covid-19 in azienda, in occasione della prestazione lavorativa. Qualora però si riesca ad attestare che il virus è stato contratto in azienda, quest’ultima, dietro certificato medico di infortunio, dovrà gestire l’evento come un infortunio, anche nel caso in cui il virus sia stato contratto nel tragitto casa-lavoro. Il lavoratore in questo modo percepirà la relativa indennità di infortunio.
È necessario mettersi automaticamente in quarantena dopo il contatto con dei casi Covid-19?
Non sempre. Bisogna distinguere se il contatto è avvenuto tra contatti stretti.
In caso di contatto stretto positivo al Covid-19, anche asintomatico, l’Asl predispone una quarantena che può durare da 10 a 14 giorni a seconda che sia stato fatto oppure no il test antigenico o molecolare.
La quarantena verrà trattata dall’azienda come malattia o degenza ospedaliera, così tali giorni non potranno contare ai fini del comporto. Sul punto l’INPS ha però precisato che la quarantena non è incompatibile con l’attività lavorativa, pertanto, dietro accordo con il datore di lavoro, il lavoratore può lavorare in smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More percependo così l’intera retribuzione.
Se è avvenuto il contatto con un collega Covid-19 che non si considera contatto stretto, cosa è necessario fare? L’azienda non può obbligare i lavoratori ad effettuare il test Covid-19, inoltre se il dipendente non ha alcun sintomo tale da giustificare l’assenza, non ha diritto ad assentarsi dal lavoro per motivi legati a un eventuale contagio da Covid-19.
Il datore di lavoro può però invitare i propri dipendenti a fare il test per accertarsi delle negatività. Inoltre, se ne ha la possibilità, può predisporre un’assenza retribuita dei lavoratori venuti a contatto con il collega Covid-19 o acconsentire che la prestazione venga effettuata in modalità di smart working.
Il dipendente viene considerato in malattia solo se ha un certificato medico. Diversamente, il lavoratore dovrà gestire l’assenza con un permesso o con dei giorni di ferie concordati con il datore di lavoro.
Il lavoratore, dopo aver consegnato il provvedimento dell’autorità sanitaria con cui ha messo in quarantena scolastica il figlio, può chiedere di svolgere la propria attività in smart working o di usufruire del congedo parentale per quarantena scolastica del figlio.
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