Furto in azienda: licenziamento anche se il bene è di poco valore

Furto in azienda licenziamento anche se il bene è di poco valore
(foto Shutterstock)

La giurisprudenza è molto severa nella valutazione dei comportamenti dei lavoratori che hanno commesso un furto in azienda: anche il furto di beni di modesto valore può giustificare il licenziamento per giusta causa

Il licenziamento per giusta causa, detto anche “licenziamento in tronco”, può essere adottato quando il lavoratore ha commesso un fatto così grave da non rendere accettabile che il lavoratore resto nel suo posto di lavoro. È disciplinato dall’art. 2119 del codice civile che definisce la giusta causa come la “causa che non consente la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto”.

Se il lavoratore ruba beni aziendali di scarso valore, può essere licenziato per giusta causa? La giurisprudenza si è pronunciata ripetutamente su casi simili e ha sempre adottato un giudizio molto severo: lo scarso (o nullo) valore del bene rubato non è di per sé rilevante e può portare al licenziamento.

Un fatto grave non presuppone un danno grave

La gravità dei fatti ai fini del licenziamento per giusta causa non richiede che l’azienda abbia subito un danno grave o che il lavoratore abbia rubato beni di notevole valore. Questi comportamenti, infatti, intaccano il legame fiduciario che caratterizza il rapporto datore e lavoratore anche se il bene rubato non ha valore. Secondo la giurisprudenza la modesta entità dei beni rileva sotto il profilo del valore sintomatico rispetto ai futuri comportamenti del lavoratore (sentenza n. 24014 del 12 ottobre 2017). Significa, in altri termini, che la società può ritenere gravissime anche condotte che hanno provocato un danno trascurabile o magari non hanno provocato alcun danno, come nel caso in cui il lavoratore non sia riuscito ad uscire dall’azienda con i beni sottratti. Questo perché si ritiene probabile che, se uno ruba, potrà anche in futuro rubare.

Furto di caramelle: è legittimo il licenziamento?

Applicando tali principi, la Corte di Cassazione (vedi ad esempio, la sentenza n. 24014 del 2017) ha ritenuto che anche il furto di caramelle, per un valore inferiore a 10 euro, integra gli estremi della giusta causa di licenziamento. Anche in questo caso la Suprema Corte non ha valorizzato l’esiguità del valore del bene, quanto il «valore sintomatico che può assumere una simile condotta rispetto ai futuri comportamenti del lavoratore e, quindi, alla fiducia che può nutrire l’azienda» nei confronti del proprio dipendente.

Licenziamento anche per furto di beni di poco valore

E se il dipendente ruba beni aziendali destinati al macero? Nel caso sottoposto all’attenzione della Cassazione, gli oggetti non avevano alcun valore economico, in quanto destinati ad essere distrutti in una discarica. Ebbene, anche in questo caso è stato ritenuto che il furto integrasse gli estremi per il licenziamento per giusta causa. Secondo la Suprema Corte, a prescindere dal valore dei beni o della tenuità del fatto, la condotta va valutata non solo nel suo contenuto obiettivo, ma anche nella sua portata soggettiva, che risulta «obiettivamente e soggettivamente idonea a ledere in modo irreparabile la fiducia del datore di lavoro» (sentenza n. 12798 del 12 ottobre 2018).

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