Gli ex beneficiari del reddito di cittadinanza erano stati messi al riparo dai propri creditori
Il pignoramento è l’atto con cui il creditore aggredisce tutto o parte del patrimonio del proprio debitore. L’atto viene notificato da un ufficiale giudiziario.
Non si tratta di una mossa a sorpresa, perché deve essere preceduto dalla notifica di un atto di precetto, che – a sua volta – deve trovare origine e giustificazione in un provvedimento giudiziario (un decreto ingiuntivo, una sentenza, ecc).
Con il pignoramento, dunque, un creditore chiede all’ufficiale giudiziario di sottoporre a esecuzione forzata parte o tutto il patrimonio di un soggetto debitore.
Il soggetto debitore risponde nei confronti dei creditori con tutto il proprio patrimonio: beni, immobili, crediti. Ci sono, tuttavia, alcuni beni che, per legge, sono definiti assolutamente o parzialmente impignorabili.
Significa che questi particolari beni non possono essere pignorati, in toto o in parte, da parte dei soggetti crediti. In altri termini, questi beni e crediti sono al riparo da qualsiasi pignoramento.
Con specifico riferimento al reddito di cittadinanza, la misura che a partire dal 2024 è stata sostituita dall’Assegno di inclusione e dal Supporto per la formazione e il lavoro, la legge di bilancio 2022 aveva espressamente previsto uno specifico divieto di pignoramento.
Anche la Cassazione conferma l’impignorabilità del Reddito di cittadinanza.
E quindi, cosa succedeva se un soggetto subiva il pignoramento reddito di cittadinanza?
Nonostante il divieto, un debitore poteva comunque pignorare il reddito di cittadinanza.
In questo caso, l’INPS (a cui veniva notificato il pignoramento quale terzo creditore) doveva comunicare al creditore che il reddito di cittadinanza non è pignorabile e che dunque il tentativo non era andato a buon fine.
Per effetto di tale dichiarazione, il Giudice non poteva assegnare alcuna somma a favore del creditore procedente.
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