Come funziona la tassazione delle mance in Italia

Tassazione mance
(foto Shutterstock)

Le mance per camerieri e baristi fanno reddito, ma sono tassate in maniera diversa rispetto al tuo stipendio

Le mance sono una gratificazione aggiuntiva per tanti lavoratori del settore della ristorazione, ospitalità e servizi, ma non sai come vengono tassate? Non ti preoccupare: non sei l’unica persona che si fa queste domande. 

In Italia, anche le mance rientrano nel reddito da dichiarare al fisco, con nuove regole specifiche per il loro trattamento. 

In questo articolo vedremo cosa dice la normativa italiana su come dichiararle, chi è tenuto a farlo e quali sono le modalità di tassazione. Capire come funziona la tassazione delle mance può aiutare sia te che i datori di lavoro a rispettare le norme fiscali e a evitare sanzioni.

Cosa dice la legge italiana sulle mance

Nella Legge italiana sulle mance, e cioè quella in vigore dal 1 gennaio 2023, viene indicata un’agevolazione fiscale a favore delle persone che lavorano nel settore della ristorazione e della somministrazione di alimenti e bevande.

Se ricevi mance dai clienti, queste verranno considerate parte del tuo reddito fiscale. Però, saranno tassate con un’aliquota sostitutiva molto bassa, ovvero del 5%.

In pratica, questo significa che sulle tue mance non saranno calcolate le aliquote progressive ordinarie, ma un regime di tassazione separata al 5%, che include già le addizionali regionali e comunali.

Quali sono i requisiti per applicare la tassazione mance

Le mance, siccome fanno parte del reddito che ricevi mentre lavori, sono considerate tassabili. La novità è che, se prima venivano tassate con le stesse aliquote del tuo stipendio, ora hanno un’aliquota molto più bassa e vantaggiosa.

Per avere questa tassazione agevolata, però, ci sono alcune condizioni da rispettare:

  • devi ricevere le mance dai clienti come gesto volontario;
  • il tuo reddito da lavoro dipendente non deve superare i 50.000 € all’anno;
  • la tassazione agevolata al 5% vale solo fino al 25% del reddito che guadagni in un anno per il tuo lavoro. 

Se non vuoi usare questa agevolazione, puoi rinunciarci. Basta comunicare la tua decisione per iscritto e consegnarla al tuo datore di lavoro.

Quali sono gli adempimenti del lavoratore e del datore di lavoro

I passaggi da seguire per gestire le mance sono davvero pochi, a patto che vengano trattate secondo le regole stabilite dalla Legge di Bilancio.

Quando il tuo datore di lavoro raccoglie tutte le mance e le suddivide tra i dipendenti, queste vengono inserite nel cedolino paga come voce retributiva sotto il nome di “erogazione liberale”. In questo caso, non dovrai dichiarare personalmente le mance, perché saranno già incluse nella tua retribuzione, esposte nella Certificazione Unica (CU) e, successivamente, nel 730.

Il datore di lavoro si occuperà anche di calcolare e trattenere il 5% di tassazione direttamente come sostituto d’imposta.

Un dettaglio importante: queste somme non vengono incluse nel calcolo dei contributi previdenziali dovuti all’INPS, né per l’assicurazione contro infortuni e malattie professionali dell’INAIL. Inoltre, non rientrano nel calcolo del Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

Detassazione delle mance: un esempio

La detassazione delle mance al 5% può avvenire in alcuni casi specifici e viene gestita direttamente dal tuo datore di lavoro.

Facciamo un esempio:

Se lavori in un bar con altri tre camerieri e le mance vengono distribuite direttamente dal tuo datore di lavoro, tu non dovrai fare nulla. La tua parte della mancia sarà inserita automaticamente nel tuo cedolino paga, mentre il datore di lavoro si occuperà di trattenere l’imposta del 5% e di versarla all’Agenzia delle Entrate in modo “automatico”.

Per capire meglio, se prima avresti ricevuto 77 € netti su 100 € di mance al mese, con la detassazione al 5% riceveresti invece 95 € netti in busta paga.

 

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